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Eni, Enel e Finmeccanica: fuori da Cda manager imputati. Il Tesoro chiede "requisiti di onorabilità"
giovedì 27 marzo 2014, di
Il Tesoro è intervenuto nella scelta dei manager da parte dei consigli di amministrazione di Eni, Enel e Finmeccanica chiedendo di inserire nello statuto delle società il "requisito di onorabilità". Il Tesoro chiede che al vertice delle tre partecipate statali non vi siedano amministratori sotto processo o condannati anche con una sentenza non definitiva.
La richiesta è pervenuta ieri ad Eni, Enel e Finmeccanica attraverso un lettera inviata direttamente dal Ministero dell’economia. Il Tesoro vuole che le società riunendosi anche in sedute straordinarie, introducano le nuove regole in vista dei rinnovi dei vertici delle società pubbliche previsto nei prossimi mesi.
Il Tesoro detiene il 30,2% di Finmeccanica e, tramite la Cassa depositi e prestiti, il 30,1% di Eni e il 31,24% di Enel.
Lettera del Tesoro
In realtà i requisiti e le disposizione chieste dal Tesoro sono quelle già diffuse in una direttiva del giugno scorso, ma mai tenute in considerazione dalle aziende interessate.
La lettera del Ministero ricorda che costituisce causa di ineleggibilità "l’emissione del decreto che disponga il giudizio", cioè l’avvio di un processo, per numerose tipologie di reati. Tra questi: i delitti contro la pubblica amministrazione, i reati tributari e fallimentari e i delitti previsti dalle norme sull’attività bancaria, finanziaria ed assicurativa. Ma anche il traffico di stupefacenti.
In questi casi è prevista l’ineleggibilità o se il manager è già in carica, la decadenza per giusta causa che esclude anche il risarcimento dei danni. La decadenza immediata scatta anche nel caso l’amministratore sia sottoposto "ad una pena detentiva oppure una misura di custodia cautelare o di arresti domiciliari".
La direttiva prende ispirazione dal codice civile per stabilire la procedura da seguire qualora un consigliere sia rinviato a giudizio "nel corso del mandato". In questo caso l’amministratore deve darne comunicazione al cda, che ha il compito di verificare l’esistenza di una delle ipotesi di reato tra quelle elencate.Tuttavia, il cda può sottoporre all’assemblea una "proposta di permanenza in carica se ritiene che sia preminente interesse della società" confermare il manager in carica. Se l’assemblea vota contro la proposta del cda, "l’amministratore decade con effetto immediato".
La situazione giudiziaria di Conti e Scaroni
L’amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, e quello di Eni Paolo Scaroni in qualità di ex amministratore delegato Enel, sono imputati a Rovigo in un processo di primo grado che riguarda la centrale di Porto Tolle.
I reati contestati sono: crollo di costruzioni o altri disastri dolosi e rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro e non rientrano tra quelli che prevedono la decadenza immediata dall’incarico.
Scaroni è anche indagato insieme ad altri colleghi dalla procura di Milano per il presunto reato di concorso in corruzione internazionale nell’ambito di un ’inchiesta sulle attività di Saipem in Algeria. L’inchiesta è soltanto agli inizi, ma secondo gli inquirenti Eni e Saipem avrebbero pagato tangenti da 197 milioni per ottenere lavori pari a 11 miliardi di dollari. Inoltre, Scaroni venne arrestato nel 1992, quando era un manager di Techint, per tangenti all’Enel e per questo patteggiò nel 1996 una pena di un anno e quattro mesi.
Sono tante le vicende giudiziarie legate a diverse personalità che siedono ai vertici di aziende pubbliche di capitale importante per il Paese. E’ per questo che il Tesoro giudica opportuno che la nuova clausola sui "requisiti si onorabilità venga evidenziata anche in relazione al processo di presentazione delle liste per la nomina del nuovo consiglio di amministrazione", dando così ai soci la possibilità di valutare le possibili conseguenze sui prossimi candidati.