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Crisi in Grecia: tra indiscrezioni sul debito e proteste
lunedì 24 settembre 2012, di
"Il deficit di bilancio della Grecia è in realtà quasi il doppio rispetto a quanto ufficialmente riconosciuto dal governo del Primo Ministro Antonis Samaras e si attesta attualmente a circa 20 miliardi di euro": questa è la notizia riportata ieri nelle pagine del giornale tedesco Der Spiegel.
La smentita
La smentita è arrivata subito dal Ministero delle Finanze greco che ha negato la veridicità delle indiscrezioni, riconfermando che il deficit di bilancio rimane a 11,5 miliardi di euro più 2 miliardi, attualmente in trattativa fra il leader greco Samaras e i rappresentanti della Troika (Fmi, Ue, Bce).
Nell’edizione odierna del giornale greco Kathimerini, si dice che l’impossibiità per il governo greco di raggiungere un accordo sul pacchetto di austerità, necessario perché il paese ottenga la nuova tranche di aiuti internazionali, è stata causata dalle rigide obiezioni avanzate dal danese Poul Thomsen, del Fondo monetario internazionale, che, secondo fonti governative, ha insistito sulla necessità per il paese ellenico di ulterori tagli a stipendi e pensioni al fine di completare il pacchetto. La speranza del governo rimane quella di riuscire a concludere le negoziazioni sul pacchetto prima del prossimo incontro dell’Eurogruppo il prossimo 8 ottobre e in tempo per permettere al Primo Ministro Samaras di riacquistare forza in vista del summit dei leader dell’Unione Europea, previsto per il prossimo 18 ottobre.
Proseguono le proteste
Nel frattempo, continuano le proteste in tutto il paese: è previsto uno sciopero di 24 ore dei lavoratori del settore dell’informazione, il 26 settembre ci sarà invece lo sciopero generale di 24 ore indetto dai maggiori sindacati del paese, definito da Giannis Panagopoulos, presidente della Gsee, sindacato del settore privato, "grido di sdegno e di disperazione per tutto quello che succede"; al suddetto sciopero parteciperanno i dipendenti del settore pubblico, della pubblica istruzione, delle imprese a partecipazione statale, delle banche, i giudici e anche i dipendenti della sanità, che per una decisione dell’Ordine dei Farmacisti, si rifiutano di fornire medicinali all’Eopyy(’Ente nazionale per la Prestazione dei Servizi Sanitari), fino a quando lo Stato non pagherà gli arretrati alle farmacie con cui è in debito.