Home > Altro > Archivio > Elezioni 2013: cosa sta succedendo in Italia a pochi giorni dal voto?

Elezioni 2013: cosa sta succedendo in Italia a pochi giorni dal voto?

martedì 19 febbraio 2013, di Daniele Sforza

Sarebbe forse banale e ripetitivo affermare che gli occhi del mondo sono puntati sull’Italia, eppure è la verità: le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio potrebbero rappresentare un importantissimo punto di svolta per il nostro Paese e il suo futuro. La campagna elettorale, a meno di una settimana dal voto, s’infiamma sempre di più. Continua l’escalation di toni accesi e rabbiosi, a cui fanno compagnia le consuete polemiche. Per ora un solo dato è certo, visto l’embargo dei sondaggi: circa 3 italiani su 10 sono ancora indecisi se e chi votare. Un dato allarmante ma comprensibile visto il recente disgusto per la politica da parte dell’opinione pubblica.

La situazione a pochi giorni dal voto

In questo clima rovente fa (sempre) notizia il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo: l’ultimo rifiuto del comico genovese a Sky Tg24, ben più grave degli altri visto che inizialmente Grillo aveva accettato di farsi intervistare, ha dato adito a una serie di polemiche da più parti. Il leader del Movimento 5 Stelle vuole evitare domande spinose, disdegna il confronto e preferisce puntare alle piazze reali e a quelle virtuali.

Dall’estero continuano invece gli attacchi a Silvio Berlusconi: un suo ritorno sarebbe molto sgradito non solo alla Germania della cancelliera Merkel e ai vertici della troika, ma anche a Barack Obama, almeno stando a quanto è emerso dall’incontro avuto con il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Anche il mondo della finanza guarda con sospetto a un ritorno di Berlusconi alla guida dell’Italia, paragonando una sua elezione addirittura a uno scandalo "Lehman Brothers style".
Ma se si guarda agli altri leader la situazione di certo non migliora. Le ultime prospettive di alleanze, le ricusazioni e le guerre verbali nei salotti televisivi non fanno altro che indignare ulteriormente l’elettorato.

Bersani viene accusato di immobilismo, mentre Antonio Ingroia, così come Oscar Giannino, non preoccupano più di tanto, non certo quanto preoccupa Beppe Grillo. Sondaggi a parte, di cui non si può parlare, la preoccupante escalation del Movimento 5 Stelle fa tremare la vecchia politica: votare per il Movimento significherebbe votare anti-democratico, fanno sapere i principali leader politici, spaventati dall’anarchismo del comico genovese. E risale anche il ritornello sui principali social network: "Un comico in politica lo abbiamo già avuto". Eppure, stando a quanto riportano alcuni fonti, il Movimento 5 Stelle si appresta a diventare con ogni probabilità la seconda forza politica del Paese. Non si sa se si tratti di una strategia virale basata sul passaparola o un esperimento di marketing condotto dalla Casaleggio, ma quel che è certo è che molti italiani che voteranno Movimento 5 Stelle esprimeranno solamente un voto di protesta. Il cambiamento è in atto, questo è innegabile e anche se si registrano timori risalenti a una massima del Gattopardo ("Deve cambiare tutto affinché tutto resti uguale"), la recente valanga di arresti non fa altro che aumentare le possibilità di uno scenario inaspettato che si conoscerà solamente lunedì 25 febbraio.

Il Partito Democratico, inoltre, sembrerebbe perdere consensi: non è un caso il ritorno di Matteo Renzi in campagna elettorale, per convincere gli elettori delusi a votare il suo partito anche senza lui come leader. O almeno è questa l’impressione che emerge, dopo il lieve oscuramento post-primarie.

Grande Coalizione alle porte?

Subentra così l’ipotesi della Grande Coalizione, guidata da Mario Monti. Una sua sconfitta alle elezioni, infatti, non lo pregiudicherebbe alla guida di una grande coalizione che tenga unite le parti. Ipotesi molto rischiosa, soprattutto per l’elettorato, che non la vedrebbe di buon grado. In questo caso, così come in tanti altri a dire il vero, la mossa sarebbe quella di mostrare all’elettorato lo spauracchio della Grecia. Senza contare che la disperazione greca è frutto della malagestione politico-economica e non certo della scelta elettorale di un popolo. Il termine di paragone potrebbe dunque non sussistere più a patto che, come nel Paese ellenico, non si presenti lo stesso scenario: quello di due elezioni nel giro di pochi mesi. Ecco, per alcuni è proprio questo lo scenario più preoccupante.

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.