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Dall’ineleggibilità all’incompatibilità, ecco cosa cambia con il nuovo DDL proposto dal PD
sabato 13 luglio 2013, di
È polemica sul Disegno di Legge depositato al Senato da alcuni esponenti del Partito Democratico. Primi firmatari Luigi Zanda, capogruppo a Palazzo Madama, e Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria.
Il testo reca data 20 giugno 2013, ma la diatriba è scoppiata solo ieri, forse a causa delle vicende accadute negli ultimi giorni o delle scarse capacità comunicative del PD che ormai sono note a chiunque.
Lo scopo del DDL sarebbe quello di sostituire il principio di ineleggibilità (contenuto nella legge n.361 del 1957) con quello di incompatibilità. Pur ribadendo più volte che la proposta non diretta a risolvere il “caso Berlusconi”, impossibile non vedere una relazione con le vicissitudini del Cavaliere.
De facto, se la legge venisse approvata, consentirebbe al leader del PDL (salvo eventuali condanne) di mantenere la carica di senatore, rinunciando però al controllo sulle aziende di famiglia.
Vale la pena quindi capire in cosa consiste questa proposta e come cambierebbe la legge italiana se essa ottenesse il via libera del Parlamento.
Il principio di ineleggibilità
Come abbiamo già detto il principio di ineleggibilità è contenuto all’interno della legge 361 del 1957 che oltre a sancire la non eleggibilità di presidenti di Giunte provinciali, Sindaci, capo e vice capo della Polizia, capi di Gabinetto, diplomatici, consoli, ecc., stabilisce all’Art.10 che:
Non sono eleggibili inoltre:
- coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese private risultino vincolati con lo Stato per contratti di opere o di somministrazioni, oppure per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica, che importino l’obbligo di adempimenti specifici, l’osservanza di norme generali o particolari protettive del pubblico interesse, alle quali la concessione o la autorizzazione è sottoposta;
- i rappresentanti, amministratori e dirigenti di società e imprese volte al profitto di privati e sussidiate dallo Stato con sovvenzioni continuative o con garanzia di assegnazioni o di interessi, quando questi sussidi non siano concessi in forza di una legge generale dello Stato;
- i consulenti legali e amministrativi che prestino in modo permanente l’opera loro alle persone, società e imprese di cui ai nn. 1 e 2, vincolate allo Stato nei modi di cui sopra.
Dalla ineleggibilità sono esclusi i dirigenti di cooperative e di consorzi di cooperative, iscritte regolarmente nei registri di Prefettura.
La suddetta ineleggibilità comporta la decadenza del seggio. Applicata al caso dell’ex Premier produrrebbe dunque la rinuncia alla carica di Senatore
Principio di incompatibilità
Il testo presentato alcune settimane fa dal Partito democratico e sottoscritto da 25 senatori, mira proprio a sostituire il principio di ineleggibilità con quello di incompatibilità. Il titolo non lascia spazio a dubbi: "Integrazioni della legge 15 febbraio 1953, n. 60, In materia di incompatibilità parlamentare, e abrogazione dell’articolo 10 del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della camera dei deputati, di cui al decreto del presidente della repubblica 30 marzo 1957, n. 361, in materia di ineleggibilità"
Il cambiamento fondamentale contenuto all’interno del disegno di legge, è stato spiegato dallo stesso Mucchetti:
La principale novità è rappresentata dalla proposta di qualificare come cause di incompatibilità le situazioni finora definite come cause di ineleggibilità dall’articolo 10 della legge.
Quest’ultimo andrebbe quindi incontro ad abrogazione. Il DDL inoltre amplia la sanzione, anche a coloro che detengono “il controllo o l’esercizio di un’influenza dominante su una società” e non più quindi solo a situazioni di proprietà di imprese individuali e di rappresentanza legale di società di capitali, come prevede la legge 361.
Per rimuovere la causa di incompatibilità sarà necessario vendere la partecipazione di controllo di un’azienda entro un anno, pena la decadenza.
La nuova norma esclude però la possibilità di vendere le proprie quote di partecipazione a soggetti con cui il parlamentare abbia rapporti professionali o di parentela ed elimina anche l’opzione blind trust perché quest’ultimo, come spiegano i promotori della proposta:
elimina sì l’influenza del parlamentare nella gestione aziendale, ma non la ben più grave possibilità che il parlamentare pieghi la sua opera a favore della società nella quale conserva il suo interesse patrimoniale.
Incompatibilità e Berlusconi
Non sarà una proposta ad hoc per il Cavaliere, ma se venisse approvata, lui sicuramente sarebbe uno dei primi soggetti interessati.
In pratica, applicata al “casus belli” Berlusconi ( cosa possibile se il DDL venisse approvato prima delle decisioni della Giunta per le Elezioni del Senato), nel caso in cui per l’ex Premier fosse stabilita l’incompatibilità, la norma lo porrebbe davanti a 2 scelte: rinunciare alla carica di senatore mantenendo il controllo di tutte le sue aziende, o rimuovere la causa di incompatibilità all’ufficio parlamentare e vendere. Ma ricordiamolo, dovrà cedere le sue società a “soggetti estranei” e non a chiunque detenga già con lui rapporti professionali né a uno dei figli.