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Crisi dell’euro: Bloomberg promuove i governi di Spagna e Italia

venerdì 19 ottobre 2012, di Ivan Pasquariello

La crisi dell’euro può davvero essere irrisolvibile? Non secondo Bloomberg, che promuove i governi di Spagna e Italia.

La battaglia per la salvezza dell’euro-zona porta con se una domanda fondamentale: governi importanti, come quello dell’Italia e della Spagna, posso davvero tenere il proprio debito sotto controllo?

Le difficoltà di far parte di un’unione

Facendo parte di un’unione, i membri dell’euro-zona non possono semplicemente scegliere la via più facile per risolvere i problemi, che sarebbe di svalutare la propria moneta per ridimensionare le obbligazioni e rendere le esportazioni meno care relativamente alle altre nazioni.

Invece, i governi devono mettere a punto piani di austerità, con tagli dolorosi al budget e rendere la vita impossibile per i lavoratori, per ristabilire la competitività delle proprie nazioni. In questo modo, la soluzione a breve termine è quella di alleviare il peso del debito, indebolendo però la crescita economica. Se però le riforme diventano troppo restrittive, o se i mercati perdono fiducia nelle reali capacità dei governi di superare la crisi, l’euro-zona cadrà a pezzi.

I leader europei sono stati in grado di fare dei progressi, per tenere a bada il panico dei mercati, dimostrando il loro attaccamento alla moneta unica.

Essi si sono impegnati a condividere la responsabilità di supervisionare e puntellare le banche dell’euro-zona, di alleviare i governi alle prese con il peso di avere una grande responsabilità. Ancora più importante, la Banca Centrale Europea ha promesso supporto illimitato per contenere i costi finanziari dei paesi sotto controllo, a patto che questi agiscano in modo fiscalmente responsabile.

Spagna e Italia. Come hanno lavorato i governi? I risultati positivi

Quindi, quanto sono stati in grado di realizzare i governi con la loro attività? Un modo per giudicare le finanze di un sovrano è quello di confrontare le attuali sfide fiscali a ciò che ha realizzato in passato.

Business Week lo ha fatto misurando la differenza tra due numeri fondamentali per l’Italia e la Spagna: il primo è il più grande avanzo primario (al netto degli interessi) che il governo ha mantenuto per un periodo di 10 anni negli ultimi decenni, la seconda è l’avanzo primario deve raggiungere per garantire che l’onere del debito non cresca più rapidamente della propria economia. Se il primo numero è più grande del secondo, la storia suggerisce che i debiti del governo sono gestibili. La risposta può cambiare di giorno in giorno, di minuto in minuto, insieme con i tassi di interesse del mercato e le prospettive economiche del paese.

I risultati mostrano ottimi risultati, ma anche scarsi successi. Fondamentalmente, quando la BCE ha rivelato il suo programma di acquisto di obbligazioni, lo scorso 6 settembre, ha calmato i mercati abbastanza da portare la Spagna e l’Italia lontane dal baratro. A luglio, gli elevati oneri finanziari aveva spinto entrambi i governi nel territorio dell’insolvenza. A partire dal 12 ottobre, con il rendimento dei suoi bond a 10 anni fino al 5,6%, la Spagna potrebbe raggiungere un avanzo primario di circa l’1,3% sul prodotto interno lordo, poco al di sotto dello storico massimo del 2,1% di 10 anni fa. L’Italia, che ha un debito più grande, dovrebbe eseguire un surplus del 2,3% per puntare avanti. È sulla buona strada per migliorare questo dato quest’anno.

I risultati negativi

Altri risultati sono invece stati negativi. Mentre la salute finanziaria può essere a portata di mano, molti dei governi europei, quello spagnolo in particolare, hanno una lunga strada da percorrere. L’FMI stima che la Spagna incorrerà in un disavanzo primario di bilancio del 4,5% del PIL quest’anno. Per arrivare a un surplus dell’1,3%, il paese ha ancora bisogno di effettuare tagli alle spese o di aumentare il gettito fiscale di quasi il 6% del PIL. Con l’economia spagnola già in contrazione, la disoccupazione al 25%, le proteste per le strade di Madrid, e con la Catalogna che minaccia la secessione, è difficile immaginare come il governo possa riuscire a infliggere più austerità e al tempo stesso tenere insieme il paese.

Le difficoltà della Spagna dimostrano perché i leader europei devono pensare al di là delle misure di riduzione del disavanzo che sono state, a loro modo di vedere, la soluzione centrale per i mali dell’euro.

Gli economisti hanno a lungo sostenuto che, per la sopravvivenza dell’unione monetaria, l’euro-zona ha bisogno di un sistema di sostegno reciproco che può aiutare i membri che attraversano momenti difficili. Come le imposte federali e altri pagamenti negli Stati Uniti, compensando il 30 o 40 per cento di qualuncuq crisi economica in un singolo stato. Tale unione di trasferimento non deve essere esorbitante: i calcoli di Busness Week indicano che il costo medio annuale per la Germania sarebbe di centesimi di un punto percentuale del PIL.

L’Europa, inoltre, deve muoversi rapidamente su altri meccanismi di condivisione del rischio, come ad esempio il sindacato bancario che i leader hanno deciso di adottare a giugno. La Germania ha recentemente mostrato una certa riluttanza verso una ricapitalizzazione delle banche dell’euro-zona. Nel suo ultimo Global Financial Stability Report, il Fondo monetario internazionale ha avvertito che un ritardo nella attuazione di queste politiche finanziarie, porterebbe a una contrazione del credito bancario che potrebbe seriamente spingere verso la recessione i paesi più vulnerabili dell’euro-zona.

Tre anni dopo le prime avvisaglie dei problemi nel debito sovrano della zona euro, i leader dell’UE stanno cominciando a ottenere una presa su ciò che è diventata una crisi che pesa sull’intero progetto europeo. Per evitare che i loro progressi vengano sprecati, dovranno fare molto di più per creare un’unione più profonda.

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