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Gli effetti della crisi secondo O’Neill: Cina di qualità e non di quantità

martedì 2 ottobre 2012, di Ivan Pasquariello

Gli effetti della crisi stanno cambiando i contorni della geografia economica. Un esempio? Arriva la Cina di qualità e non più di quantità.

La nuova Cina è pronta a diventare un’economia delle conocenze, dove la crescita deriva dall’innovazione e dall’impegno dei sui lavoratori, piuttosto che dai muscoli che hanno portato l’export a trasformare il settore manifatturiero cinese. A dirlo è Jim O’Neil, presidente della Goldman Sachs Asset Management.

"Stiamo assistendo a un cambiamento: la Cina si muove verso la qualità, allontanandosi dalla quantità. I vincitori e i perdenti che usciranno da questo mutamento saranno differenti" ha detto O’Neil alla CNBC.

"Con il termine qualità intendo una nazione in cui la leadership è felice con una crescita del PIL al 7 o 8 per cento, invece che al 10% e in cui i consumi interni diventano una fetta maggiore del prodotto interno lordo. Non solo, anche una nazione in cui i differenziali tra i redditi calano. Penso a una Cina concentrata sull’efficenza energetica e sulle energie rinnovabili, un paese che si muove verso la creatività e l’innovazione" ha aggiunto.

Non solo parole. Per l’esperto economico, la crescita economica in Cina sarà poco superiore al 7% nel decennio che ha avuto inizio con il 2011.

Le economie in crescita - Brasile, Russia, India, Cina, Indonesia, Corea del Sud, Messico e Turchia - contribuiranno per circa 15 mila miliardi di dollari in termini reali alla crescita globale di questo decennio, più del doppio di tutta l’ Europa unita, ha detto O’Neill . La Cina provvederà alla metà di questa somma.

O’Neill ha riconosciuto che l’economia cinese è ampiamente considerata come il trascinatore marginale dell’economia globale, e dovrebbe avere un effetto benefico sulla crescita economica in tutto il mondo. O’Neill ritiene che la crescita del PIL mondiale sarà di oltre il 4% in questo decennio.

Ma non tutti i paesi godranno dei frutti della crescita cinese. L’ Australia, fino a ora il principale fornitore di materie prime ai produttori asiatici, come la Cina, subirà una spinta verso l’alto nella scala dello sviluppo. O’Neill ha simpatizzato con un collega che ha consigliato ai clienti di andare a lunghi sul peso messicano e non sul dollaro australiano.

Gli ultimi dati sull’economia cinese mostra che continua a essere in contrazione, a causa dell’indebolimento della domanda per gli export cinesi.

Il cambiamento prospettato da O’Neill se avverrà, impiegherà diversi anni. Certamente, il mutamento previsto, avrebbe conseguenze enormi sull’intera economia mondiale.

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