Cina: sistema finanziario vulnerabile. Il FMI mette in guardia

CINA, BANCHE. Le più grandi banche commerciali della Cina potrebbero affrontare rischi sistemici se una combinazione di credito, proprietà, valuta e shock della curva dei rendimenti, che potrebbero costringere il Paese all’isolamento, si verificassero insieme.
Anche se non prevede un disastro imminente, il FMI ha chiarito che la Cina deve agire in fretta perché è vulnerabile alla destabilizzazione al boom dei prezzi degli assets.

Il sistema finanziario della Cina è esposto a crediti inesigibili, al boom del credito non regolamentato e alla caduta dei prezzi degli immobili. Questo l’avvertimento lanciato Martedì del Fondo monetario internazionale, che ha altresì esortato l’adozione di importanti riforme .

Nel suo primo rapporto sulla valutazione del sistema finanziario della seconda economia mondiale, il FMI ritiene che l’ “importante” interferenza del governo nell’attività bancaria, possa pregiudicare l’implementazione dei meccanismi di mercato e di buona governance.

La rapida crescita dei prestiti, registrata dalla crisi finanziaria globale del 2008, ha provocato un massiccio fenomeno di indebitamento per molte aziende e governi locali, che potrebbero diventare insolventi se la crescita continuasse a rallentare e i prezzi degli immobili a precipitare.

Mentre il settore finanziario sembra, almeno per ora, rimanere solido nel complesso, una cattiva allocazione di prestiti e altri elementi di vulnerabilità che devono essere corretti secondo Jonathan Fiechter, responsabile del team che ha condotto l’ Assessment Program.
I prestiti, spesso accordati a tassi usurari, sono spesso l’unica fonte di finanziamento per le PMI; le banche statali prestano soprattutto alle grandi imprese, spesso, anch’esse pubbliche.

"Mentre la struttura esistente consente un risparmio e alti livelli di liquidità, crea anche il rischio di una cattiva allocazione del capitale e la formazione di bolle", in particolare nel settore immobiliare, secondo Fiechter.

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La Cina è uno dei 25 "paesi aventi importanza sistemica", che ha accettato di sottoporsi alla valutazione obbligatoria almeno una volta ogni cinque anni, sottolinea il Fondo Monetario Internazionale. Il FMI esorta soprattutto le autorità cinesi a consentire alle banche di prestare sulla base di criteri commerciali, piuttosto che politici, e ad utilizzare strumenti di mercato, quali i tassi di interesse, per regolare il volume dei prestiti, rispetto all’adozione di misure amministrative.

Il Fondo ha inoltre invitato il governo ad allentare il suo controllo in materia di cambi e a dare più autonomia alla banca centrale e agli altri organi di controllo al fine di "rendere il sistema più coerente con la prassi internazionale".

"Un piano (di riforme) ben progettato e implementato (...) sarà un importante contributo alla crescita della Cina", dice il FMI. Fiechter ha tuttavia precisato che Pechino "non ha l’obbligo" di seguire le raccomandazioni del Fondo.

Nonostante la vulnerabilità del sistema finanziario, l’Istituto con sede a Washington è abbastanza rassicurato dagli "stress test" delle 17 maggiori banche cinesi, da cui è emerso che la maggior parte di esse potrebbero resistere a eventi di "shock isolati".

Ma se diversi elementi, come una caduta dei prezzi degli immobili, la variazioni dei tassi di cambio e un brusco rallentamento della crescita dovessero combinarsi e intervenire contestualmente, il settore finanziario cinese potrebbe essere colpito "gravemente", sentenzia il FMI.

Il fondo ha infine aggiunto che una completa valutazione della portata dei rischi e di come potrebbero diffondersi, è stata ostacolata da lacune nei dati, dalla mancanza di serie storiche sufficientemente lunghe e costanti dei principali dati finanziari, dalle carenze delle infrastrutture informative, e dalle difficoltà di accesso a dati riservati.