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Contratto di apprendistato: si discute sull’attuazione del modello tedesco. Ecco come funziona
mercoledì 3 luglio 2013, di
Alla Conferenza sul Lavoro di Berlino, alla quale sono presenti, tra gli altri, Enrico Letta, Angela Merkel, Francois Hollande, José Barroso e Herman Van Rompuy, si discute di occupazione e si cercano soluzioni alla mancanza d’impiego che colpisce in primis i giovani di tutta Europa.
Al vaglio l’ipotesi di attuare in tutto il continente il sistema duale tedesco, varato dal Governo di Gerhard Schroeder alcuni anni or sono.
Come funziona il sistema duale?
Dal 2005, anno di attuazione della riforma, ad oggi la Germania è riuscita a dimezzare la disoccupazione giovanile all’interno del Paese, contrastando de facto il trend europeo che la vede in continuo aumento.
La chiave sta proprio nel sistema duale, ossia in quel meccanismo basato sull’alternanza tra formazione scolastica e aziendale, diventato il vero e proprio fiore all’occhiello tedesco.
Prima dell’attuazione del piano duale l’apprendistato in Germania si svolgeva presso scuole specifiche e quindi fuori dalle aziende, oggi invece il Governo può offrire opportunità di lavoro ai giovani che decidono di mettersi in gioco.
Il sistema si basa, come abbiamo già detto sull’alternanza: ragazze e ragazzi vanno a scuola e, nello stesso tempo, lavorano in aziende che li pagano in media 600 euro al mese, consentendo ai giovani di accedere direttamente ad uno sbocco occupazionale e alle aziende di impiegarli nella loro produzione.
In parole povere il sistema duale permette alle industrie che hanno bisogno di manodopera dotata di una specifica formazione di assumere ragazzi che la possiedono grazie alla frequentazione delle varie scuole tecniche.
Il sistema finora si è rivelato vincente, permettendo tra l’altro ai più meritevoli di accedere all’Università:
«Così arrivano al diploma di laurea con in più competenze formate sul campo di lavoro»,
sostiene Stefano Scarpetta, vicedirettore della dipartimento occupazione e politiche sociali all’Ocse.
Insomma, numeri alla mano, la Germania sembra aver imboccato la strada giusta. Il tasso di disoccupazione giovanile della Nazione tedesca è pari al 7,5%, il più basso dell’Unione Europea.
Le riforme di altri Paesi
Nella classifica riguardante la disoccupazione giovanile, colpisce anche il tasso ridotto di Austria e Olanda, pari rispettivamente all’8% e al 10,6%.
Entrambi i Paesi hanno attuato riforme ed investito denaro pubblico per favorire l’occupazione dei più giovani.
In Olanda, in particolare i ragazzi hanno la possibilità di trovare un lavoro entro 6 mesi e di trasformare questo in un impiego a tempo indeterminato in meno di 3 anni.
Il modello olandese affida tutto ai comuni, grazie ad un processo di decentralizzazione che sposta la responsabilità dal Parlamento ai sindaci. Sono questi ultimi a dover trovare un lavoro ai propri cittadini, mediante i vari uffici di collocamento che forniscono anche corsi di formazione, indennità di disoccupazione ecc.
Al suo interno inoltre l’istruzione occupa un posto di primissimo piano. Si potrebbe dire che viene messa in atto una sorta di “istruzione territoriale”. Le varie scuole professionali insegnano ai propri allievi a svolgere le attività più diffuse all’interno del proprio territorio, adattando i programmi alle esigenze delle aziende situate nei distretti industriali più vicini.
Terzo pilatro del Polder è la totale unione tra lavoro ed istruzione che permette al 60% dei giovani che frequentano la scuola di maturare contemporaneamente esperienze lavorative.
Per quanto riguarda il sistema austriaco invece, anch’esso si basa sulla mancanza di separazione tra scuola e lavoro. L’apprendistato lega al suo interno impiego in azienda e corsi teorici in aula.