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Crisi, Europa: si abbatte una nuova tempesta
mercoledì 19 ottobre 2011, di
CRISI. I leader europei hanno preso tardivamente consapevolezza della gravità della crisi. E realizzano ora, dopo aver invano cercato di salvare tutta la mobilia, che non hanno più leve su cui agire. Salvo che rassegnarsi a un austerità di ferro, essa stessa, generatrice di nuovi disordini ... Sull’Europa si sta abbattendo una nuova tempesta. Quella delle disillusioni.
Venti di preoccupazione si sono sollevati nelle alte sfere. L’improvviso senso di comprensione e, in parte, solidarietà per gli "indignati", che unisce tutti i leader mondiali, ne è l’esempio più eclatante. Ma non si ferma tutto qui. Avvertendo che il prossimo vertice UE non risolverà la crisi europea, Angela Merkel e Wolfgang Schäuble ha voluto smorzare speranze che si apprestano ad essere deluse. Come se le grandi preoccupazioni suscitino necessariamente le più forti illusioni.
Jean-Claude Trichet ha affermato che la regolamentazione finanziaria è "in mezzo al fiume" e che è necessario portarla avanti, dopo aver insistito sulla necessità di rafforzare le banche. Il G20 ha adottato la scorsa settimana le proposte del Comitato di Basilea per un ulteriore rafforzamento del capitale proprio delle "istituzioni sistemiche".
Degli interrogativi affiorano oggi, dove prima esistevano delle certezze. I dubbi riguardano principalmente la misura chiave della regolamentazione finanziaria: l’innalzamento dei requisiti patrimoniali per le banche. Ci si renda conto che Lehman Brothers sarebbe oggi vista come solida, rispetto alle norme che dovranno essere soddisfatte. O che Dexia, prima di crollare, rispondeva appieno a tali requisiti. A cosa serve essere vigili su un piano, se gli altri punti critici di debolezza vengono ignorati e si scoprono solo quando è troppo tardi?
Un’altra idea viene alla luce nelle fila dei socialisti tedeschi e francesi, ma anche in seno alla CSU bavarese: la separazione delle attività di deposito e di credito del settore bancario, facendo riferimento all’americana Glass Steagall Act. La separazione tra banche commerciali e banche d’investimento fu imposta negli Stati Uniti dal Glass-Steagall Act del 1933, con cui si proibiva alle banche commerciali, o a società da esse controllate, di sottoscrivere, detenere, vendere o comprare titoli emessi da imprese private.
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In pratica potrebbe tornare la "regola Volcker" che significa niente transazioni in Borsa, niente investimenti in derivati, niente partecipazioni in hedge fund al di sopra del 3%, se questi avvengono con capitali propri e quindi attingendo di fatto alla massa di depositi dei risparmiatori.
Di fatto questa misura potrebbe rafforzare la finanza ombra (shadow banking).
Infine, le autorità francesi sono ormai stordite dalla prospettiva di perdere il loro rating AAA, rischio e paura di cui si servono come "arma psicologica" per preparare l’opinione pubblica a gravi misure di austerità fiscale. Una perdita che potrebbe destabilizzare le disposizioni finanziarie che hanno presieduto alla costituzione del Fondo di stabilità europeo (EFSF), la cui fondazione si basa sulla valutazione di un piccolo gruppo di paesi, tra cui la Francia. Improvvisamente, il braccio armato della zona euro perderebbe la sua tripla A, rendendo il Fondo potenzialmente inefficace.
Se si cercano cerca le cause di tali consapevolezze, sarebbe opportuno, in primis, fermarsi su quello che rappresenta un ostacolo invalicabile. I leader europei non hanno modo di raccogliere 1-2 miliardi di euro, che sarebbero necessari per soffocare il fuoco che consuma il sistema finanziario della zona euro. Gli effetti leva cui si può giungere, non permetteranno di riunire che una piccola parte di questo importo, sotto forma di garanzie, tanto più che le casse della BCE rimarranno ostinatamente chiuse e l’aumento delle risorse del FMI sarà bloccato dagli americani.
Tutti si riconoscono impotenti di fronte alla prospettiva di un ingresso della Spagna nella "zona delle tempeste" a causa della sua debolezza e crescita drammaticamente lenta. E altresì incapaci di aiutare l’Italia se i tassi che il Paese deve accettare per rifinanziarsi continueranno a crescere e diventare insopportabili. Il salvataggio della zona euro rimane una questione ancora irrisolta, anche se la Grecia sarà salvata dalle impetuose acque.
La stretta creditizia è l’inevitabile conseguenza degli obblighi che gravano sulle banche, che cercano di preservare la redditività del loro capitale proprio, non avendo altra opzione che quella di cedere delle attività. In una parola: liquidare. Tutti i punti le previsioni annunciano un calo generale della crescita (e un aggravarsi della recessione in alcuni paesi), con effetti sulle entrate fiscali degli Stati e sui risultati delle banche ... Questo crea una spirale discendente, soprattutto in Grecia e Portogallo, e implica un aumento del rigore altrove per raggiungere gli obiettivi di riduzione del disavanzo costante.