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Identità Digitale: tra violazioni della privacy e sorveglianza di massa

lunedì 3 febbraio 2025, di Roberto Vivaldelli

Nelle ultime settimane ha ripreso slancio, in Europa, il progetto dell’Identità Digitale.

L’Unione Europea sta spingendo verso un futuro in cui ogni cittadino avrà a disposizione un portafoglio digitale, un’app in cui conservare documenti personali, certificati vaccinali, passaporti, dati fiscali e molto altro.

Un sistema che promette di semplificare la vita, rendendo più efficienti burocrazie spesso farraginose e consentendo ai cittadini di accedere ai servizi pubblici e privati con un semplice clic.

Tuttavia, dietro questa apparente comodità si nascondono preoccupazioni sempre più pressanti riguardo alla privacy, alla sorveglianza di massa e alla libertà individuale.

Il sogno dell’Europa digitale può diventare un incubo?

Il progetto dell’UE, noto come EU Digital Identity Wallet, mira a creare un sistema armonizzato di identificazione digitale in tutti gli Stati membri. L’obiettivo è chiaro: rendere più semplice per i cittadini europei accedere ai servizi pubblici, aprire conti bancari, richiedere permessi di lavoro o viaggiare senza dover portare con sé documenti cartacei. Secondo la Commissione Europea, questo sistema garantirà anche maggiore sicurezza, limitando la condivisione di informazioni personali non necessarie.

Tony Blair, ex primo ministro britannico, ha recentemente sostenuto l’importanza di un’identità digitale unificata, definendola una priorità per i governi moderni. “Dobbiamo abbracciare pienamente l’identità digitale e implementarla il prima possibile”, ha dichiarato, sottolineando i benefici immediati in termini di efficienza e sicurezza.

Durante il World Economic Forum di quest’anno, il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha auspicato “la fine dell’anonimato sui social media”, proponendo di collegare ogni account online al portafoglio digitale europeo. Una misura che, se da un lato potrebbe contrastare fenomeni come il cyberbullismo o la diffusione di fake news, dall’altro rischia di minare alla base il diritto alla privacy e alla libertà di espressione.

Il lato oscuro della medaglia

Non tutti, infatti, condividono lo stesso entusiasmo delle élite europee verso l’Identità Digitale. Diversi critici e attivisti per i diritti digitali temono che l’identità digitale possa diventare uno strumento di controllo senza precedenti. Il collegamento tra il portafoglio digitale e i social media, ad esempio, potrebbe aprire la porta a forme di censura e sorveglianza di massa. Immaginate un governo che, in nome della lotta alla disinformazione o all’odio online, decida di limitare l’accesso ai servizi pubblici o finanziari a chiunque condivida contenuti considerati “problematici”.

Uno dei principali timori riguarda la raccolta e l’archiviazione dei dati personali. Se da un lato l’UE promette che il portafoglio digitale non condividerà informazioni sensibili senza il consenso dell’utente, dall’altro la centralizzazione dei dati in un unico sistema rende il tutto vulnerabile a potenziali abusi o violazioni. Cosa accadrebbe se questi dati finissero nelle mani sbagliate? E come possiamo essere certi che i governi non utilizzeranno queste informazioni per monitorare i cittadini oltre i limiti consentiti?

Inoltre, l’integrazione tra identità digitale e social media potrebbe trasformare il portafoglio in uno strumento di controllo politico. Già oggi, in alcuni Paesi, i governi utilizzano i dati digitali per reprimere dissidenti o limitare la libertà di parola. L’introduzione di un sistema centralizzato potrebbe amplificare questi rischi, creando un’infrastruttura perfetta per la sorveglianza di massa.

Addio privacy

Come nota Public, la newsletter del giornalista Michael Shellenberger, gli esperti di privacy sottolineano che i benefici di un sistema unificato di identità digitale non sono sufficienti a compensare gli svantaggi. I governi potrebbero facilmente utilizzare tale sistema per raccogliere dati sui cittadini, trasformando il portafoglio digitale europeo in un’"app per tutto", che verifica attributi come età, patente di guida e stato vaccinale, sia online che offline.

Thomas Lohninger, CEO di Epicenter.Works e Vice Presidente di European Digital Rights (EDRi), definisce i portafogli digitali come "uno strumento per controllarli tutti", evidenziando i rischi legati alla condivisione dei dati degli utenti. Sebbene la Commissione abbia introdotto alcune salvaguardie per prevenire la raccolta di dati da parte di terze parti nel settore privato, il rischio di spionaggio da parte del fornitore del portafoglio stesso rimane.

Dipenderà dall’implementazione nazionale. La legge UE non vieta sufficientemente al fornitore del portafoglio, che potrebbe essere uno Stato membro o Google, di ottenere informazioni sulle transazioni degli utenti. C’è una scappatoia che potrebbe minare le garanzie di non osservabilità”, ha spiegato Lohninger a Public.

Anche Epicenter.Works ha messo in guardia contro gli scenari di abuso nei confronti di gruppi vulnerabili della società e i rischi di sorveglianza e spionaggio. “La proposta è stata lanciata nel giugno 2021, in un momento ancora vicino alla pandemia di Covid-19 e ai lockdown, quando tutto doveva diventare digitale. Credo che i commissari Breton e Vestager volessero cavalcare l’onda del Covid, proponendo qualcosa che fosse più facile da accettare in un momento in cui le persone erano più propense a fare le cose online”, ha aggiunto Lohninger.

Pertanto, l’identità digitale offre senz’altro degli indubbi vantaggi, ma il prezzo da pagare potrebbe essere troppo alto. Senza adeguate garanzie e controlli, il rischio concreto è quello di di sacrificare la nostra privacy e libertà in nome della comodità e della sicurezza.

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