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Civati, accordo vicino con Landini? L’ex PD racconta le sue motivazioni

giovedì 7 maggio 2015, di Vittoria Patanè

Pippo Civati ha lasciato il gruppo PD alla Camera e lo stesso Partito Democratico. L’ok dei dem all’Italicum sembra essere stata la pioggia che ha fatto traboccare il vaso. Il deputato dissidente, da anni ormai in rotta di collisione con le idee renziane ha preso una decisione che lui definisce "di coerenza":

"Esco dal gruppo del Pd. Per coerenza con quello in cui credo e con il mandato che mi hanno dato gli elettori, non mi sento più di votare la fiducia al governo Renzi. La conseguenza è uscire dal gruppo"

Una presa di posizione che non lascia spazio a repliche. Dopo l’annuncio di ieri, oggi è già il momento di pensare al futuro e di capire quali scenari si apriranno per Pippo Civati in seguito all’abbandono del suo ormai ex partito.

La notizia di oggi è quella di una possibile alleanza con Maurizio Landini. A parlarne è lo stesso deputato che spiega quali sono da oggi in poi le sue aspettative. Quello che vuole è creare:

"un progetto di sinistra di governo. Con Landini ci siamo visti, per me è un interlocutore. Non credo che la sua iniziativa si chiuda in un fronte sindacale".

Queste le parole pronunciate nel corso di un’intervista al Corriere della Sera. A partire dalla prossima settimana, annuncia l’ex dem, potrebbero esserci:

"altri movimenti. Sarà interessante vedere chi si muove con me, a partire dal Senato".

Infine Civati ribadisce le motivazioni che l’hanno portato a lasciare il Partito Democratico:

"La mia credibilità si stava offuscando l’accusa di non avere coraggio stava diventando insostenibile. Io non ho tradito, è Renzi che non ha rispettato il programma con il quale siamo stati eletti. Esco per coerenza, per le troppe differenze di metodo e di merito e per lo spostamento a destra del baricentro politico".

E ancora:

"Io non dico che chi resta è incoerente, se no Cuperlo si offende. Ma quella frattura è irrecuperabile e chi si sta dedicando alla ricucitura, ha scelto una strada troppo complicata. La minoranza si e’ divisa e il colpo lo ha mancato, per usare la metafora di D’Alema"

Infine un giudizio su Bersani e Letta:

"Bersani è un uomo troppo garbato e troppo onesto. Non voleva enfatizzare i contrasti, ma ricomporli. Solo che Renzi non è Bersani, nel bene e nel male. Hanno affrontato l’arrivo di Matteo come le società precolombiane con i conquistadores. Bersani potrebbe essere una figura di riferimento del nuovo partito, ma non credo che lascerà il Pd". Mentre Enrico Letta "è un po’ lontano".

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