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Euro/Dollaro, 3 ragioni per credere ancora alla parità
martedì 1 settembre 2015, di
Il tasso di cambio Euro/Dollaro ha vissuto una settimana di trading esaltante tra il 19 e il 24 agosto, passando da area 1,10 a oltre 1,17 in poche sedute. Il rally ha spinto la quotazione sui massimi da metà gennaio scorso, mettendo in grande imbarazzo Mario Draghi e il resto del board della BCE che solo pochi mesi fa avevano lanciato il piano di quantitative easing per deprezzare la valuta allo scopo di risollevare l’inflazione e l’economia dell’intera unione monetaria. Tuttavia il boom dell’euro si è rapidamente sgonfiato, tanto che il cambio EUR/USD si è riportato sotto 1,12 in un clima di elevata volatilità di breve termine provocata dal terremoto finanziario cinese.
Alla luce degli ultimi scossoni sui mercati globali, gli investitori si chiedono quale potrà essere l’andamento del cambio nei prossimi mesi. La maggior parte dei trader e degli analisti finanziari è sempre convinta che dai valori correnti il cambio Euro/Dollaro sia destinato a scendere verso la parità da qui a dodici mesi. Banche d’affari di grido, come Goldman Sachs e Credit Suisse, ritengono che prima o poi si arriverà alla parità o addirittura su valori più bassi. In effetti esistono almeno 3 buone ragioni per credere a un approdo sulla parità nel giro di qualche mese (probabilmente entro la fine del 2016).
1) Se il cambio EUR/USD non accelererà verso il basso, continuando a mostrare pericolosi affondi rialzisti verso quota 1,17 – 1,20, la BCE potrebbe decidere di ampliare il programma di acquisto titoli e/o prolungarlo ben oltre l’attuale scadenza fissata intorno a settembre 2016. Senza contare che il tasso di inflazione nell’Eurozona resta sempre schiacciato verso lo zero, per cui il raggiungimento del target del 2% dell’Eurotower da qui a un anno appare quasi impossibile.
2) Nonostante resti in piedi il rebus tassi negli Usa, alla fine la Federal Reserve alzerà il costo del denaro dall’attuale range 0%-0,25% per la prima volta dal 2006. L’economia americana è solida, l’occupazione forte e il settore immobiliare in costante miglioramento. Se non sarà a settembre la FED aprirà comunque il ciclo di rialzi a dicembre o al massimo a inizio 2016, favorendo l’aumento dei flussi di denaro internazionali verso il biglietto verde.
3) Da un punto di vista tecnico il cambio EUR/USD ha mostrato un netto segnale ribassista su base weekly (pin candle reversal), rafforzando la convinzione che il raggiungimento di determinati livelli di resistenza chiave spinga sempre trader e investitori a posizionarsi nuovamente short sul cambio. Il falso breakout della resistenza di 1,1450 dovrebbe favorire un calo verso 1,08 nel breve periodo, con possibilità di rivedere area 1,05 da qui a fine anno. Per poter ambire alla parità chiaramente bisognerà poi sfondare quest’ultimo supporto chiave.