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I robot ci soppianteranno? L’automazione non risparmierà nemmeno gli artisti

giovedì 9 febbraio 2023, di Enrica Perucchietti

«I robot uccideranno un sacco di posti di lavoro, perché in futuro queste mansioni verranno svolte dalle macchine».

Nel giugno del 2017, il magnate cinese e fondatore del sito di commercio on line Alibaba, Jack Ma, in una intervista di quasi trenta minuti rilasciata a Cnbc aveva denunciato il fatto che l’Intelligenza Artificiale potesse rappresentare una “minaccia” per gli esseri umani.

Presto i robot cancelleranno milioni di posti di lavoro, «perché in futuro queste mansioni verranno svolte dalle macchine», aveva spiegato. Macchine che, a differenza dei lavoratori umani, non devono essere pagate non soffrono la stanchezza, la malattia, la fame o la depressione. Bloccare il processo in corso è, semplicemente, “impossibile”, aveva predetto Ma, profetizzando inoltre 30 anni di sofferenza, alla fine dei quali, nel conflitto tra uomo e macchine “vinceranno gli uomini”.

Il consiglio di Ma, per mitigare il pericolo e i possibili conflitti sociali, era di far fare alle macchine cose che l’uomo «non è in grado di fare». Jack Ma invitava così a «non competere con le macchine» ma a sviluppare ciò che i robot non possono ancora rubarci: la creatività e lo spirito di collaborazione.

Per anni si è creduto, ingenuamente, che robot e algoritmi non avrebbero potuto soppiantare né i colletti bianchi né tantomeno gli artisti. Le macchine, secondo un adagio comune, avrebbero disboscato quei lavori ripetitivi, da catena di montaggio, oppure pericolosi. Invece, negli ultimi anni, si è accertata una tendenza diversa. L’Intelligenza Artificiale ha iniziato a erodere terreno attorno ad avvocati, giudici e notai, non lesinando minacce alle professioni socio-sanitarie (infermieri, medici, badanti), spingendosi sempre più nel campo dello spettacolo (influencer, attori, sceneggiatori, montatori) e dell’informazione (a tremare ora sono i giornalisti e i conduttori).

A suffragare questa pericolosa deriva è Frida (Framework and Robotics Initiative for Developing Arts). Sebbene debba il suo nome a Frida Kahlo, si tratta di un braccio robotico che collabora con gli esseri umani per creare opere d’arte: grazie a un sistema di Intelligenza Artificiale, simile a quello di ChatGPT, è in grado di tradurre un testo, una canzone o una fotografia in un dipinto, seguendo le indicazioni dell’utente e correggendo via via le pennellate un po’ imprecise grazie alla supervisione di un sistema di apprendimento automatico.
I primi risultati saranno presentati dai ricercatori della Carnegie Mellon University in occasione della Conferenza internazionale sulla robotica e l’automazione (Icra) 2023 a Londra.

Il robot Frida è simile a un sistema di verniciatura robotico, "ma non è un artista", ci tiene a rassicurare il ricercatore Peter Schaldenbrand: «Frida non genera idee per comunicare. L’artista può specificare obiettivi di alto livello per Frida e quindi Frida può eseguirli». Per il momento i colori devono ancora essere mescolati manualmente, ma presto il braccio robotico potrebbe essere dotato di un sistema di miscelazione automatico. L’intero processo per la realizzazione dell’opera su tela richiede qualche ora. Per il futuro i ricercatori intendono ampliare le abilità di Frida ed estendere il suo impiego anche alla scultura

E, forse, Frida è solo l’inizio di un processo di automazione che investirà come un’onda l’intera società.

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