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Unesco, Grillo (Turismo Verde-Cia): "Vince semplicità in cucina, anche grazie ad agriturismi"
11 dicembre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - "Ieri, a New Delhi in India, la commissione internazionale Unesco ha dichiarato la cucina italiana Patrimonio immateriale dell'Umanità. L'Unesco riconosce in questo modo la rappresentatività della cucina italiana come veicolo di cultura: si tratta di un insieme di saperi non solo culinari, ma anche conviviali e sociali che sono trasmessi di generazione in generazione su tutto il territorio nazionale. Con questo riconoscimento vengono premiati i nostri genitori, le nostre nonne e bisnonne che nei momenti difficili della storia del nostro Paese hanno fatto cucina con grande semplicità e con quel poco che si aveva in casa. Celebriamo una vittoria ottenuta anche con il contributo dei nostri 26.000 agriturismi che, in questi ultimi 50 anni, hanno lavorato con tanta fatica, orgoglio e passione creando il brand agriturismo, fiore all'occhiello del turismo italiano e invidiato da tutto il mondo". Così, con Adnkronos/Labitalia, Mario Grillo, presidente nazionale di Turismo Verde, associazione agrituristica promossa da Cia-Agricoltori italiani che ha sottolineato come "è un nostro vanto aver promosso la nuova figura degli Agrichef, oggi ambasciatori del cibo sano e di grande qualità, consapevoli rappresentanti del territorio e responsabili divulgatori della tradizione anche negli istituti alberghieri".
Secondo Grillo, "oggi la filosofia del 'gettare via' è di sicuro più semplice e più comoda che reinventare una seconda vita per il cibo. Invece la storia della cucina, soprattutto quella contadina, ci insegna il contrario: il rispetto delle stagioni, la salvaguardia della biodiversità, l'uso creativo di materie prime povere e degli avanzi. 'Del maiale non si butta via nulla, quante volte lo abbiamo sentito dire?'. In campagna -ricorda- non si è mai rinnegato un piatto di legumi, un tagliere di formaggi e salumi e del pane appena sfornato a chiunque bussava alle porte delle nostre aziende agricole. Non solo un modo di cucinare in piena libertà e creatività, ma anche di come stare a tavola, di riconoscersi, magari in agriturismo nella sua atmosfera intima, calda e accogliente, ma allo stesso tempo discreta per invogliare la conversazione tra i commensali", sottolinea.
Il presidente di Turismo Verde-Cia ricorda che "viviamo in un'epoca di forte instabilità, ma siamo certi che a tavola, e ancor più in quelle delle nostre campagne, si trova coesione sociale e certamente la pace oggi tanta attesa. La cucina italiana è descritta come un insieme di cucine locali, familiari, comunitarie, che dialogano tra loro e con il mondo (pensiamo ai pomodori dalle Americhe, alle origini arabe e siciliane della pasta secca); pertanto, dobbiamo ringraziare le molte culture che, nei secoli, hanno plasmato anche il nostro modo di mangiare, e oggi tutti coloro che nel mondo amano la nostra cultura, la nostra identità e il nostro stile di vita", conclude.
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Ambiente, dalle foreste ai ghiacciai: studio sui servizi ecosistemici dell’Alta Valtellina
11 dicembre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Opere di bonifica e rimboschimento, casette-nido per gli uccelli, un catasto dei ghiacciai Alpini. Il Gruppo Sanpellegrino rinnova il proprio impegno per la tutela dell'acqua, degli habitat montani e della biodiversità in Alta Valtellina illustrando i primi risultati dello studio dei servizi ecosistemici e gli interventi implementati negli ultimi anni in queste aree colpite dalla tempesta Vaia nel 2018. L'eccezionale evento atmosferico aveva infatti abbattuto circa 115 ettari di foresta solo nel Comune di Valdisotto e, per la maggior parte, nella zona di Cepina dove di trova lo stabilimento di Levissima.
I progetti di riforestazione sviluppati da Sanpellegrino insieme al Comune di Valdisotto, al Consorzio Forestale Alta Valtellina e all'Università degli Studi di Milano, avviati nel 2023, segnano un importante risultato, nel solco di un intervento più ampio che proseguirà fino al 2027 con ulteriori opere di bonifica, rimboschimento e bioingegneria del suolo per ridurre la caduta di massi e frane e limitare l'erosione. Dal 2028 al 2033 è inoltre prevista una terza fase dedicata alla manutenzione del bosco rigenerato dopo questi interventi. Parallelamente, il Gruppo Sanpellegrino, con il supporto dell'Università degli Studi di Milano e del Consorzio Forestale dell'Alta Valtellina, ha analizzato le opere effettuate nel biennio 2024-2025 - ed eseguito una valutazione dei servizi ecosistemici - ovvero i benefici che la natura fornisce e che contribuiscono alla stabilità ambientale ed al benessere dell'uomo.
I primi risultati, presentati oggi, hanno evidenziato, attraverso indicatori ambientali ed economici, i danni provocati da Vaia e i benefici ripristinati grazie agli interventi di riqualificazione. In particolare, i 115 ettari di foresta danneggiata nel Comune di Valdisotto hanno portato a una perdita dello stock di legname superiore a 28mila metri cubi. Grazie alle prime tranche di lavori, ad oggi, sono stati fatti interventi su 51 ettari di bosco di cui: 18 ettari di recupero di piante schiantate o colpite dal bostrico (un coleottero la cui proliferazione è stata favorita dalla marcescenza degli alberi caduti), 9 ettari di rimboschimenti e 24 ettari di interventi preventivi. Sono stati rimossi 4.500 metri cubi di legno compromesso e piantati 15mila alberi appartenenti a otto specie differenti.
Secondo lo studio sui servizi ecosistemici realizzato dall'Università degli Studi di Milano, le opere di riforestazione condotte nelle aree più colpite della zona di Cepina (Comune Valdisotto) consentiranno un aumento del valore della provvigione pari a 260mila euro: nello specifico passerà da 1.140.000 euro a 1.400.000 euro (calcolato sull'ultimo dato disponibile del prezzo del legname). Tutti questi interventi, valutati secondo indicatori scientifici, porteranno benefici quantificabili nel tempo, tra i quali anche un incremento del volume di acqua rigenerata stimato in circa 1,4 milioni di metri cubi (2023-2035). È in corso, inoltre, un'indagine sui servizi turistici dell'area di Bormio, basata su oltre 300 questionari, che consentiranno di valutare la percezione del territorio da parte di residenti e visitatori, il valore dei servizi socioeconomici, principalmente legati al turismo e la disponibilità a contribuire economicamente alla preservazione di questo habitat.
Un altro progetto, messo in campo da Sanpellegrino, è quello delle 'Casette nido', realizzato in collaborazione con l'Università degli studi di Milano, il Consorzio Forestale Alta Valtellina e il Parco Nazionale dello Stelvio, per contribuire alla tutela della biodiversità ornitologica nelle aree colpite da Vaia. La tempesta aveva compromesso in modo significativo anche la presenza di specie insettivore come la cincia nera, che nidifica esclusivamente in cavità presenti in alberi maturi. Per favorire la ricolonizzazione naturale, sono state installate 40 casette-nido attualmente monitorate dai ricercatori attraverso 50 punti di ascolto, che hanno permesso di osservare già le prime covate. In aggiunta, sono state posizionate 10 casette-nido dedicate alla civetta nana, un rapace simbolo delle alte quote e specie a rischio.
Da oltre 17 anni Sanpellegrino, in collaborazione con l'Università degli Studi di Milano e le istituzioni locali della Valtellina, sostiene la tutela degli ambienti montani locali. Questa collaborazione ha portato, negli anni, alla realizzazione del primo catasto di tutti i ghiacciai Alpini - con dati e informazioni sui 903 ghiacciai presenti sulle nostre montagne - e alla realizzazione di un programma di studio della criosfera. Le ricerche sono partite dal bacino glaciale Dosdè-Piazzi, da cui sgorga l'acqua Levissima, e dal 2014 le attività di campo includono anche il Ghiacciaio dei Forni, nel Parco dello Stelvio.
“Proteggere i territori in cui sgorgano le nostre acque minerali è da sempre parte integrante del nostro impegno, ma oggi tutelare la biodiversità, minacciata dai cambiamenti climatici, come l'evento atmosferico estremo di Vaia, richiede uno sforzo ancora più grande. Continuiamo quindi ad adottare un approccio scientifico, lavorando insieme ai nostri partner per rigenerare i cicli idrologici e gli ecosistemi locali. Ci impegniamo, inoltre, a mettere a sistema, con le istituzioni e le realtà dei territori in cui siamo presenti, le esperienze già avviate, come il progetto per i ghiacciai - che portiamo avanti da più di 17 anni - il progetto Vaia, e a costruire insieme nuove partnership volte a sviluppare soluzioni innovative per affrontare le sfide future, ha dichiarato Ilenia Ruggeri, direttore generale del Gruppo Sanpellegrino.
“L'obiettivo del Parco nazionale dello Stelvio è quello di rendere gli ecosistemi più resilienti, affinché siano in grado di assorbire gli impatti - ambientali, sociali o economici, che inevitabilmente attraversano un territorio vivo. La ricerca e le iniziative di sensibilizzazione, supportate anche da Levissima, nella nostra lunga collaborazione, ci consentono oggi di intervenire con misure calibrate sui luoghi e sui loro limiti ecologici e di trovare infine un equilibrio tra tutela, fruizione e sviluppo economico e locale”, ha affermato Franco Claretti, direttore Parco Nazionale dello Stelvio.
“La Tempesta Vaia ha messo in evidenza la vulnerabilità degli ecosistemi forestali nei confronti dei sempre più frequenti eventi meteorologici estremi, rendendoci più consapevoli delle sfide future che i gestori forestali dovranno affrontare e inducendoci a ripensare le strategie di intervento tradizionali - ha aggiunto Michele Franzini, dottore Forestale del Consorzio Forestale Alta Valtellina - Il sostegno del Gruppo Sanpellegrino ci sta permettendo di affrontare con continuità questo percorso così importante, mentre la collaborazione con l'Università degli Studi di Milano sta orientando le nostre scelte, aiutandoci a definire con rigore scientifico delle azioni mirate per affrontare dei fenomeni così complessi”.
“Con Levissima proseguiamo una collaborazione sui ghiacciai della Lombardia, e non solo, attiva da 17 anni, per misurare gli effetti del cambiamento climatico sulla loro riduzione e condizioni superficiali, grazie a stazioni meteo automatiche, droni e satelliti, utili anche per ricostruzioni 3D e mappatura dei rischi ambientali. Oggi questa esperienza sostiene una nuova sfida: stimare il valore economico dei servizi ecosistemici dell'Alta Valtellina, dalle foreste alla criosfera. Un lavoro innovativo che colma un vuoto scientifico e offre dati concreti per decisioni territoriali più consapevoli", ha dichiarato Antonella Senese, Università degli Studi Milano.
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Obeso o sovrappeso 1 ragazzo su 5, proposta di legge per screening adolescenti
11 dicembre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - In Italia oltre il 22% degli adolescenti (1 su 5) presenta eccesso ponderale (circa 18,2% sovrappeso e 4,4% obesità), che in età evolutiva può persistere da adulti (fino al 70-80% dei casi). Nel breve come nel lungo termine le conseguenze sono gravissime: diabete tipo 2, ipertensione, dislipidemie, steatosi epatica non alcolica, apnea del sonno, problemi ortopedici, disturbi psicosociali come isolamento e bassa autostima; senza contare il rischio di malattie cardiovascolari, tumori e riduzione dell'aspettativa di vita. "Di fronte a questa deriva, era urgente un'azione nazionale forte, coordinata e continuativa. In questa direzione si era già mossa la legge 149 del 2025, che ha riconosciuto per la prima volta l'obesità come malattia cronica e che ha istituito l'Osservatorio nazionale sull'obesità e un piano triennale di contrasto. Serviva però applicare questi principi al mondo dell'adolescenza". Nasce da queste premesse la proposta di legge 2663 - a firma di Giorgio Mulè, vice presidente della Camera - che istituisce per la prima volta un 'Programma nazionale diagnostico per la prevenzione e la gestione dell'obesità in età adolescenziale'. La pdl 2663 viene presentata oggi nella Sala Matteotti di Montecitorio.
Il provvedimento legislativo - sostenuto da un fondo dedicato di 2 milioni di euro annui a partire dal 2026 - crea una struttura stabile destinata al contrasto sistematico dell'obesità giovanile, con l'obiettivo dichiarato di identificare precocemente, già a scuola con screening periodici, i casi di sovrappeso e obesità, intervenire e monitorare i risultati nel tempo. Il progetto coinvolge in modo integrato scuole, pediatri di libera scelta, medici di medicina generale, servizi territoriali e famiglie. Questo affinché ogni ragazzo con sovrappeso, obesità o parametri metabolici alterati venga preso in carico attraverso le reti clinico-assistenziali regionali per le malattie croniche, con il coinvolgimento di un medico specialista o équipe multidispliplinari, secondo quanto previsto dal Piano nazionale della cronicità. La legge definisce inoltre un percorso omogeneo su tutto il territorio, inquadrando l'obesità non come responsabilità individuale, ma come condizione clinica complessa che richiede diagnosi precoce, presa in carico multidisciplinare e continuità assistenziale.
"La legge 2663 è un atto di tutela della salute pubblica, della crescita e del futuro delle nuove generazioni - dichiara Mulè - Riconosce che intervenire presto significa ridurre i costi umani, sanitari e sociali che l'obesità genera lungo tutto l'arco della vita. La legge offre anche la possibilità di attivare tempestivamente percorsi multidisciplinari di presa in carico integrati con le reti assistenziali regionali. Inoltre, istituisce il monitoraggio epidemiologico e l'analisi dei dati da svolgersi nell'ambito delle attività dell'Osservatorio nazionale per lo studio dell'obesità". Ma "il nostro impegno non si ferma qui: stiamo lavorando affinché nell'attuale legge di Bilancio venga integrato un emendamento che superi la proposta di legge, consentendone l'approvazione entro fine anno", precisa Mulè, già firmatario della legge 130 del 2023 sulle 'Disposizioni concernenti la definizione di un programma diagnostico per l'individuazione del diabete di tipo 1 e della celiachia nella popolazione pediatrica', che per la prima volta in Italia ha disposto l'attuazione di uno screening nazionale nella popolazione pediatrica per l'individuazione delle persone a rischio di sviluppare diabete di tipo 1 e celiachia.
"Con la proposta di legge 2663 - conclude - l'Italia si dota di un intervento stabile e di lungo periodo, riconoscendo l'obesità in età evolutiva come priorità sanitaria nazionale e costruendo un modello di prevenzione attiva capace di intercettare precocemente i fattori di rischio e sostenere i ragazzi e le loro famiglie". Le modalità operative dello screening, i criteri clinici di valutazione e le procedure di riferimento saranno definite dopo l'approvazione della legge, con apposito decreto del ministro della Salute.
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Leucemia linfatica cronica, con zanubrutinib sopravvivenza al 74% a 6 anni
11 dicembre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - I pazienti con leucemia linfatica cronica (Cll) trattati in prima linea con zanubrutinib hanno raggiunto il 74% di sopravvivenza libera da progressione a 6 anni. Sono alcuni dei nuovi dati presentati da BeOne Medicines al 67° Congresso della Società americana di ematologia (Ash), che si è svolto a Orlando (Florida). Questi risultati - informa l'azienda oncologica globale - confermano zanubrutinib come inibitore preferenziale della tirosin-chinasi di Bruton (Btki) e riaffermano la farmaceutica leader mondiale dell'innovazione nella Cll, mostrando la solidità, la qualità e lo slancio del proprio portfolio in ematologia.
"Al Congresso Ash 2025 sono stati presentati i nuovi dati del nostro franchise in Cll, che evidenziano sia la forza di zanubrutinib sia il potenziale di Bgb-16673 - afferma Amit Agarwal, Chief Medical Officer, Hematology, BeOne - I dati a lungo termine rappresentano il gold standard nella leucemia linfatica cronica e zanubrutinib continua a produrre gli importanti risultati, in termini di duratura sopravvivenza libera da progressione, che pazienti e medici richiedono ad un inibitore di Btk". Inoltre "Bgb-16673, il degradatore di Btk più avanzato nello sviluppo clinico con più di 800 pazienti trattati ad oggi, è un farmaco che rappresenta la potenziale nuova ondata di innovazione nelle terapie oncologiche ed è progettato per estendere la portata di questo meccanismo trasformativo ai pazienti affetti da leucemia linfatica cronica".
Nello studio globale Sequoia, di fase 3 randomizzato, multicentrico - riporta l'azienda - zanubrutinib ha mantenuto la superiorità nella sopravvivenza libera da progressione (Pfs) rispetto a bendamustina più rituximab (Br), con una Pfs stimata del 74% a 6 anni nei pazienti con Cll o con linfoma linfocitico a piccole cellule (Sll) naïve al trattamento rispetto al 32% con Br. In particolare, nel follow-up a lungo termine a 6 anni dello studio Sequoia, zanubrutinib ha mantenuto la superiorità rispetto a Br, con una riduzione del rischio di progressione o di morte del 72%. I tassi di Pfs aggiustati per Covid-19 sono risultati del 77% con zanubrutinib e del 33% con Br. La sopravvivenza globale (Os) a 72 mesi è stata rispettivamente dell'84% e dell'80% con Br. Dopo l'aggiustamento per Covid-19, i tassi di Os sono risultati dell'88% e dell'82%. Il tasso di risposta globale (Orr) con zanubrutinib è stato del 98% rispetto all'89% con Br, con un tasso di risposte complete/risposte complete con recupero emopoietico incompleto (Cr/Cri) del 24% in entrambi i bracci. Nei pazienti con del(17p), la Pfs a 6 anni è stata del 64% (65% dopo l'aggiustamento per Covid-19) e la Os a 72 mesi dell'83%. Il tasso di risposta globale è stato del 97% e quello di Cr/Cri del 21%. Zanubrutinib continua a dimostrare una efficacia solida e duratura e un profilo di sicurezza favorevole nei Cll/Sll Tn, indipendentemente dallo stato di del(17p) e Ighv. Il profilo di sicurezza è risultato coerente con i risultati degli studi precedenti e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza.
"Incremento dei linfociti, anemia, ingrossamento dei linfonodi, piastrinopenia sono i principali segnali della leucemia linfatica cronica, la più frequente fra le leucemie negli adulti nei paesi occidentali", spiega Paolo Ghia, direttore del Programma di ricerca strategica sulla leucemia linfatica cronica dell'Irccs ospedale San Raffaele di Milano e professore ordinario di Oncologia medica all'università Vita-Salute San Raffaele. "Nel 2024 in Italia sono stati stimati circa 2.750 nuovi casi. Una delle maggiori sfide nel trattamento dei pazienti, che in genere ricevono la diagnosi dopo i 70 anni e spesso presentano una o più comorbidità - sottolinea l'esperto - è trovare opzioni terapeutiche efficaci a lungo termine e ben tollerate. Il follow-up esteso dello studio Sequoia rafforza le evidenze a favore dell'uso di zanubrutinib. I pazienti continuano a mostrare un controllo della malattia duraturo e una sicurezza consistente nei bracci dello studio, tra cui i sottotipi genetici di leucemia linfatica cronica più difficili da trattare".
I nuovi dati relativi ai risultati riportati dai pazienti nella Cll recidivante refrattaria (Rr) - continua la nota - suggeriscono che zanubrutinib può offrire un profilo di effetti collaterali gestibile. I dati del follow-up a più di 6 anni confermano il ruolo fondamentale di zanubrutinib nei Cll/Sll come unico inibitore di Btk con Pfs duratura e benefici a lungo termine rispetto a un altro inibitore Btk. A tale proposito, è Alpine lo studio globale di fase 3, randomizzato, in aperto, multicentrico che ha valutato zanubrutinib rispetto a ibrutinib nei pazienti con Cll/Sll Rr che hanno ricevuto una o più precedenti terapie sistemiche. Nel follow-up a più di 6 anni, zanubrutinib ha continuato a mostrare un beneficio sostenuto di Pfs e importanti tassi di risposta, indipendentemente dallo stato di del(17p). Al follow-up di 73,5 mesi, la Pfs mediana per tutti i pazienti è risultata di 52,5 mesi; il tasso di Pfs a 60 mesi è stato del 47,3% (50,4% dopo l'aggiustamento per Covid-19). Tra i pazienti con del(17p), la Pfs mediana è stata di 49,9 mesi; il tasso di Pfs a 60 mesi del 38,2% (40,5% dopo l'aggiustamento per Covid-19). Al follow-up esteso di circa 12 mesi, il tasso di Cr/Cri ha continuato ad aumentare arrivando al 12,8%, dall'11,6% dell'ultimo report. Al follow-up esteso, la prevalenza dei principali eventi avversi di particolare interesse è rimasta stabile negli anni.
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Rifiuti, Carnimeo (Ecopneus): "Pneumatici fuori uso pilastro della filiera del riciclo"
11 dicembre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - “Della filiera del riciclo, quello degli pneumatici fuori uso (Pfu) è un pilastro fondamentale: è un motore di innovazione e competitività che genera benefici economici e ambientali tangibili per l'intero sistema Paese”. Così Giuseppina Carnimeo, direttore generale di Ecopneus, all'Adnkronos mentre è in corso oggi a Milano la Conferenza Nazionale sul Riciclo.
La conferma arriva dai numeri. “Da gennaio a fine novembre 2025, Ecopneus, società senza scopo di lucro per il tracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero dei Pneumatici Fuori Uso, costituita dai principali produttori di pneumatici operanti in Italia ha gestito oltre 180mila tonnellate di Pfu. Un risultato pienamente in linea per superare entro la fine dell'anno il target di legge del 20%, rispondendo così alla richiesta di extra raccolta formulata dal ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica. È un traguardo che conferma la capacità di Ecopneus di operare con responsabilità, efficienza e flessibilità, mettendo sempre al centro la tutela ambientale e l'interesse collettivo”, spiega Carnimeo ricordando che, in termini di benefici tangibili, “l'attività promossa da Ecopneus permette di evitare, ogni anno, circa 95mila tonnellate di CO2 e di generare un beneficio economico stimato in quasi 75 milioni di euro”.
Guardando al futuro, “le sfide che il sistema dei Pfu si trova ad affrontare si manifestano a più livelli, data la complessità della filiera, e riguardano: la frammentazione del panorama degli attori coinvolti, le coperture territoriali disomogenee e l'ingresso illegale sul mercato di una quota di pneumatici che eludono il versamento del contributo ambientale”. Per il dg di Ecopneus, si tratta di “un punto importante: ridurre il numero di operatori significherebbe favorire una concorrenza sana, assicurando al contempo una massa critica sufficiente per gestire i Pfu in modo efficace, con standard uniformi su tutto il territorio nazionale. Contrastare il fenomeno del nero e aumentare l'efficienza organizzativa sono passi chiave per rendere la filiera più equa, sostenibile ed efficace”.
Inoltre, “serve una razionalizzazione del sistema, per garantire uniformità di operatività e maggiore trasparenza. In questo senso, l'avvio del Renap - il Registro nazionale dei produttori istituito dal Mase - potrà contribuire in questa direzione”.
Da considerare, poi, anche “la grande sfida di aprire nuovi mercati per la gomma riciclata e quella di una profonda sensibilizzazione culturale: dobbiamo far comprendere che un Pfu non è un prodotto da smaltire, ma una risorsa strategica da valorizzare. Ecopneus, in collaborazione con università, amministrazioni e partner industriali, è in prima linea per superare queste sfide e rendere la circolarità una realtà diffusa e riconosciuta da tutti”. La gomma riciclata da Pfu può essere, infatti, impiegata in numerosi settori (applicazioni sportive, rigenerazione urbana, asfalti, isolanti acustici, ecc...).
Con gli asfalti modificati grazie all'utilizzo del polverino di gomma riciclata “stiamo costruendo un'infrastruttura stradale più resiliente, sicura e silenziosa che, ad oggi, è una realtà presente su oltre 900 km di strade in Italia. L'utilizzo della gomma non solo garantisce una durata di 2-3 volte superiore all'asfalto tradizionale, riducendo significativamente i costi di manutenzione per le Pubbliche Amministrazioni, ma migliora anche la qualità della vita delle persone, diminuendo l'inquinamento acustico. È una soluzione matura e all'avanguardia che combina durabilità, sicurezza e sostenibilità ambientale: un vero investimento per il Paese”.
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