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Crisi del debito: agire in fretta per evitare il collasso
venerdì 18 novembre 2011, di
CRISI DEBITO - La Francia è riuscita a vendere ieri 7 miliardi di euro di titoli di Stato. Ma ad un caro prezzo. Ha infatti dovuto pagare molto di più rispetto all’ultima volta. Così va la vita economica e finanziaria di questa disastrosa e funesta fine anno: dalle fragili speranze alle nuove preoccupazioni, dai momenti di tregua agli improvvisi e violenti scossoni, dai vecchi problemi strutturali alle (solite) risposte messe insieme in tutta fretta.
L’Europa di oggi è come un paziente i cui indicatori vitali sembrano essere fuori controllo, in una direzione o nell’altra - l’ encefalogramma piatto dell’industria, l’ipertensione degli spread, il flusso sanguigno rallentato della finanza. Questo non vuol dire che il paziente è condannato a morire, ma che i medici chiamati a guarirlo, attualmente, non sono in grado di stabilizzare i suoi parametri vitali.
E’ sull’ormai famigerato "spread" dei tassi di interesse che si registrano le oscillazioni più drammatiche, al punto da essere a volte terrificanti. Ieri mattina, il tasso di interesse sui titoli francesi a 10 anni è stato superiore al 2% rispetto allo stesso tasso sui titoli tedeschi, cinque volte il differenziale osservato all’inizio dell’estate, il livello più alto in due decenni.
Oggi, addirittua, la Spagna ha superato l’Italia in termini di percezione del rischio: lo spread tra bonos spagnoli e bund tedeschi è volato a quota 503 punti base (un record dall’introduzione dell’euro), per poi ripiegare a 490 punti, mentre il differenziale btp/bund è scesso sotto i 500 punti, a 478.
Questa impennata dei rendimenti, è la stessa tipologia di evento che si autoalimenta. Il circolo vizioso. Gli investitori sono preoccupati per la capacità della Francia di onorare i suoi impegni, quindi vendono le loro obbligazioni, aumentando così i tassi di interesse, aumenta il costo del debito e quindi in ultima analisi, riducendo la capacità di rimborso della Francia.
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Si è tentati di incolpare la follia dei mercati finanziari, l’inconsistenza dei fondi di investimento, i deliri delle agenzie di rating o di un paese. E non sarebbe del tutto illegittimo. Ma il vero problema è altrove: in pochi giorni stiamo pagando gli eccessi che abbiamo accumulato in diversi decenni.
In queste condizioni, non è realistico aspettarsi di togliere dalla testa degli investitori l’idea che gli Stati non sono più dei debitori infallibili, come sogna il ministro dell’Economia, Baroin. Ed è pericoloso rinunciare all’azione - come se i medici abbandonassero la sala operatoria- .
L’Europa non può, allo stesso tempo, voler salvare il paziente e privarsi di tutti gli strumenti che consentono il salvataggio: un intervento diretto della Banca Centrale Europea, un prestito della stessa al FMI, che avrebbe poi i mezzi per intervenire, la trasformazione del Fondo europeo di stabilità finanziaria in una banca che potrebbe attingere al suo sportello ... Bisogna agire. E in fretta, perché l’orizzonte si avvicina.
Fonte: lesechos