Australia: pil peggiore del previsto spinge l’Aussie ai minimi da oltre 4 anni

Stanotte c’era grande attesa in Australia per la pubblicazione del dato relativo al pil del terzo trimestre del 2014, all’indomani della decisione della Reserve Bank of Australia di mantenere invariati i tassi di interesse (cash rate) al 2,5% per il 16-esimo mese consecutivo (l’ultimo taglio risale ad agosto 2013). L’economia australiana continua a lanciare segnali contrastanti, ma permangono forti rischi al ribasso a causa della debolezza dei prezzi delle materie prime e per l’incertezza sulla crescita futura della Cina (primo partner comerciale di Sidney).

Nel terzo trimestre dell’anno la prima economia oceanica ha registrato una crescita dello 0,3% su base congiunturale dopo lo 0,5% della precedente rilevazione. Gli analisti finanziari avevano prospettato un miglioramento allo 0,7%. Su base tendenziale la crescita del pil australiano è stata del 2,7%, inferiore al 3,1% ipotizzato dagli economisti. Sul forex la reazione al dato sul pil del dollaro australiano è stata negativa, tanto che la valuta ha aggiornato i minimi da oltre 4 anni sul biglietto verde. La divisa di Sidney è risultata molto debole anche nei confronti del “cugino” dollaro neozelandese, dell’euro e dello yen.

Il tasso di cambio AUDUSD, il cosiddetto Aussie, si è spinto fin sotto 0,84, toccando il minimo più basso dall’estate del 2010 a 0,8388. Negli ultimi due anni questo cambio si è deprezzato del 23%, mentre negli ultimi tre mesi il passivo ammonta al 10%. Nonostante la forte discesa avvenuta negli ultimi due anni, il governatore della RBA, Glenn Stevens, ritiene che il valore del dollaro australiano sia ancora troppo elevato rispetto ai fondamentali macroeconomici del paese. Anche il primo ministro Tony Abbott ha auspicato un deprezzamento più profondo fin sotto 0,70 sul dollaro americano. Da un punto di vista tecnico l’Aussie sembra ben indirizzato verso quota 0,80.