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Fiat: esercita la terza opzione su Chrysler e riaccende lo scontro con Veba. Intanto aumenta l’interesse per Rcs, sarà battaglia con Della Valle?
lunedì 8 luglio 2013, di
Sono passati sei mesi dal momento in cui la Fiat ha esercitato la sua seconda opzione di acquisto su Chrysler e così oggi il Lingotto ha la possibilità, secondo gli accordi, di esercitate anche la sua terza opzione. In ballo c’è il 3,3% dell’azienda americana che permette a Fiat di salire al 68,4% delle azioni di Chrysler. Altro passo avanti quindi verso il matrimonio tra le due aziende, fortemente voluto dall’amministratore delegato Fiat Marchionne.
Una volta ufficializzata l’unione, la Fiat potrebbe sbarcare a Wall Street affermandosi quindi dall’altra parte dell’atlantico. Sul futuro di questa unione però pesa ancora la posizione di contrasto di Veba e il braccio di ferro tra il fondo e la Fiat per la determinazione del prezzo di acquisto delle azioni di Chrysler.
Terza opzione di acquisto
Una nota diffusa da Fiat comunica che l’azienda ha:
comunicato a Veba la volontà di esercitare la sua opzione di acquistare una terza tranche della partecipazione detenuta da Veba in Chrysler Group, tranche pari a circa il 3,3% del capitale di Chrysler.
Nel portafoglio di Veba al momento c’è il 41,5% di Chrysler ottenuto nel 200, anno della bancarotta pilotata dell’azienda. Veba è un fondo fiduciario che garantisce, tramite la gestione del sindacato Uaw, l’assistenza sanitaria ai pensionati della Chrysler. Secondo l’accordo firmato con Fiat questa ha la possibilità di esercitare un’opzione di acquisto ogni sei mesi.
Prezzo delle azioni
Se Veba accordasse l’acquisto del 3,3% di Chrysler da parte di Fiat, il Lingotto arriverebbe a possedere il 68,49% delle azioni dell’azienda. Ma il problema che da mesi, se non anni, frena il matrimonio tra le due aziende è il prezzo delle azioni che Fiat dovrebbe pagare al fondo Veba per entrare in possesso della totalità delle azioni di Chrysler. Fiat ha tentato di sciogliere il nodo del loro prezzo appellandosi allo Corte americana affinché si pronunciasse sul valore delle azioni, ma la sentenza continua ad essere rimandata. Intanto la Fiat esercita le sue call option nella speranza che la situazione si sblocchi. La sentenza della Corte sulla prima tranche di azioni acquistate da Fiat, permetterebbe di calcolare di conseguenza anche il prezzo delle successive e delle future.
Fiat ha firmato un accordo con il fondo nel 2009 per stabilire la modalità con cui calcolare il prezzo delle azioni, ma le due parti sembrano nonostante questo, non trovarsi d’accordo. Sulla base di questo accordo l’esercizio da parte di Fiat può avvenire sulla base di un multiplo dell’ebitda (non superiore a quello di Fiat) relativo agli ultimi quattro trimestri pubblicati a cui deve essere sottratto il debito industriale netto. Dal risultato ottenuto da questa operazione deve essere sottratto il contingent price rights settlement price che non può essere inferiore al 10% del prezzo di opzione. Secondo il calcolo di Fiat per il 3,3% di Chrysler dovrebbe pagare circa 254,7 milioni di dollari, ma sembra che Veba non sia d’accordo.
Appena la corte del Delaware, di cui si attendeva un pronunciamento a settembre scorso, emetterà la sua sentenza riguardo alle due precedenti call option (sempre del valore del 3,3%) sarà possibile sapere se il prezzo calcolato da Fiat sia quello giusto. A quel punto il fondo Veba non potrebbe che accettare.
Scalata di Fiat a Rcs
Il tentativo di matrimonio con Chrylser negli Stati Uniti va di pari passo con la scalata di Fiat a Rcs, la casa editrice che controlla il Corriere della sera. Nelle ultime settimane, a sorpresa Fiat ha deciso di premere sull’acceleratore raggiungendo così una posizione di primato nell’azionariato di Rcs.
In seguito all’aumento di capitale da 400 milioni di euro di Rcs infatti, Fiat è salita dal 10% al 20,135%. L’amministratore delegato Marchionne sul tema ha dichiarato:
la partecipazione in Rcs è considerata strategica e che Fiat non sarebbe salita come primo socio, se così non fosse. Il gruppo editoriale sarebbe in buone mani con il presidente John Elkann, che ci sa fare.
La partita però è ancora aperta, dal momento che Rcs interessa anche all’imprenditore Diego Della Valle poco disposto a farsi da parte nell’operazione. Della Valle oggi possiede l’8,81% di Rcs ed ha annunciato l’intenzione di acquistare tutti i diritti inoptati in asta dal prossimo mercoledì e per le cinque sedute successive pari a circa il 15%. Se così fosse arriverebbe a possedere una quota simile a quella in portafoglio a Fiat scatenando una battaglia per la conquista di uno dei gruppi editoriali più importanti d’Italia.