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Euro/Dollaro: 3 buoni motivi per essere short da qui a fine 2015
mercoledì 30 settembre 2015, di
Il tasso di cambio Euro/Dollaro continua a muoversi lateralmente su base settimanale, dopo il clamoroso crollo della quotazione di oltre il 30% tra maggio 2014 e marzo 2015. Dal secondo trimestre dell’anno i prezzi hanno evidenziato un andamento lateral-rialzista, che ha trovato supporto dapprima in area 1,05 e poi in area 1,08.
Tuttavia il tentativo dei compratori di far ripartire la moneta unica nei confronti del biglietto verde si è scontrato con la ferrea opposizione degli Orsi, che intorno a 1,1450 – 1,15 hanno creato un vero e proprio muro invalicabile. Lo stesso picco di fine agosto poco sopra 1,17 si è rivelato solamente una bull trap, che nel giro di pochi giorni ha visto i prezzi scendere rapidamente fino a 1,11.
A questo punto i trader si chiedono se sia sempre conveniente essere short sul cambio EUR/USD, visto che è già avvenuto un crollo significativo negli ultimi dodici mesi. Esistono almeno tre buoni motivi per continuare ad essere ribassisti sul cambio da qui a fine anno. Vediamo perché.
1- Da un punto di vista tecnico, su base weekly il grafico di EUR/USD sta mostrando una tipica flag di continuazione del trend primario, che nelle prossime settimane potrebbe favorire il ripristino della tendenza principale in caso di breakout ribassista esplosivo dei supporti chiave di 1,11 prima e 1,08 poi. Intorno a 1,1450 al momento è presemta una super resistenza, che appare molto difficile da superare.
2- La FED alzerà i tassi di interesse negli Usa entro la fine dell’anno, in quanto l’economia sta crescendo a ritmi sostenuti (+3,9% il pil nel secondo trimestre), mentre il mercato del lavoro evidenzia una disoccupazione ai minimi dal 2008 al 5,1%. Resta l’incognita inflazione, ma anche qui è atteso un lieve miglioramento nei prossimi mesi. La stretta sui tassi dovrebbe favorire nuovi afflussi di denaro verso il dollaro americano.
3- Fondi speculativi e banche di investimento continuano ad essere short sul cambio, indicando target price nettamente più bassi rispetto ai valori correnti (tranne HSBC che lo vede a 1,20 tra poco più di un anno). La loro influenza sul mercato valutario è notevole, in particolare quando si parla di banche come Goldman Sachs che ha un target di medio-lungo periodo addirittura a 0,80. La maggior parte delle banche d’affari ha come obiettivo di prezzo da qui ai prossimi mesi 1,05 o la parità.
