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Euro/Dollaro non scenderà sulla parità a fine 2015
lunedì 7 dicembre 2015, di
Tra giovedì e venerdì il mercato è stato chiaro: la discesa del tasso di cambio Euro/Dollaro verso la parità può prendersi una pausa. Gli investitori hanno acquistato euro a mani basse, nonostante Mario Draghi abbia sottolineato che da qui al 2019 la BCE inietterà nel sistema qualcosa come 680 miliardi di euro, pari al 6,5% del pil dell’intera Eurozona. I trader non hanno apprezzato il mantenimento dell’attuale piano di quantitative easing a 60 miliardi al mese: si aspettavano un incremento almeno a 75 miliardi, ma sono stati delusi.
Poco importa, per ora, che la BCE abbia prolungato il QE esistente fino a marzo 2017 e tagliato il tasso sui depositi a -0,3% (anche qui ci si aspettava sin da subito qualcosa in più). E’ giunto il momento di riequilibrare la quotazione del cambio EUR/USD, che da maggio 2014 è passata pur sempre da un picco di quasi 1,40 a un bottom in area 1,05. La reazione avvenuta giovedì scorso potrebbe sembrare sproporzionata (migliore performance giornaliera dal 2009, escursione di circa 450 pip in poche ore, ndr), ma il rally del cambio EUR/USD è stato senza dubbio amplificato dallo short covering dovuto a un eccesso di scommesse unidirezionali pro-dollaro.
Il cambio Euro/Dollaro si è avvicinato alla soglia psicologica di 1,10, che aveva abbandonato sul finire di ottobre, e ora potrebbe mettere in piedi un’inversione del trend ancor più consistente fino a 1,11 prima e 1,1450 – 1,15 poi. I “sell” potrebbero effettuare nuovi tentativi per riportare il cambio sotto livelli tecnici in grado di assicurare maggiore pressione in vendita da qui a fine anno, ma da un punto di vista grafico sembra che il cammino verso la parità sia ormai stato interrotto per l’anno in corso (e probabilmente per il primo trimestre del 2016), con buona pace di broker e banche d’affari che prospettavano un approdo al livello 1:1 già nelle prossime settimane.