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Financial Times: rivoluzione romana. Saranno i 40enni a cambiare finalmente l’Italia?

mercoledì 11 dicembre 2013, di Vittoria Patanè

Dieci mesi fa le elezioni italiane ci mostrarono uno scontro fra l’allora 61enne Pier Luigi Bersani e il 76enne Silvio Berlusconi. La prima azione del nuovo Parlamento fu quella di implorare l’87enne Giorno Napolitano a ricoprire un secondo mandato (atto senza precedenti in Italia) come Presidente della Repubblica. Le personalità di questi politici – che variano dall’arte di governare di Napolitano alla spavalderia del Cavaliere – non potevano essere così diverse. Ma l’età di tutti loro ha mostrato come la politica italiano fosse un gioco tra vecchi uomini.

Meno di un anno dopo, una nuova generazione ha marciato attraverso le porte di Roma. Ad aprile, Enrico Letta è diventato il terzo più giovane Presidente del Consiglio nella storia dell’Italia del dopoguerra. Angelino Alfano, il suo vice 43enne, è uscito dall’ombra di Berlusconi e sta cercando di rinnovare la destra. Questa settimana, Matteo Renzi, il 38enne sindaco di Firenze, è diventato il nuovo leader della sinistra dopo una schiacciante vittoria ottenuta alle primarie del Partito Democratico.

Il sangue fresco è essenziale per la vitalità di qualsiasi sistema democratico. Questo vale ancora di più per l’italia, dove l’elite politica ha presieduto per oltre due decadi un’economia in declino. Gli elettori sono diventati sempre più frustrati nei confronti di questa inefficace gerontocrazia. Lo scorso febbraio, il Movimento 5 Stelle, riempiendo le sue liste di facce nuove, ha ottenuto il 25% dei voti.

Il cambio generazionale dovrebbe rendere più facile una modifica nella politica economica italiana, che è duramente inclinata contro i giovani. Il Governo spende troppo del suo bilancio in pensioni e troppo poco in altre agevolazioni. Il mercato del lavoro garantisce un’eccessiva protezione ai vecchi che stanno al suo interno alle spese dei giovani sotto i 35 anni. Le tasse sul lavoro sono esorbitanti, mentre le imposte sulla proprietà – che sono tipicamente a carico dei più anziani – sono più leggere. Non è solo una questione di inequità, questo ostacola i giovani lavoratori e soffoca la crescita economica.

Certo, questo nuovo gruppo di politici italiani è, per forza di cose, inesperto, mentre la lista dei problemi economici che si troverà ad affrontare è sconcertante. Non ci sono garanzie che questa generazione si comporterà meglio della precedente, e neanche che essa voglia realmente ristrutturare il sistema piuttosto che continuare a inseguire l’elettorato. L’Italia ha un disperato bisogno di riforme politiche oltre che di un cambiamento ai vertici. Una nuova legge elettorale è indispensabile per creare un vero cambiamento.

Ma, ancorarsi sulla vecchia guardia al potere avrebbe volute dire continuare sulla stessa strada di sempre. Politicamente ed economicamente, questo non era un percorso percorribile. Nonostante tutti i rischi che comporta, vale comunque la pena scommettere sulla nuova generazione di Roma. L’Italia ha poco da perdere e molto da guadagnare.

Fonte: Financial Times. Traduzione libera a cura di Vittoria Patanè

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