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Elezioni USA 2012, ultimi sondaggi: Romney sorpassa Obama?

martedì 9 ottobre 2012, di Daniele Sforza

Romney sorpassa Obama, oppure no? La guerra dei sondaggi parla per contraddizioni in queste ultime giornate. Di certo, dopo il dibattito di mercoledì scorso, la popolarità di Romney è cresciuta esponenzialmente ovunque, così come altrettanto esponenzialmente è calata la popolarità di Obama. Tuttavia, il Gallup, ovvero il sondaggio dei sondaggi, quello che raccoglie tutti i rumors della settimana, è apparso in confusione nella giornata di ieri, cambiando idea dalla mattina al pomeriggio. Se all’inizio Romney e Obama erano appaiati entrambi al 47%, nel pomeriggio Obama aveva riconquistato terreno, tornando ai livelli del 50%.

La guerra dei sondaggi

Abbiamo sempre affermato che i dibattiti televisivi, così come i sondaggi, lasciano sempre un po’ il tempo che trovano, ma restano comunque degli importantissimi segnali per capire dove sta andando l’America e da quale parte della bilancia pende.
Quel che è certo è che il dibattito di mercoledì scorso ha lasciato delle sensazioni piuttosto comuni: emblematica è la vignetta satirica del New Yorker, che ritrae una scena del dibattito del 3 ottobre, disegnando solo Romney e lasciando la poltrona di Obama vuota, vuota come era la sedia protagonista del siparietto di Clint Eastwood durante la convention repubblicana.

E proprio sul vuoto di Obama i repubblicani punteranno le loro ultime pallottole, quando ormai manca poco meno di 1 mese alle elezioni USA 2012. Il vuoto nella politica economica, il vuoto nella politica estera, il vuoto nel risollevamento della middle class. Dalla sua parte Obama ha gli ultimi favorevoli dati relativi all’occupazione USA e la possibilità di sparare a zero contro i repubblicani, rei di aver rallentato o bocciato tutte le sue proposte politiche per cambiare l’America, così come promesso 4 anni fa. "Non torniamo indietro", supplica quasi l’elettorato statunitense l’attuale presidente, ma quel che è certo è che in questo mese Obama dovrà smettere di sentirsi la vittoria in pugno, tirarsi su le maniche e sfoderare tutto il suo carisma, quello stesso carisma che negli ultimi tempi sembra aver perduto.

Tra tutti i sondaggi pubblicati la scorsa settimana, quello più "strano" è del Pew Research Center, che dà Romney in vantaggio di 4 punti percentuali su Obama. Strano non tanto per il considerevole vantaggio del repubblicano, quanto perché di questo enorme vantaggio non ce ne sarebbe traccia negli altri centri di ricerca. Con ogni probabilità la spinta decisiva è stata data mercoledì scorso, quando l’elettorato statunitense, soprattutto quello indeciso, ha optato decisamente per il repubblicano. E vista la figuraccia di Obama, non è affatto da biasimarlo.
Un altro punto a sfavore dell’attuale presidente riguarda senza alcun dubbio i punti chiave della sua politica, come la middle class, e le parti più forti del suo elettorato, come quella femminile, che ultimamente sembra parteggiare più per Romney piuttosto che per Obama. Un segnale inquietante, questo, per i democratici, che hanno sempre visto nelle donne (e nelle minoranze) la parte più forte dell’elettorato favorevole a Obama.

Tuttavia resta all’attuale presidente la possibilità di spuntarla negli Stati chiave: se l’Ohio si mantiene dalla sua parte, è molto probabile che il 6 novembre sarà lui a vincere, anche se per un pugno di voti. I sondaggi negli swing States sono un po’ traballanti: in Florida, ad esempio, in cui fino a poco tempo fa Obama sembrava aver totalizzato un netto distacco rispetto allo sfidante repubblicano, Romney avrebbe il 49% dei consensi contro il 47% di Obama. Vantaggio momentaneo, seppur di poco, anche in Virginia, dove Romney conquista il 49% delle preferenze contro il 48% di Obama. Quest’ultimo la spunta invece in Ohio, stato quasi decisivo per decretare la vittoria alle elezioni, dove mantiene il 50%, ma deve difendersi da un Romney d’assalto, distaccato di 1 solo punto percentuale.

La guerra delle parole

Obama cerca di difendere le proprie scelte e convincere l’elettorato che votare per lui il 6 novembre sarà ancora la decisione giusta, chiamando in causa l’incremento dei posti di lavoro: "Dopo aver perso 800.000 posti al mese le nostre imprese hanno ora creato 5,2 milioni nuovi posti di lavoro negli ultimi 2 anni e mezzo", ha affermato con convinzione. L’attacco ai repubblicani è decisivo per puntare il dito contro gli avversari: "Devono smetterla di proseguire nelle battaglie degli ultimi anni e cominciare a fare finalmente qualcosa per aiutare veramente la classe media a risollevarsi".

Dall’altra parte Romney non ha risparmiato accuse contro l’amministrazione Obama, puntando prevalentemente sulla politica estera e sull’indebolimento dell’immagine degli Stati Uniti d’America agli occhi del mondo. Dopo aver richiamato la questione mediorientale, Romney ha accusato fortemente l’attuale presidente di non aver dato una scossa decisiva per placare i focolai nelle zone calde del Medio Oriente: "Il presidente ci ha provato, ci ha provato tanto, ma alla fine ha fallito. Vediamo l’Iran sempre più vicino a diventare una forza nucleare, mentre la Siria è nel caos più totale e gli estremisti più violenti stanno riprendendo forza ovunque. Tutto questo rende evidente come un rischio di guerra nel Medio Oriente sia più elevato oggi di quando il presidente Obama è andato al governo". "E’ dunque venuto il tempo di cambiare politica in Medio Oriente", ha concluso "ed è necessario lavorare partendo da questi principi cardine: dobbiamo credere nella causa, dobbiamo chiarire i nostri obiettivi e conoscere quale sia la soluzione".

Sarà un mese molto caldo e niente è ancora dato per scontato: quello che sembrava evidente fino a qualche settimana fa ha cominciato a incrinarsi. L’impressione, al momento, è che, per essere rieletto, Obama dovrà sudare un po’ di più.

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