Home > Altro > Archivio > Crisi, Spagna: solo l’austerity non basta
Crisi, Spagna: solo l’austerity non basta
martedì 25 settembre 2012, di
Da tempo ormai, la Spagna è al centro delle attenzioni sulla crisi. Si discute in questi giorni su un pacchetto di possibili riforme, un modo per "addolcire" (almeno apparentemente) l’altrimenti troppo amaro salvataggio ad opera delle autorità Europee.
E’ vero, il debito è uno dei maggiori pesi posti in gioco dalla crisi, ma affinché un salvataggio sia davvero utile l’austerity non può bastare, è necessaria l’attuazione di una serie di riforme che permettano alla Spagna di ritrovare la competitività e la crescita economica. Dal Financial Times:
La danza per il salvataggio Spagnolo
Pochi mesi dopo aver ricevuto assistenza per la ricapitalizzazione delle banche, il governo spagnolo si trova a dover affrontare la stessa situazione, ma questa volta a languire sono le casse del tesoro. Secondo i rapporti, più o meno ufficiali, la Commissione Europea e la BCE stanno consultando Madrid per una serie di pacchetti di riforme che aiuterebbero la Spagna a inoltrare richiesta al fondo salva-stati ESM.
Politicamente parlando, si tratta di una serie di eventi comprensibili. Madrid sta cercando in tutti i modi di evitare l’umiliazione di un diktat Europeo che imponga condizioni di salvataggio. Presentando, invece, l’insieme di riforme strutturali e fiscali come un pacchetto pensato "a casa", il governo spagnolo manterrebbe la propria dignità sovrana. Allo stesso modo, beneficerebbero gli altri paesi dell’Eurozona che in questo modo eviterebbero l’impasse diplomatico: pro o contro la Spagna?
Giungere a compromessi sull’ordine con il quale i vari passi per uscire dalla crisi vadano presi, comunque, non dovrebbe minacciare la sostanza della questione: le autorità Europee dovrebbero chiedere alla Spagna ciò che credono sia necessario per riportare l’economia iberica sulla via della sostenibilità. Un accordo troppo permissivo scatenerebbe una rivolta nei paesi che forniscono i fondi per il salvataggio e in quelli in cui misure e pacchetti severi sono già stati applicati.
Perché l’austerity da sola non può bastare
L’accordo dovrebbe includere riforme fiscali e riforme strutturali, ma le autorità Europee non possono semplicemente inasprire le misure di austerity da imporre. Applicare nuovi target poco realistici sarebbe come lanciare la Spagna verso una spirale di recessione, portando all’esasperazione le già esistenti tensioni politiche.
I tagli dovrebbero essere mirati al raggiungimento di una forma strutturale sostenibile, ad esempio: rendere il sistema pensionistico sostenibile attraverso l’aumento dell’età pensionabile.
La priorità assoluta dovrebbe essere quella di riportare la Spagna sulla via della crescita economica. Dall’inizio della crisi, le esportazioni hanno visto un notevole cambio di tendenza; a questo punto Madrid dovrebbe tagliare la burocrazia e mettere le mani sulla pubblica amministrazione.
Snellire i processi per le attività dei servizi e, soprattutto, intervenire su quelle aziende che assumono soltando gli iscritti al sindacato porterebbe ad un rinnovamento della produttività, senza contare le opportunità di lavoro per i giovani disoccupati.
Qualsiasi tipo di accordo, chiaramente, avrebbe come scopo quello di ridurre i tassi di interesse sul debito Spagnolo. Ma una serie di condizioni, attentamente ponderate, potrebbero migliorare la competitività della Spagna e gettare le basi per una crescita sostenibile. Mentre continuano i negoziati, Spagna e autorità Europee dovrebbero considerare tali opportunità.