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Crisi: Merkel 1 Sarkozy 0. Il cancelliere impone un’Europa tedesca

lunedì 24 ottobre 2011, di Nadia Fusar Poli

CRISI - Da qui al summit di Mercoledì, gli europei devono finalizzare le discussioni svoltesi Domenica per porre fine alla crisi del debito. Grecia, banche, EFSF, governance economica: la visione tedesca sembra prevalere a Bruxelles. Baroin ha annunciato che le banche europee riceveranno circa 100 miliardi.

Uscirne, sì, ma come? La maratona di riunioni aperta Venerdì dai ministri delle finanze della zona euro continuerà almeno fino a Mercoledì sera, quando è previsto un’altro vertice dei Capi di Stato e di governo della zona euro, a Bruxelles. "Non abbiamo ancora deciso, ma abbiamo fatto importanti progressi", ha detto Angela Merkel Domenica. "Vogliamo portare risposte comuni, ambiziose e sostenibili", ha rilanciato Nicolas Sarkozy.

L’accordo che potrebbe essere siglato Mercoledì dai paesi europei prevederà che le banche dell’Eurozoma siano ricapitalizzate per la cifra di 100 miliardi di euro, ha già dihciarato Lunedì il ministro francese dell’Economia, Baroin.

La trattativa è resa particolarmente difficile dall’intreccio di argomenti diversi. Il secondo pacchetto di aiuti alla Grecia, quello concordato il 21 luglio e che prevede una maggiore partecipazione del settore privato, condiziona la ricapitalizzazione delle banche, la quale dipende dalla soluzione della crisi di liquidità che ora minaccia anche l’Italia e la Spagna. Per contenere il contagio è necessario rafforzare l’EFSF, il fondo di salvataggio europeo, cosa che non può essere fatta, mette in guardia la Germania, senza un rafforzamento della disciplina fiscale, una revisione profonda della governance europea e una rettifica del trattato UE. Segno dell’aggravarsi della pressione sui governi dei paesi in difficoltà, l’Italia è stata severamente rimproverata dalla Commissione, ma anche da Germania e Francia, con l’accusa di non far fronte ai propri impegni di rigore fiscale di riforme economiche.

In termini finanziari, il lobbying si organizza. Josef Ackermann, amministratore delegato di Deutsche Bank e Presidente dell’Istituto Internazionale delle Finanze, è stato a Bruxelles per il fine settimana per discutere i parametri della ricapitalizzazione. Il direttore dell’IIF (International Institute for Finance), Charles Dallara, ha cercato di limitare i danni sul default delle obbligazioni greche. Un accordo su un haircut del 50-60%, invece del 21% negoziato a luglio, è tuttavia prevedibile. "Vogliamo un risultato che garantisca la solvibilità a lungo termine della Grecia", ha detto Angela Merkel. La diffusione del rapporto allarmista della troika sulla situazione in Grecia (reso noto Venerdì sera) ha aumentato la pressione sul settore bancario. Il debito greco culminerebbe al 186% nel 2013, secondo gli esperti europei e del FMI, per poi diminuire, ma molto lentamente.

Le discussioni in corso con le banche riguardano altresì l’aspetto della loro partecipazione, e insistono su ciò che si profila come una delle uniche due opzioni rimanenti sul tavolo per rinforzare la capacità di intervento del Fondo di stabilità: un veicolo speciale (SPV) che mira a garantire e a comprare il debito dei paesi europei in difficoltà. Oltre al settore privato, il Fondo monetario internazionale o addirittura alcuni stati con grandi riserve come Cina, Brasile e Norvegia, potrebbe partecipare a tale SPV.

La seconda opzione, difesa dall’assicuratore Allianz, prevede una garanzia diretta delle emissioni dei paesi in difficoltà attraverso l’attuale EFSF, fino al 20 o 30%, con l’obiettivo di aiutarli a rimanere sul mercato. La proposta francese di trasformare l’EFSF in banca per avere accesso direttamente allo sportello della Banca centrale europea è stata respinta esplicitamente da Angela Merkel. "Ciò è contrario ai trattati",ha ribadito Domenica.

Segno che le posizioni tedesche a Bruxelles si stanno rafforzando, Mercoledì, poco prima del secondo vertice dei paesi dell’area dell’euro, Herman Van Rompuy - che sarà ufficialmente nominato presidente della zona euro - presenterà una riforma del trattato UE. "Dobbiamo prendere decisioni per i paesi in cui non siamo stati eletti. Il nostro mandato è quello di gestire e chiediamo loro ancora uno sforzo ", ha detto Sarkozy. Franco-tedesca o semolicemente tedesca, la nuova visione della governance economica dell’Europa non piacerà a tutti. Ma abbiamo davvero una scelta?

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