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Fiat, 19 reintegrati di Pomigliano: stipendio e niente lavoro. Fiom annuncia la diffida

lunedì 4 febbraio 2013, di Erika Di Dio

“Ci hanno consegnato la busta paga e informati che ci faranno sapere. Noi pretendiamo una comunicazione scritta, ed abbiamo contestato all’azienda le modalità di mancata comunicazione preventiva”. Parlano così 18 dei 19 addetti della Fiom (uno è in aspettativa per impegni elettorali) assunti in Fabbrica Italia Pomigliano, in seguito ad una sentenza della Corte d’appello di Roma, davanti alla decisione del Lingotto che ha disposto la loro regolare retribuzione, ma ha deciso di lasciarli a casa.

Stamattina i 18 lavoratori iscritti al sindacato dei meccanici Cgil si sono presentati regolarmente ai cancelli per ricominciare l’attività. Al momento è stato comunicato loro che non è possibile ricollocarli sulle linee. In una nota si legge infatti, "Terminato il corso di formazione lunedì mattina i 18 si sono presentati ai cancelli dello stabilimento ma è stato chiesto loro di non marcare il badge in quanto l’azienda non saprebbe dove collocarli. Lo shift manager ha comunicato che i lavoratori della Fiom verranno ugualmente retribuiti”.

I commenti degli operai

Ciro D’Alessio, uno dei 18, racconta l’accaduto, "Il 25 gennaio abbiamo terminato il nostro corso di formazione, proprio in questa aula dove ci troviamo ora, l’unico spazio dove l’azienda ci ha concesso di entrare. Alla fine del corso ci hanno detto: ’Entro due settimane vi facciamo sapere quali saranno le vostre mansioni’. Abbiamo aspettato, ma l’azienda non si è fatta sentire. Non abbiamo saputo più niente. Così stamattina abbiamo deciso di presentarci in fabbrica". E qui hanno trovato la sorpresa, "Ci hanno fatto trovare il caffè, e poi ci hanno detto che non sapevano dove collocarci e che l’azienda si riservava comunque di pagarci lo stipendio. Non ci hanno fatto neanche marcare il cartellino. Ci hanno detto chiaramente che all’interno della fabbrica non c’è spazio per noi".

L’operaio continua, "Vogliamo una comunicazione ufficiale scritta. Il lavoro è un diritto. La dignità è un diritto. Siamo stati assunti a seguito di una discriminazione e ora stanno continuando sulla stessa strada. Ci hanno detto che oggi non ci sono le condizioni per tenerci in fabbrica, ma che ci saranno novità. Ma allora noi chiediamo: quali sono le condizioni per riportarci in fabbrica? Cosa raccontiamo ai nostri figli, alle nostre mogli? Lo stipendio non ci basta, vogliamo lavorare".

Diffida contro Fiat

Nel frattempo, il segretario generale Fiom di Napoli, Andrea Amendola, annuncia che Fiom preparerà una diffida contro Fiat e che inoltre sarà presentato anche un esposto in procura per "ulteriore discriminazione". Amendola spiega, "Ai lavoratori è stato inibito di girare per lo stabilimento. Noi presentiamo una diffida per il comportamento aziendale che sarà consegnata anche alla procura".

Un gesto discriminatorio e inutile

Così Giorgio Airaudo, ex segretario nazionale Fiom, definisce l’accaduto e aggiunge, "È un’ingiustizia che dei lavoratori vengano retribuiti per stare a casa. La Fiat ha una concezione medievale dei rapporti di lavoro, un’idea legata al delirio di onnipotenza dell’amministratore delegato. Si vuole umiliare i lavoratori, non è questa la civiltà europea del lavoro. Anche a Melfi era accaduto, ma in questo caso sono stati formati dei lavoratori per lasciarli a casa retribuiti".

Al momento, i lavoratori rimangono ancora all’interno dello stabilimento in attesa di una comunicazione ufficiale.

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