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Fiat: verdetto favorevole nella causa con Veba. Fusione con Chrysler sempre più vicina?
mercoledì 31 luglio 2013, di
Fiat riesce a vincere un round importante in tribunale nella disputa con il fondo Veba. Era atteso da mesi infatti il verdetto del tribunale del Delaware nella causa intentata da Fiat nei confronti di Veba per la determinazione del prezzo della quota di Chrysler ancora in mano al fondo statunitense.
Non molto tempo fa la Fiat ha esercitato la sua terza opzione di acquisto per il 3,3% di Chrysler. Nel portafoglio di Veba al momento c’è il 41,5% di Chrysler ottenuto nel 2000, anno della bancarotta pilotata dell’azienda. Veba è un fondo fiduciario che garantisce, tramite la gestione del sindacato Uaw, l’assistenza sanitaria ai pensionati della Chrysler. Secondo l’accordo firmato con Fiat questa ha la possibilità di esercitare un’opzione di acquisto ogni sei mesi.
La querelle tra Fiat e il fondo Veba riguarda il prezzo delle azioni che mancano a Fiat per completate l’acquisizione di Chrysler e procedere alla fusione tra le due aziende automobilistiche. Fiat ha firmato un accordo con il fondo nel 2009 per stabilire la modalità con cui calcolare il prezzo delle azioni, ma le due parti sembrano nonostante questo, non trovarsi d’accordo. Sulla base di questo accordo l’esercizio da parte di Fiat può avvenire sulla base di un multiplo dell’ebitda (non superiore a quello di Fiat) relativo agli ultimi quattro trimestri pubblicati a cui deve essere sottratto il debito industriale netto. Dal risultato ottenuto da questa operazione deve essere sottratto il contingent price rights settlement price che non può essere inferiore al 10% del prezzo di opzione. Secondo il calcolo di Fiat per il 3,3% di Chrysler dovrebbe pagare circa 254,7 milioni di dollari, ma sembra che Veba non sia d’accordo.
Il verdetto
La decisione del tribunale del Delaware ha finalmente sbloccato questa situazione prendendo una decisione su alcuni dei punti chiave della faccenda.
"Ha diritto di acquistare una parte della partecipazione Veba in più tranche ad un prezzo da determinarsi secondo una formula predefinita", questo quanto riporta Fiat in una nota. E’ il primo verdetto diffuso dalla corte che dà sostanzialmente ragione a Fiat su uno dei nodi più importanti della querelle con il fondo Veba. In sostanza la corte ha respinto la tesi di Veba secondo cui non potrebbe vendere azioni di Chrysler al prezzo predeterminato dagli accordi siglati nel 2009 con Fiat. Resta in ballo un supplemento di istruttoria, ma vedendo la strada intrapresa dalla causa è probabile che Veba si decida a trovare un accordo extra-giudiziario con Fiat.
Prezzo delle azioni
Grazie alle indicazioni della corte sarà possibile stabilire il prezzo delle azioni della prima call di Fiat e di conseguenza tutte le successive che l’azienda ha esercitato senza però portarle a compimento a causa del mancato accordo con Veba.
Fiat al momento detiene il 58,5% di Chrysler e, come ribadito dalla sentenza, ha il diritto di acquistare un ulteriore 16,6% da Veba al prezzo determinato in base alla formula decisa nel 2009. Il prezzo che Fiat pagherebbe per la prima call option dovrebbe aggirarsi sui 140 milioni di dollari a fronte del doppio chiesto dal fondo Veba, mentre per la seconda call il Lingotto è disposto a pagare a Veba 198 milioni di dollari e per la terza 254,7 milioni di dollari.
Portate a termine queste call rimaste in sospeso, la Fiat salirà al 68,49% di Chrysler e continuerà a portare avanti le opzioni di acquisto esercitabili entro giugno 2016. L’obiettivo di Segio Marchionne, amministratore delegato di Fiat è di portare a termine la fusione con Chryler entro il 2014 e quotare la Fiat alla borsa americana.