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Father.io: il videogame per sparare nella vita reale (VIDEO)

mercoledì 12 novembre 2014, di Flavia Provenzani

La differenza tra realtà e finzione sta sparendo: ad animare l’argomento è l’arrivo di Father.io, un nuovo videogame (quasi tutto) italiano che promette un’esperienza fuori dal comune, giocare alla guerra nella vita reale.

Il videogame. Cos’è?
Il videogame Father.io è ideato da Proxy42, un game studio con team tutto italiano. La promessa del CEO dell’azienda Francesco Ferrazzino, toscano 36enne:

“Trasformeremo ogni angolo delle città nello scenario di un videogame”.

Per ora - esperiamo ancora per poco - è solo un prototipo, ma promette bene. L’azienda con sede a San Francisco e Trento, con la maggior parte dei dipendenti italiani, è anche finalista della “startup competition” di LeWeb che si terrà a Parigi tra un mese.

Arriva il primo videogame ambientato nella vita reale, niente più console e TV. Basta uno smartphone e l’obiettivo 363R Trigger da posizionare vicino alla videocamera e il gioco può iniziare. Per strada.

Ecco il video di promo, con i protagonisti del canale YouTube "The Jackal".

La missione sarà quella di conquistare i territori della città intercettando ed eliminando gli avversari, grazie alla pistola laser (lasertag) presente nel dispositivo Trigger, con un raggio di azione massimo di 50 metri.
Il suo funzionamento sfrutta la tecnologia wereable e la realtà aumentata, e l’investimento finora è stato molto alto: l’azienda, infatti, chiede ora aiuto al web.

La campagna di crowdfunding
Il videogame ancora non è finito: è per questo che Proxy 42 ha recentemente lanciato una campagna di crowdfunding, per completare lo sviluppo. Chi ha a buon cuore la causa, può donare già da ora i 59 dollari richiesti a ciascun utente interessato.

Le polemiche
I social network sono già invasi dai commenti degli utenti. C’è chi ironizza con un “gli do un giorno prima che qualcuno venga messo sotto da una macchina”, c’è chi non vede l’ora di vedere il Father.io sul mercato, e chi ne fa una questione morale.
Ora che non ci sarà più una stanza a fare da gabbia alla violenza dei videogame, cosa succederà? E i problemi di pubblica sicurezza?

Il CEO dell’azienda dichiara che questi sono problemi “su cui ci confrontiamo spesso”, e si difende dalle polemiche:

“Pensiamo che sia importante che circolino meno armi nel mondo e più giochi e videogiochi di simulazione.”

Progetto troppo ambizioso?

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