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Borsa: il crollo di Tokyo? Colpa del mercato obbligazionario. È la fine del trend positivo?

giovedì 23 maggio 2013, di Vittoria Patanè

Sta succedendo quello che tutti si aspettavano da tempo. La borsa di Tokyo è crollata, facendo un tonfo rumorosissimo.

L’indice Nikkei 225 ha chiuso la seduta odierna con un pesantissimo -7,32%, ponendo fine ad un rally che durava da quasi sei mesi e che ha permesso al listino nipponico di compiere un balzo dell’80%. Percentuali da record che non potevano continuare.

Oggi sono in molti a chiedersi se ciò che è successo in giornata rappresenta solo una momentanea battuta d’arresto o la fine di un trend che non poteva più andare avanti. E sono parecchi anche coloro che si chiedono perché.

Tra l’influenza di dati sull’attività manufatturiera arrivati dalla Cina e le parole pronunciate ieri dal presidente della FED, Bernard Bernanke, ad innescare questo pesantissimo sell-off ha contribuito anche il mercato obbligazionario giapponese. Andiamo a vedere i motivi.

Il mercato obbligazionario

Le intenzioni del governatore della BoJ, Haruhiko Kuroda, erano chiare da tempo: calmare le pressioni sui tassi obbligazionari, innescando un meccanismo ribassista. Dopo le rassicurazioni di ieri, oggi i rendimenti sui decennali sono calati, ma lo hanno fatto nel modo peggiore: facendo crollare l’indice borsistico, crollo favorito anche dal fatto che in mattinata i tassi avevano toccato i massimi da aprile 2012, raggiungendo la soglia dell’1% Un ribasso del genere il Nikkei non lo vedeva da oltre 2 anni e più precisamente dal 15 marzo 2011.

Le pesanti vendite hanno portato il listino giapponese a perdere oltre 1.000 punti, concludendo le contrattazioni a 14.484,98p. Bisogna sottolineare inoltre che il ribasso odierno è stato accompagnato da un forte rafforzamento dello yen sul dollaro.

Il crollo di oggi rischia di scoperchiare un pentolone di acqua bollente, facendo venire alla luce il forte nesso esistente tra la vulnerabilità dell’indice Nikkei e la volatilità del mercato obbligazionario.

Gli obiettivi che stanno alla base dell’ormai celeberrima Abenomics sono chiari: far ripartire l’economia, facendo arrivare l’inflazione al 2% e contemporaneamente abbassare le pressioni sui tassi d’interesse a lungo termine.

Ma sono in molti a vedere in questo una sorta di tendenza suicidia: volendo ottenere “due piccioni con una fava”, il Giappone rischia di non centrare nessuno dei due target.

Le prospettive future

Parecchi danno la colpa di quanto accaduto a Tokyo a Ben Bernake: le sue parole avrebbero scatenato il tracollo odierno, portando l’indice nipponico verso il baratro. A peggiorare le cose sono poi arrivate le notizie sull’attività manufatturiera cinese.

In realtà però, il listino giapponese, già da ieri si era dimostrato parecchio irrequieto dopo che il Comitato di politica monetaria non era riuscito a dare rassicurazioni sufficienti sulla volatilità del mercato Jgb.

Da oggi però, la situazione dovrà cambiare. In mattinata la BoJ ha varato operazioni tecniche volte a tranquillizzare il mercato monetario, mentre il 29 maggio si saprà di più sul programma di acquisto di bond.

Quello che Governo e Banca Centrale hanno intenzione di fare è rassicurare i mercati sull’utilità dell’Abenomics. Il crollo di oggi ha sicuramente aumentato il numero degli scettici e la politica economica giapponese rischia di diventare una patata bollente di dimensioni esorbitanti. Staremo a vedere.

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