Home > Altro > Archivio > Cambiamenti Climatici: in Canada il Governo vieta la diffusione di notizie (…)

Cambiamenti Climatici: in Canada il Governo vieta la diffusione di notizie da parte dei metereologi, non sarebbero competenti in materia

sabato 7 giugno 2014, di Simone Casavecchia

In Canada si sta determinando una situazione tanto inconsueta quanto preoccupante: i metereologi in forza all’agenzia federale Enviroment Canada, un ente governativo canadese che si occupa di clima e meteorologia, vengono, di fatto, privati, sempre maggiormente, della propria libertà di espressione. Una delle misure del protocollo di comunicazione adottato dal Primo Ministro Canadese Stephen Harper, prevede, infatti, il divieto per gli scienziati federali di parlare liberamente con i media del proprio lavoro.

Questa bislacca misura del governo canadese - è bene ricordarlo - non è solo inusuale ma anche, e soprattutto, seriamente preoccupante, perché equivale a una chiara limitazione della libertà di espressione, un diritto che, almeno in un paese democratico come il Canada, dovrebbe essere data per acquisita.

Mark Johnson, portavoce del Governo canadese ha spiegato questa misura, in una mail indirizzata al giornalista Mike De Souza, affermando che i metereologi non sono esperti di clima e non hanno competenze per parlare di un argomento di cui si dovrebbe occupare una figura come quella del climatologo. Una giustificazione che, per la sua patente assurdità, non può far altro che sollevare dubbi e domande. C’è da chiedersi, ad esempio, quali possano essere i reali interessi in gioco in questa vicenda, se un governo arriva ad adottare misure così restrittive e antidemocratiche. Da più parti sono ormai sottolineati i pericoli derivanti dai cambiamenti climatici: non solo autorevoli scienziati hanno paventato, il rischio di un’estinzione del genere umano, seppur in via ipotetica, ma altre importanti voci critiche, come quella di Naomi Klein,hanno evidenziato a più riprese un legame tra i cambiamenti climatici e la mancanza di regolamentazione nel mercato e nell’economia globali.

I critici del Governo canadese hanno spiegato questa presa di posizione delle istituzioni, sostenendo che Harper sta cercando di imbavagliare gli esperti e la stessa agenzia federale Enviroment Canada ha notato come, in tempi recenti, ci sia stata una riduzione dell’80%, nella diffusione mediatica di informazioni relative al cambiamento climatico in Canada. Il dato sarebbe anche confermato da uno studio dell’Istituto Professionale del Servizio Pubblico del Canada (PIPSC) che ha segnalato che il 90% degli scienziati federali canadesi non si sentono autorizzati a parlare liberamente del loro lavoro, mentre l’86% di essi crede che per poter parlare del proprio lavoro avrebbe dovuto affrontare la censura, sebbene tali informazioni fossero necessaria per i cittadini.

Il protocollo di comunicazione adottato nell’Agosto 2006 dal conservatore Stephen Harper, immediatamente dopo la sua ascesa al potere, non prevede solo che ai metereologi federali di Enviroment Canada – scienziati tra i più citati, secondo Newsweek, ai quali è indirizzata la metà delle richieste del pubblico di tutti i media canadesi – sia vietato di parlare pubblicamente di clima, ma anche che altri scienziati federali debbano richiedere un permesso speciale per parlare con i giornalisti e, nei casi peggiori, debbano avere addirittura l’approvazione delle risposte da parte dei loro superiori. Questo processo di autorizzazione oltremodo lungo e difficoltoso, ha comportato un un enorme calo delle richieste di intervista indirizzate agli scienziati governativi da parte delle principali testate e emittenti che, spesso, lavorano su scadenze giornaliere.

Secondo Gary Corbett, presidente del PIPSC, gli scienziati federali vivono in un clima di paura, determinato da politiche governative che, certamente, non contribuiscono a un’informazione esaustiva e consapevole dei cittadini canadesi. Vengono tenute, di fatto, nascoste tutte quelle notizie relative alla sicurezza del cibo, alle condizioni dell’aria, alla qualità dell’acqua e a centinaia di altri prodotti presenti nel nostro ambiente, che in gran parte dipendono dalla possibilità che gli scienziati federali hanno (o non hanno) di fornire informazioni complete, imparziali , tempestive e accurate.

Al di là dei diritti politici e civili, comunque c’è un acceso dibattito anche sul fronte ambientalista canadese. Le proteste sarebbero dirette contro il raddoppio del budget pubblicitario, stanziato tra il 2012 e il 2013, dal governo dello stesso Harper, a favore di un progetto riguardante una nuova fonte di energia. Si tratterebbe delle sabbie bituminose dello stato dell’Alberta, molto ricche di petrolio, ma necessitanti di un grande quantitativo di energia per l’estrazione del petrolio stesso. Un processo di estrazione del tutto antieconomico, a cui però il governo canadese sarebbe così interessato da aver commissionato a una sua agenzia (la Canada Revenue Agency – CRA), controlli e verifiche fiscali, destinate per le associazioni ambientaliste che si sono opposte al progetto.

Le associazioni ambientaliste, rischiano ad oggi di perdere il loro status di associazioni no-profit, con conseguente perdita dei loro benefici fiscali, mentre, in Canada sembra che stia diventando “tutto molto spaventoso”. È un’espressione utilizzata da Chris Metcalfe, direttore dell’Istituto Scienze Idrologiche e Idrografiche della Trent University, che ben riassume il clima di persecuzione verso i metereologi federali e le associazioni ambientaliste, determinato dal bisogno di controllare l’informazione, affinché le conoscenze degli scienziati e le azioni dei dissidenti non contrastino le politiche ufficiali del governo canadese.

Portfolio

Un messaggio, un commento?

moderato a priori

Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Chi sei?
I tuoi messaggi

Questo form accetta scorciatoie di SPIP [->url] {{bold}} {italic} <quote> <code> e il codice HTML <q> <del> <ins>. Per creare un paragrafo lasciate semplicemente una riga vuota.