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Da arbitro a giocatore. Juncker ai greci: votate sì

martedì 30 giugno 2015, di Felice Di Maro

Mentre la Bce apre alla possibilita’ di un’uscita della Grecia dall’euro il ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, dalla pagine del Telegraph, ha dichiarato che farà un ricorso alla Corte di giustizia europea per bloccare l’eventuale espulsione della Grecia dall’euro. Questa dichiarazione, obiettivamente molto tanto forte quanto esplicita indica che siamo ancora senza prospettive di una soluzione politica che con il referendum di domenica 5 luglio di certo cambieranno le sorti della Grecia.

L’ordine del giorno del Parlamento greco approvato sabato notte con il 60% indica che in Grecia si andrà a votare e si darà un parere essenzialmente su due documenti elaborati dalle istituzioni internazionali quali la Commissione Europea, BCE, FMI, e Fondo Salva-Stati e dal governo greco di Tsipras. Questi documenti sono stati presentati il 25 giugno e sono la risposta e le proposte di riforme economiche e finanziarie del governo di Tsipras per il periodo luglio 2015-marzo 2016.

SE GLI ELETTORI SONO D’ACCORDO VOTANO SÌ, ALTRIMENTI VOTANO NO.

Il programma di riforme che la Grecia comunque dovrà rimodulare e che prioritariamente dovrà essere finalizzato a trovare in maniera progressiva un surplus di entrate aggiuntive a quelle ordinarie con liquidità ordinaria per pagare le rate di restituzione del debito è il riferimento obbligato di tutti gli analisti in questo momento e al di là del voto di domenica. Tale programma deciderà il ruolo della Grecia nei mercati finanziari. Si tenga conto che per avere un rilancio dell’economia è necessario avere un avanzo primario disponibile per gli investimenti, ossia che al netto delle rate dei prestiti e degli interessi sul debito siano disponibili delle entrate superiori alle spese.

Benoit Coeuré, membro del direttivo e consigliere esecutivo della Bce, si dichiara favorevole all’ipotesi Grexit, termine che indica l’uscita della Grecia dall’Ue. Rappresenta il commento quasi ufficiale della Bce sulla possibilità dell’uscita dall’euro da parte di Atene. Nell’intervista a Les Echos replica senza fare riferimenti espliciti anche al ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis che non esclude un’azione anche contro la Bce per aver congelato la liquidita’ di emergenza per le banche greche:

Le autorità europee e l’Eurotower vogliono che la Grecia resti nell’area euro, ma sfortunatamente la possibilità di un addio non può più essere esclusa. E questo è il risultato della scelta del governo greco a mettere fine alle discussioni con i creditori e di indire un referendum spingendo l’Eurogruppo a non estendere il secondo programma di aiuti. Se al referendum prevarrà il si le autorità dell’area euro troveranno un modo per onorare gli impegni. Se prevarrà il no sarà difficile ristabilire un dialogo politico.

In riferimento al crollo delle Borse e al rischio che dal referendum di domenica possa prevalere il No all’austerity della ex Troika i vertici europei scendono in campo e per la prima volta nella storia dell’Ue si schierano contro l’indicazione elettorale di un Governo democratico ed è tale perché com’è noto è formato da varie forze politiche, destra, sinistra e centro. Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker e quello del Parlamento europeo Martin Schulz hanno detto:

"votate sì" al referendum.

Anche Merkel, Hollande e Renzi inviano un messaggio al popolo greco per la grande responsabilità che ha l’esito del referendum:

Non è un derby tra la Commissione europea e Tsipras ma un derby dell’euro contro la dracma.

La tensione scatenata dalla scelta del Governo ellenico di abbandonare le trattative e convocare il referendum si riflettono pesantemente sulle Borse europee che bruciano in un solo giorno 287 miliardi e sullo spread italiano salito a 159 con rendimenti del decennale a 2,38%. Anche se la Bce dice che è pronta ad usare tutti i suoi strumenti, dal Qe all’OMT, per calmare i mercati, la situazione non potrà che peggiorare quando Atene non rimborserà la rata da 1,7 miliardi al Fmi. Tecnicamente, sarà solo in arretrato per il Fondo ma si sta avviando verso il default.

Dopo il controllo dei capitali imposto dal governo greco con prelievo massimo ai bancomat di 60 euro al giorno Fitch ha tagliato il rating delle banche greche a “RD”, restricted default.

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