Home > Altro > Archivio > Euro-Dollaro, target a 1,50 se si perde fiducia nella FED. Fantaeconomia o (…)
Euro-Dollaro, target a 1,50 se si perde fiducia nella FED. Fantaeconomia o ipotesi possibile?
mercoledì 25 settembre 2013, di
Ogni volta che il tasso di cambio euro-dollaro torna prepotentemente sopra la soglia di 1,30, gli investitori vengono subito attratti dalla possibilità di shortare il cambio su livelli ritenuti da tanti esperti eccessivamente elevati rispetto al reale valore di mercato. Diverse banche d’affari profetizzano un ritorno a 1,25 o anche a 1,20 nei prossimi mesi, in scia alle aspettative di un imminente avvio del tapering e a causa di fondamentali economici decisamente migliori negli Stati Uniti. Tuttavia, c’è chi va in netta controtendenza ritenendo concreta la possibilità di una forte svalutazione del dollaro americano nei prossimi anni. Secondo un grafico Hescaton, time frame mensile, è in corso la formazione di un triangolo che, in caso di breakout esplosivo rialzista, potrebbe spingere il cambio euro-dollaro fino a 1,8 e anche fino a 2. Nel breve periodo appare più probabile un target di 1,50, considerando anche che un così forte boom del cambio potrebbe essere frenato dai problemi politici nell’eurozona.
Sembra fantaeconomia, ma tecnicamente non si rilevano grosse lacune nell’argomentazione a sostegno di questa tesi contrarian. Il dollaro americano potenzialmente potrebbe perdere un altro 12%, ma nell’ipotesi peggiore anche il 35-50% rispetto all’euro! Sebbene al momento questa previsione appare quasi improbabile, considerando anche gli effetti disastrosi che avrebbe su economie europee strutturalmente deboli, come Italia, Grecia e Spagna, l’ipotesi di una perdita di fiducia nei confronti del dollaro americano non appare tanto campata in aria. Uno scenario molto negativo per il greenback potrebbe concretizzarsi se il tapering della FED venisse ancora rimandato nei prossimi mesi, soprattutto se il successore di Bernanke (il favorito è Janet Yellen, ora vicepresidente) dovesse assumere un atteggiamento da “colomba”. Il rischio è una grave perdita di fiducia nei confronti della FED e del dollaro.
Finora il biglietto verde non è crollato, nonostante l’abbondanza di dollari in circolazione, perché è una valuta di riserva mondiale e c’è sempre la convinzione tra gli investitori che la moneta americana possa reggere anche questa terapia d’urto, che però ormai si protrae già da 5 anni. Con troppi dollari in giro e il probabile aumento dei tassi con un’economia ancora debole, il rischio è assistere a un’esplosione del debito pubblico. Anche la comunità finanziaria è molto preoccupata per questa situazione. Tra questi spicca Ned Goodman, ceo della Dundee Corp. In un’intervista concessa a Bloomberg, il miliardario canadese ha dichiarato di aspettarsi la fine del dollaro nei prossimi anni a causa di un boom dell’inflazione. Goodman consiglia di proteggersi investendo in oro, altri metalli e immobili.
