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Euro/Dollaro al test della resistenza di 1,37

lunedì 17 febbraio 2014, di Nicola D’Antuono

Il tasso di cambio euro/dollaro resta abbastanza tonico, ma allo stesso tempo non ancora in grado di mettere in atto un movimento maggiormente direzionale per uscire dalla fase di stallo in cui è impantanato praticamente da inizio anno. In effetti per la maggior parte del tempo le quotazioni si sono mosse tra 1,37 e 1,35, con un occasionale swing verso 1,3740 al rialzo e 1,3480 al ribasso. Ciò fa capire che i rapporti di forza siano al momento piuttosto equilibrati.

Le forze ribassiste sono incoraggiate dalla possibilità che la BCE metta in campo nuove misure espansive, magari il tanto discusso taglio su valori negativi del tasso sui depositi. Dall’altra parte ci sono forze rialziste che scommettono sul rinvio del terzo taglio al piano di stimoli monetari da parte della FED (tapering), in virtù dei recenti dati macroeconomici a stelle e strisce poco soddisfacenti.

Non bisogna poi dimenticare che i flussi di denaro verso l’area euro restano sostenuti, come dimostrato dal nuovo rally dei bond pubblici dei paesi periferici. In particolari i tassi sui titoli di stato di paesi più rischiosi, come la Grecia e il Portogallo, sono ormai su valori decisamente bassi se si considera il rating sovrano attribuito dalle agenzie a questi paesi e le aspettative di crescita economica. Ciò dimostra che gli investitori hanno ancora appetito per il rischio e l’eurozona resta l’area economica preferita per effettuare scommesse con potenziale rendimento elevato.

Da un punto di vista tecnico, il tasso di cambio euro/dollaro ha chiuso la scorsa ottava intorno a 1,37 ai massimi da quasi tre settimane. Il test dell’area di resistenza ha evidenziato la presenza di una folta schiera di compratori che, però, non è riuscita a mettersi completamente alle spalle questa fondamentale area chiave del prezzo. Se il breakout di 1,37 dovesse essere confermato in chiusura daily, il cambio dovrebbe accelerare con decisione al rialzo puntando a 1,3740 prima e 1,38 poi. Di converso, una chiusura giornaliera inferiore a 1,3650 rischierebbe di allontanare i compratori più attivi e di creare una nuova condizione di equilibrio.

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