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Forex: Euro/Dollaro, un anno fa era a 1,40. Ad oggi la svalutazione è del 25%
sabato 9 maggio 2015, di
Esattamente un anno fa il tasso di cambio euro/dollaro era arrivato al punto di essere in grado di sfondare quota 1,40, con immensa sorpresa di trader e analisti finanziari che da mesi pronosticavano il crollo della moneta unica quantomeno fino a 1,20. L’8 maggio 2014, ancora una volta a seguito delle dichiarazioni di Mario Draghi (numero uno della BCE, ndr), la corsa dell’euro finiva e allo stesso tempo prendeva corpo un’inversione spettacolare che in meno di un anno avrebbe portato il cambio ad avvicinarsi alla parità.
D’altronde con l’economia dell’Eurozona ridotta a pezzi da consumi ai minimi, export in affanno per l’euro forte, rischio deflazione e disoccupazione record, la BCE doveva prima o poi intervenire drasticamente per cercare di risollevare la situazione nel Vecchio Continente. Draghi ha così puntato sul taglio dei tassi a zero (negativi sui depositi) e il lancio del quantitative easing, così come avevano fatto la FED e la Bank of Japan. Il risultato è stato quasi scontato: l’euro si è svalutato significativamente.
Il 13 marzo scorso il tasso di cambio euro/dollaro crollava ai minimi dall’estate del 2003 a 1,0462, aggiornando il deprezzamento a oltre il 30% nel giro di dieci mesi. Esattamente un mese dopo il cambio riusciva a tenere l’importante supporto di area 1,05 e da questo momento a sorpresa entravano in scena i “buy” con un rally fino a quasi 1,14. Oggi il cambio è a 1,12 (quindi -25% in un anno), ma i trader continuano a pensare che la svalutazione della moneta unica non sia ancora giunta al termine.
Alcuni analisti di banche d’affari internazionali hanno addirittura avanzato l’ipotesi di crolli fino alla parità o anche a 0,80 nel giro di 2-3 anni. Secondo ING si arriverà alla parità entro fine 2016. L’istituto olandese è stato l’unico ad azzeccare la previsione di un cambio a 1,20 a fine 2014, mentre le aspettative venute fuori dal consensus Bloomberg erano di 1,28. La pensano come ING anche Citigroup e Abn Amro, anche se osservando i prezzi delle opzioni al momento la probabilità di un approdo sulla parità è piuttosto bassa.