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Corruzione: l’autorità di vigilanza (Avcp) poteva fare qualcosa? Intervista a Paolo Mezzetti

lunedì 9 giugno 2014, di Dimitri Stagnitto

Lo scandalo legato al MOSE con l’arresto di 35 persone incluso il sindaco di Venezia ha portato l’attenzione sulla corruzione nel settore pubblico. Alcune testate e trasmissioni radiofoniche si sono in particolar modo concentrati sulla presunta inutilità dell’Avcp, l’autorità di vigilanza sui contratti pubblici: si tratta di invettive fondate?

Si tratta di invettive decisamente infondate, pensare che AVCP sia un ente inutile significa non conoscere l’importanza della sua esistenza, delle attivitá che svolge sia in termini di monitoraggio degli appalti pubblici che nella formulazione di pareri su questioni insorte durante lo svolgimento delle procedure di gara.

In un paese normativamente complesso come il nostro e, come purtroppo evidenziano le cronache, con la tendenza all’evasione e alla corruzione nella realizzazione delle opere pubbliche, l’eliminazione di AVCP spianerebbe la strada ai disonesti.

Qual è il ruolo di Avcp nella gestione degli appalti pubblici?
Il Decreto legislativo n.163 del 12 aprile 2006 attribuisce all’AVCP funzioni e competenze molto rilevanti tra cui quelle di:

  • vigilare sui contratti pubblici per garantire correttezza e trasparenza nella scelta del contraente, di economicità ed efficienza nell’esecuzione dei contratti e per garantire il rispetto della concorrenza nelle procedure di gara;
  • vigilare sull’osservanza della legislazione per verificare la regolarità degli affidamenti e l’economicità di esecuzione dei contratti, accertando che da questi non derivi pregiudizio per il pubblico erario;
  • segnalare al Governo e al Parlamento gravi inosservanze della normativa o la sua distorta applicazione;
  • formulare al Governo proposte di modifiche alla legislazione che disciplina i contratti pubblici e al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti proposte per la revisione del regolamento applicativo del Codice;
  • presentare al Governo e al Parlamento una relazione annuale nella quale si evidenziano le disfunzioni riscontrate nel settore dei contratti pubblici;
    vigilare sul sistema di qualificazione delle imprese operanti nel settore dei lavori pubblici.

Per portare avanti il suo mandato l’Autorità di Vigilanza si è dotata di sistemi software che continuano ad evolvere e che sono in grado di tracciare molte informazioni che caratterizzano gli appalti e che devono essere inserite correttamente da tutte le stazioni appaltanti sul territorio, direttamente o tramite gli osservatori regionali.

Dall’analisi di questi dati è possibile individuare anomalie o inesattezze nella gestione dell’appalto sulle quali l’AVCP chiede chiarimenti alla stazione appaltante ed eventualmente eroga sanzioni economiche personali nei confronti del Responsabile del Procedimento.

Ora, per tornare all’argomento della domanda precedente, proviamo ad immaginare per un attimo che questi sistemi di tracciamento non esistano e pensiamo a come cambierebbe l’approccio di un responsabile poco onesto che oggi sa che le informazioni dell’appalto che si appresta a gestire finiscono tutte in un sistema informatico in grado di confrontarle in pochi secondi con tutte le altre per evidenziare eventuali incongruenze.

Avcp aveva concretamente modo di evitare che si verificasse lo scandalo MOSE?
Direi di no, diversamente lo avrebbe fatto.

Per quanto appena detto l’Autorità di Vigilanza dei Contratti Pubblici è oggi in grado, con i suoi sistemi, di tracciare ed analizzare tutte le informazioni che caratterizzano le procedure di gare ma non ha gli strumenti ne la possibilità di intercettare fenomeni corruttivi costruiti ad arte per ingannare i cittadini e le istituzioni. A questo forse dovrebbero pensare, come in realtà fanno, gli organi preposti.

Nella sostanza direi che sarebbe stato molto più grave e preoccupante se questo scandalo non fosse emerso per le ragioni che immagino lei riesca a capire da sè.

La normativa vigente è adeguata per consentire all’Avcp la massima efficienza contro fenomeni corruttivi e di spreco nella Pubblica Amministrazione?

La normativa vigente è molto ricca ed è in continua evoluzione e il suo orientamento è sempre più teso alla trasparenza, all’intercettazione e soppressione dei fenomeni di corruzione.

Ma anche in questo caso la corretta applicazione della norma deve essere vigilata e per farlo servono risorse e mezzi adeguati.

Per consentire all’AVCP di perseguire gli obiettivi di massima efficienza contro fenomeni corruttivi e di spreco c’è forse bisogno, più che di nuove norme, di fare in modo che si completi il percorso che l’Autority ha intrapreso alcuni anni fa, con la realizzazione del SIMOG, il primo dei suoi sistemi in grado di raccogliere tutte le informazioni che caratterizzano il ciclo di vita di una gara e di garantirne la tracciabilità.

A questo sistema si è affiancata la Banca Dati Nazionale dei Contratti Pubblici, l’AVCPass tanto bistrattato quanto poco conosciuto dai suoi denigratori, il sistema di Gestione dei Certificati di Esecuzione Lavori e tanto altro con l’obiettivo di costruire un sistema informatico completo in grado di monitorare nel dettaglio ogni aspetto che può diventare un rischio.

Solo con un’adeguata gestione informatica del dato infatti si possono introdurre elementi di efficienza per l’individuazione dei fenomeni corruttivi e degli sprechi.

Chiaro è che questi sistemi devono essere correttamente e tempestivamente alimentati dalle stazioni appaltanti e dagli osservatori regionali con dati veritieri e corretti, altrimenti lo schema di gioco salta completamente.

Concretamente, se l’Avcp fosse soppressa come caldeggiato da molti, cosa accadrebbe nel settore degli appalti pubblici?

Dal mio punto di vista eliminare un organo di vigilanza è sempre sbagliato, a meno che, non vengano meno i presupposti per la sua esistenza, e anche lo scandalo del MOSE è la dimostrazione che non è questo il caso.

Sopprimere l’AVCP significherebbe, a mio avviso, spianare la strada a quei disonesti che oggi faticano a trovare i percorsi per compiere i loro affari e che domani avrebbero modo di operare senza alcun controllo.

Certo, l’AVCP rappresenta anche un onere economico per la società, ma chiedo: quanto costerebbe alla collettività la sua non esistenza ?

Forse è uno di quei costi che vale proprio la pena di sostenere.

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