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Forex: previsioni sulle valute “esotiche” per il 2012
venerdì 30 dicembre 2011, di
Negli ultimi tempi si parla tanto di un distaccamento di molte economie emergenti dall’Europa e dagli USA. In particolare, la zona euro è alle prese con una delle sifde più importanti degli ultimi 70 anni proprio in occasione del decimo compleanno della valuta unica europea il prossimo primo gennaio 2012. I cosiddetti “BRICS” (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) stanno continuando a scalare le vette dell’economia mondiale, approfittando delle debolezze dei paesi economicamente più maturi. A trainare questi paesi è sicuramente il miglioramento delle finanze pubbliche, l’aumento delle risorse finanziarie e la crescita dei mercati interni.
Cina, India, Hong Kong, Singapore
La Cina, seconda potenza mondiale dietro gli USA, dovrebbe crescere a tassi ancora molto elevati nel 2012 ma si segnalano pericoli nel sistema bancario soprattutto in caso di ’’hard landing’’ della bolla nel settore immobiliare. Nella regione del sud-est asiatico si fanno preferire Hong Kong e Singapore: le due città-stato hanno un debito molto contenuto e tassi di crescita elevati. In particolare il dollaro di Singapore (SGD) potrebbe continuare ad apprezzarsi sul biglietto verde, seguendo il trend partito lo scorso maggio che ha portato il cambio USD/SGD da 1.55 a 1.20 sul finire di luglio. Da questi livelli minimi è partito un forte rimbalzo fino a 1.32, ma la sensazione è che un ritorno in area 1.35 potrebbe rappresentare una ghiotta opportunità per posizionarsi sul dollaro di Singapore. Non convince molto, invece, la rupia indiana, in quanto a New Delhi dovranno fare ancora i conti con un bilancio in disordine e un tasso di inflazione a livelli record, a causa del continuo aumento della domanda di beni primari (soprattutto alimentari). La Banca Centrale indiana non sembra avere il controllo della situazione, a testimonianza dei continui aumenti dl tasso di interesse. Gli investitori potrebbero ridurre sempre più l’esposizione sul mercato azionario indiano e anche la rupia potrebbe continuare a soffrire nei prossimi mesi.
Brasile
Secondo l’istituto di ricerca britannico Cebr, il Brasile è diventato la sesta economia mondiale, scavalcando sia la Gran Bretagna che l’Italia. Il paese sudamericano ha superato il Regno Unito come ricchezza prodotta in termini assoluti a 2.400 miliardi di dollari. Tuttavia, ad ottobre è arrivata una frenata inattesa tanto che la Banca Centrale brasiliana è intervenuta tagliando i tassi di mezzo punto portandoli all’11%. Le sfide per il governo brasiliano restano il contenimento dell’inflazione (c’è forte pressione al rialzo sui salari medi), il miglioramento della qualità della forza-lavoro e il sostegno all’export in un momento storico molto difficile per i grandi partner commerciali europei e americani. Il mercato interno resta, però, un punto di forza e anche la disoccupazione sembra essere su livelli contenuti. Il cambio dollaro/real (USD/BRL) ha raggiunto la major resistence area di 1.90, dopo che a fine luglio scorso i prezi avevano raggiunto 1.52. L’apprezzamento potrebbe concludersi sui valori correnti, anche se un improvviso breakout di area 1.90 spingerebbe le quotazioni fino a quota 2 prima e 2.05 poi. La volatilità sul cambio dovrebbe restare molto elevata.
Ungheria
Il paese più pericolante della regione orientale dell’Europa resta l’Ungheria. A fine novembre, Budapest ha dovuto fare i conti con la perdita del rating di “investment grade”: Moody’s ha infatti effettuato il downgrade a livello “junk” (spazzatura) da “Ba1” da “Baa3” con outlook negativo. L’Ungheria è stato il primo paese a chiedere gli aiuti finanziari al FMI nel 2008, ottenendo più di 20 miliardi di euro per evitare il default. Il governo ungherese, sempre più autoritario e lontano dai dettami dell’Ue, sembra avere grossi problemi a perseguire manovre di consolidamento fiscale e di riduzione del debito pubblico. Il paese resta così molto vulnerabile agli shock esterni, anche perché quasi il 65% dei bond ungheresi è in mano ad investitori stranieri (2/3 dell’ammontare è in valuta estera). La Banca Centrale ungherese sta provando ad evitare il tracollo del fiorino alzando i tassi di interesse (passati al 6,5% dal 6%). Il cambio USD/HUF sembra diretto verso 250 mentre EUR/HUF verso 350, ma la sensazione è che il deprezzamento del fiorino sia soltanto agli inizi.