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Cina: l’Impero colpisce ancora

lunedì 17 ottobre 2011, di Nadia Fusar Poli

CINA. Il protezionismo tornerà di moda ... A meno che non si tratti di deglobalizzazione, che non è proprio la stessa cosa. Il protezionismo è una posizione politica, la globalizzazione è uno stato costante del mondo dal XIII secolo, dai primi viaggi dei Gesuiti e dei Domenicani in Asia centrale e in Cina ... Cina, appunto. L’ oggetto degli attacchi contro gli effetti della globalizzazione. Sul paese del Dragone si proietta la visione di un impero conquistatore che vuole mettere l’economia globale sotto la sua influenza e, se possibile, imporre le sue regole. Non è affatto chiaro se questa sia la visione più pertinente, l’immagine più calzante. La Cina è un impero tout court, sempre più consapevole del suo ruolo e del suo potere, un impero che affronta sfide enormi: il riequilibrio della crescita economica nelle zone rurali, l’ indebitamento di certe aree, l’esodo rurale, la mancanza di infrastrutture, il disastro ecologico di alcune regioni. Per citarne alcune.
Dal 1978, è diventata una piattaforma per l’industria globale, cosa che le ha permesso di generare risorse finanziarie molto consistenti, e che in buona parte ha reinvestito nel debito pubblico americano. E ’stato il più potente motore della globalizzazione economica negli anni 1980-2000.

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Naturalmente, non si possono negare le turbolenze, particolarmente importanti, che la globalizzazione ha prodotto in Europa e negli Stati Uniti, soprattutto in termini di occupazione manifatturiera. Ma tagliare i ponti con la Cina potrebbe comportare per l’Occidente l’assunzione di due gravi rischi: veder costituirsi in Asia una fortezza economica inespugnabile e riportare il mondo ad una logica geo-politica che potrebbe avere gravi ripercussioni per lo sviluppo delle economie europee.
E del resto, come potremmo sbattere la porta in faccia a un paese che si dichiara pronto a iniettare decine di miliardi nella zona euro attraverso l’acquisto di infrastrutture nei paesi indebitati e con investimenti in infrastrutture?
Secondo il Sunday Times infatti sembrerebbe che Pechino abbia avanzato un’offerta segreta in occasione del vertice del G20 conclusosi domenica, per risollevare la zoppicante Europa. Secondo la stampa britannica la Cina vuole perà essere sicura che l’Europa conosca le dimensioni del buco e che questo buco non diventi più grande prima che Pechino accetti di riempirlo.
Ovviamente c’è una contropartita: la Cina chiederebbe in cambio massicce ristrutturazioni di bilancio e tagli alla spesa in tutti i paesi dell’eurozona.
L’eurozona potrebbe trasformarsi in una ciambella cinese. Senza buco.

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