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Cambio Euro/Dollaro: previsioni per la settimana. Tra BCE e Non-Farm Payrolls (1-5 luglio)
lunedì 1 luglio 2013, di
Per la seconda settimana consecutiva, il trading sul cambio Euro/Dollaro ha continuato al ribasso, tra il rafforzamento della valuta statunitense e la speculazione riguardo al possibile intervento della Banca Centrale Europea sui mercati.
Mario Draghi spingerà il cambio verso nuove mete ribassiste? Grande attesa per l’appuntamento di giovedì con la Banca Centrale Europea, tra i principali market mover di questa settimana.
Vediamo di seguito quali saranno gli appuntamenti imperdibili dei prossimi giorni sul cambio Euro/Dollaro e quali le aspettative dei mercati per questa settimana di trading.
Cos’è successo la scorsa settimana?
In un discorso a Parigi, Draghi è tornato a ripetere che la politica monetaria della BCE rimarrà "accomodante" e la banca è pronta ad intervenire per arginare gli effetti della lunga recessione economica che si abbatte sull’Eurozona.
Dagli Stati Uniti, la revisione ribassista del dato sul Pil del primo trimestre ed i tentativi dei membri FOMC di placare i timori sul tapering hanno sortito pochissimo effetto sulla forza del dollaro. Fintanto che l’economia continua sul percorso di crescita, le possibilità di un assottigliamento del piano di acquisto titoli della Fed rimangono in atto, e certamente questo è un elemento a supporto del dollaro.
Cambio Euro/Dollaro: i market mover di questa settimana
Oltre ai market mover previsti oggi e presentati dal calendario economico, questa settimana avremo:
- Indice dei prezzi di produzione (martedì): ad aprile questo indice ha continuato a scendere contraendosi dello 0.6% a seguito del calo dello 0.2% registrato per il mese precedente. La contrazione è stata peggiore di quanto previsto e, su base annua, registra un calo dello 0.2% rispetto al guadagno dello 0.6% calcolato nel mese precedente. Per questa lettura, il calo previsto è più modesto allo 0.2%.
- PMI dei servizi (mercoledì): per il mese di maggio, le release sui servizi sono state piuttosto confuse per quanto riguarda Spagna, Italia ed Eurozona.
In Spagna, il settore dei servizi ha registrato un aumento a 47.3 rispetto ai 44.4 punti di aprile, la contrazione minore dal 2011; un segno che indica forse il cammino verso la fine della recessione per la Spagna. Nuovo miglioramento atteso per questa lettura con una previsione per 48.6 punti.
In Italia, il settore dei servizi ha continuato a contrarsi e anche in maniera più evidente rispetto ad aprile, passando a 46.5 dai 47 punti del mese precedente. Per il mese di maggio, gli analisti prevedono un leggero miglioramento a 47.1 punti.
Nell’Eurozona, il settore dei servizi si è contratto passando da 47.5 a 47.2. Per questa lettura è atteso un miglioramento a 48.6 punti. - PIL in versione finale (giovedì): nei primi tre mesi di quest’anno, la contrazione economica della zona Euro sembra aver rallentato il passo con un dato in zona negativa dello 0.2%, nell’ultimo trimestre del 2012, invece, l’economia dell’Eurozona aveva subito una contrazione dello 0.6%. La lettura è stata rilevata in linea con le aspettative di mercato. In generale, l’economia della zona Euro continua ad essere estremamente debole; nonostante alcuni segnali positivi che potrebbero indicare un miglioramento, uscire dalla recessione non sarà facile. Aspettative di mercato vogliono che questa lettura finale sul Pil, confermi la contrazione dello 0.2% relativa al primo trimestre.
- Appuntamento con la BCE: giovedì alle 13:45 sarà data comunicazione in merito alle decisioni prese dal consiglio direttivo BCE sui tassi di interesse. Alle 14:30, invece, avrà inizio la conferenza stampa presieduta da Mario Draghi e come sempre seguitissima. Secondo l’opinione generalizzata, la BCE non annuncerà importanti cambiamenti di politica monetaria. Il mese scorso Draghi ha lanciato l’idea di tassi negativi sui depositi. Tuttavia, da allora, le condizioni dei mercati finanziari sono sensibilmente cambiate: i rendimenti sui titoli di stato sono aumentati e allertano su un possibile revival della crisi del debito.
In passato, Draghi ha "zigzagato" tra i vari approcci comunicativi così, nonostante il mese scorso sia apparto piuttosto positivo e fiducioso, questo giovedì potrebbe mirare dritto ai problemi relativi all’aumento dei rendimenti, alle prospettive di crescita e quelle inflazionistiche (in calo), tornando a ripetere che il programma OMT c’è e che è pronto ad intervenire. In generale, potremmo dire che un messaggio preoccupato da parte di Draghi potrebbe spingere l’Euro ulteriormente al ribasso, al contrario un tono più fiducioso potrebbe essere supportivo per la moneta unica.
EUR/USD: aspetti tecnici
La scorsa settimana sul cambio Euro/Dollaro è iniziata con un trading compreso tra 1.3050 1.3160. La direzione degli scambi è stata decisamente ribassista, col cambio che ha rotto al ribasso la linea 1.30. Tuttavia, sul finale il cambio ha ri-guadagnato un po’ di terreno, arrivando a testare la resistenza a 1.31 e chiudendo la settimana a 1.3013.
Questa mattina gli scambi avvengono in zona 1.3040. La linea 1.3050 è stata un importante supporto nel mese di maggio, ma ora sembra più debole come resistenza, soprattutto in vista della linea 1.31, decisamente più forte. Al ribasso, 1.30 continua ad essere una linea centrale che oltre ad essere cifra tonda ha anche funzionato come zona dura in entrambe le direzioni.
Cambio Euro/Dollaro: previsioni per la settimana
Il sentiment sul cambio Euro/Dollaro potrebbe essere ribassista anche per questa settimana; Draghi potrebbe mostrare segni di preoccupazione da parte della BCE per l’andamento dei mercati finanziari della zona Euro. Potrebbe essere necessario un intervento da parte della banca centrale; anche se l’economia tedesca sembra essere sulla strada del miglioramento, nel complesso la zona Euro è lontana dal recupero economico.
D’altra parte, negli Stati Uniti, il focus di questa settimana sarà il mercato del lavoro ed i Non-Farm Payrolls dovrebbero presentare un dato lontano da ogni previsione per comportare un eventuale ripensamento della Fed sul tapering. Tuttavia, data la relativa stabilità mostrata dal dato negli ultimi mesi, è improbabile che assisteremo ad una lettura "pazza" e, di conseguenza, il dollaro potrebbe rimanere ben ancorato.