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Verona, esplosione durante sgombero casa: morti tre carabinieri
14 ottobre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Tre carabinieri sono morti nell'esplosione avvenuta oggi durante uno sgombero in una casa rurale del comune di Castel d'Azzano (Verona) nel corso delle prime ore del mattino. L'esplosione ha provocato il crollo della struttura. Risultano tredici feriti tra carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco.
"È un bilancio molto doloroso, drammatico e tragico. Era un'operazione congiunta di polizia e, nel corso di quest'operazione, nel momento dell'accesso forzoso fatto all'interno di questo appartamento, i testimoni raccontano che è stato subito percepibile l'odore del gas e qualche istante dopo c'è stata la deflagrazione", ha detto il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi alla trasmissione 'Uno mattina news', con immagini esclusive del Tg1 sull'esplosione avvenuta a Castel d'Azzano.
Un episodio come questo, ha aggiunto il ministro, "segna la difficoltà di questo lavoro, la complessità, la potenziale pericolosità che dietro ogni operazione di questo tipo si nasconde: perché talvolta si fanno delle operazioni che celano poi queste insidie. È probabile che qualcuno all'interno abbia attivato una bombola del gas, e si è creato il presupposto per la deflagrazione: risulterebbe che le due persone titolari dell'appartamento poi si sono allontanate".
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Verona, esplosione durante sgombero casolare: morti tre carabinieri, 15 feriti. Fermati tre fratelli
14 ottobre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Tre carabinieri sono morti nell'esplosione avvenuta oggi durante uno sgombero in una casa rurale del comune di Castel d'Azzano (Verona) nel corso delle prime ore del mattino. L'esplosione ha provocato il crollo della struttura. Ci sono 15 feriti: 11 carabinieri sono stati trasportati, in codice rosso ma non in pericolo di vita, in quattro ospedali del luogo. Quattro agenti delle Uopi della polizia hanno riportato lesioni.
Un uomo e una donna, fratello e sorella, che occupavano il casolare dove si è verificata l'esplosione, sono stati fermati per accertamenti. Sono italiani. Poco dopo i carabinieri hanno fermato anche il terzo fratello, un 65enne, allontanatosi dopo l'esplosione, che è stato rintracciato dai militari del Nucleo Investigativo in una campagna di sua proprietà ed è stato fermato, senza opporre resistenza.
Questa mattina "erano diversi i provvedimenti giudiziari che stavamo eseguendo: nell'accedere all'abitazione ci siamo trovati di fronte a un gesto di assoluta follia. È stata accesa una bombola del gas. La deflagrazione ha colpito in pieno i nostri militari", ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Verona, Claudio Papagno, alla trasmissione 'Uno mattina news', dove sono state trasmesse immagini esclusive del Tg1 sull'esplosione avvenuta a Castel d'Azzano.
"Stiamo cercando di recuperare gli elementi a disposizione - ha aggiunto - ma questa è la ricostruzione: un gesto intenzionale fatto durante l'accesso dei militari in una palazzina in stato di abbandono in cui da diversi mesi gli occupanti si erano asserragliati al suo interno".
A quanto si apprende, uno dei tre occupanti del casolare già nel 2004, in occasione del precedente sgombero, si era cosparso di benzina per evitare le operazioni delle forze dell'ordine.
"Con profondo dolore apprendo della tragica scomparsa di tre Carabinieri e del ferimento di altri tredici tra militari dell'Arma, Vigili del Fuoco e Polizia, a seguito di un'esplosione avvenuta durante un'operazione di sgombero nel Veronese". Lo scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
"Il mio cordoglio e quello del Governo vanno ai familiari delle vittime. Ho voluto esprimere personalmente la mia vicinanza al Comandante Generale dell'Arma in una telefonata, estendendola a tutti i Carabinieri - prosegue la premier - Un pensiero va anche a tutte le Forze dell'Ordine e ai Vigili del Fuoco, che ogni giorno operano con dedizione e coraggio al servizio dello Stato".
"Ai feriti rivolgo l'augurio di una pronta guarigione e il ringraziamento va al personale sanitario e a tutti coloro che sono intervenuti con tempestività e professionalità. Seguo con partecipazione e dolore gli sviluppi di questa drammatica vicenda, che ci richiama al valore e al sacrificio quotidiano di chi serve l'Italia e i suoi cittadini", conclude Meloni.
"È un bilancio molto doloroso, drammatico e tragico. Era un'operazione congiunta di polizia e, nel corso di quest'operazione, nel momento dell'accesso forzoso fatto all'interno di questo appartamento, i testimoni raccontano che è stato subito percepibile l'odore del gas e qualche istante dopo c'è stata la deflagrazione", ha detto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, a 'Uno mattina news'.
Un episodio come questo, ha aggiunto il ministro, "segna la difficoltà di questo lavoro, la complessità, la potenziale pericolosità che dietro ogni operazione di questo tipo si nasconde: perché talvolta si fanno delle operazioni che celano poi queste insidie".
"Con immenso dolore ho appreso stamattina della tragica scomparsa di tre Carabinieri, caduti in servizio questa mattina a Castel d'Azzano, in provincia di Verona, travolti da un'esplosione durante un'operazione di sgombero. Desidero rendere onore alla memoria del Luogotenente Carica Speciale Marco Piffari, del Carabiniere Scelto Davide Bernardello e del Brigadiere Capo Qualifica Speciale Valerio Daprà, che hanno sacrificato la propria vita compiendo fino all'ultimo il loro dovere al servizio del Paese". Così in una nota il ministro della Difesa, Guido Crosetto.
"In questo momento di profonda tristezza, a nome mio personale, come Ministro della Difesa, come padre e come cittadino, e a nome di ogni donna e uomo della Difesa, esprimo il più sincero e commosso cordoglio alle famiglie delle vittime, ai loro cari e a tutta l'Arma dei Carabinieri. Ho manifestato la mia vicinanza al Comandante Generale dell'Arma, Generale Salvatore Luongo, assicurando la piena e concreta vicinanza della Difesa in questo momento così doloroso. La grande famiglia della Difesa - prosegue il ministro - si stringe con affetto e rispetto intorno ai familiari dei militari caduti".
"Esprimo inoltre - conclude Crosetto - la mia più sentita vicinanza e il mio pieno sostegno ai Carabinieri, agli agenti delle forze dell'ordine e ai Vigili del Fuoco rimasti feriti nell'esplosione. A loro va il nostro pensiero, la nostra gratitudine e l'augurio di una pronta guarigione. Il loro coraggio, la loro dedizione e il loro spirito di servizio rappresentano un esempio straordinario di amore per il Paese e per i valori che lo tengono unito".
"L'unica fortuna era la presenza dei vigili del fuoco. Se dovesse essere confermata la dinamica di un'esplosione volontaria, qui siamo in presenza del reato di strage e omicidio plurimo. Che è punito con la pena dell'ergastolo". Così il magistrato Valerio de Gioia a 'Uno mattina news'.
"Si parla di un casolare occupato - prosegue de Gioia - oggi si dava corso a un decreto di perquisizione. Probabilmente c'erano delle molotov, e questo potrebbe in qualche modo spiegare poi la scelta dissennata, se confermata, di far esplodere tutto". E il fatto che i tre occupanti del casolare avessero già minacciato di far esplodere tutto, secondo il magistrato, "spiega anche l'orario in cui si è data esecuzione al decreto di perquisizione: solitamente anche gli sgomberi si fanno all'alba, per evitare problematiche o difficoltà. La presenza dei vigili del fuoco lascia intuire che le forze dell'ordine fossero consapevoli. Forze dell'ordine che si sono limitate a eseguire un provvedimento dell'autorità giudiziaria".
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Russia, l’affondo di Rutte: "Idiota se attacca la Nato"
14 ottobre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Il segretario generale della Nato Mark Rutte torna a sfidare pubblicamente la Russia di Vladimir Putin. Se Mosca fosse "così idiota" da attaccarci, ha avvertito all'assemblea parlamentare dell'Alleanza atlantica a Lubiana, in Slovenia, la guerra aperta tra Russia e Nato che ne seguirebbe sarebbe "molto diversa" da quella che infuria da poco meno di quattro anni in Ucraina. Con il linguaggio franco che lo caratterizza l'olandese, politico ultra-navigato, è tornato a stuzzicare Mosca, impegnata in una sanguinosa guerra di aggressione all'Ucraina, che dura da poco meno di quattro anni senza che il fronte abbia registrato spostamenti significativi dalla fine del 2022.
"Speriamo che non accada mai - ha affermato - ma, se la Russia fosse così idiota da attaccarci, sarebbe guerra aperta tra la Russia e la Nato. Sarebbe diversa dalla guerra tra Russia e Ucraina, per molte ragioni che non posso approfondire ora, perché non vogliamo dare loro vantaggi informativi, ma sarebbe diversa". Anche perché, ma questo Rutte non l'ha detto, si confronterebbero direttamente almeno due potenze nucleari, se non quattro, con tutto quel che ne conseguirebbe. L'Ucraina, invece, ha riconsegnato alla Russia il suo arsenale atomico a metà degli anni Novanta, in cambio di garanzie di sicurezza che, alla prova dei fatti, si sono rivelate insufficienti.
Per Rutte, comunque, "siamo molto, molto più forti dei russi. E loro lo sanno". Tuttavia, Mosca si è riarmata con la guerra in Ucraina e la Nato deve evitare di perdere il passo, per evitare al Cremlino prendano piede strane idee. Di qui la spinta al riarmo e all'aumento delle spese nella difesa, non solo per "compiacere gli americani", i quali pure sanno bene che la sicurezza degli Usa passa per "un Atlantico, un'Europa e un Artico sicuri". Per Rutte, in ogni caso, la Russia non è così forte come finge di essere, come dimostra il sostanziale ritiro delle sue navi e dei suoi sommergibili dal Mediterraneo: "La task force del Mediterraneo - ha notato - era una volta un mix di navi di superficie, sottomarini e navi di supporto. Oggi non c'è quasi più alcuna presenza navale russa nel Mediterraneo".
Nel Mare Nostrum resta solo, ha continuato Rutte, "una lunga e frammentata presenza russa, che zoppica verso casa. Che cambiamento rispetto al romanzo di Tom Clancy del 1984. La caccia a Ottobre rosso oggi sembra più una caccia al meccanico più vicino", ha sferzato. Tuttavia, ha aggiunto, Mosca resta "profondamente pericolosa" e quindi è "essenziale" prepararsi ad affrontare le "minacce" che ne derivano. Per Rutte, "non dovremmo sottovalutare la minaccia della Russia", ma "non dovremmo nemmeno sopravvalutarne le capacità".
I missili ipersonici che la Russia ha sviluppato, ha ribadito Rutte, possono colpire le città europee nel giro di "qualche minuto". Si tratta di missili che viaggiano a velocità Mach 5, cinque volte quella del suono, e che sono difficili da intercettare. Non a caso, il segretario generale ha sottolineato che la Nato dovrà "quintuplicare" gli sforzi nella difesa aerea, che "sappiamo saranno costosi". Allo scopo, i ministri della Difesa dell'Alleanza si ritroveranno dopodomani a Bruxelles per discutere di "come rafforzare ulteriormente la nostra posizione di difesa e deterrenza, anche alla luce dei recenti incidenti", cioè i ripetuti sconfinamenti di aerei e droni, russi o di provenienza non accertata, nei cieli di diversi Paesi Nato.
I ministri, in particolare, "discuteranno - ha detto Rutte - dei piani per raggiungere il nuovo obiettivo di investimento nella difesa" fissato all'Aja, cioè una spesa nella difesa 'core' pari al 3,5% del Pil e nella sicurezza pari all'1,5%, entro il 2035, per raggiungere il quale occorreranno "percorsi credibili". I ministri parleranno anche degli "sforzi per aumentare la produzione nella difesa. Tutto ciò contribuisce a garantire che restiamo pronti e in grado di difendere i nostri cittadini".
Il segretario generale ha citato ancora una volta Roma, che per un missile russo ipersonico russo, ha sottolineato, dista appena "cinque minuti" da Kiev. E, rivolgendosi al deputato italiano Lorenzo Cesa, ha evidenziato il ruolo importantissimo del governo e del Parlamento italiani nel convincere l'opinione pubblica dell'asserita pericolosità di Mosca.
Il politico olandese sa bene che in Italia, come in Spagna e altri Paesi dell'Europa Occidentale e Meridionale, la Russia è vista da buona parte della popolazione in modo molto diverso da come viene vista nei Paesi che hanno provato sulla propria pelle cosa significhi vivere sotto il 'giogo russo', zarista o sovietico. In Italia, in più, c'era il Pci, il più grande partito comunista d'Occidente: i rapporti della Repubblica con l'Urss sono stati a lungo buoni, anche sul piano economico.
L'ex premier olandese ha lodato esplicitamente Giorgia Meloni, "amica" dell'Alleanza atlantica, che da destra ha ancorato saldamente il suo governo ad una posizione filoucraina. Quanto a Mosca, il segretario generale ha ricordato ancora una volta che la guerra in Ucraina ha comportato "un costo incredibile: più di milione di russi uccisi o gravemente feriti. Nel 2022 la Russia pensava di poter schiacciare l'Ucraina in pochi giorni: oggi ci troviamo nel quarto anno della sua brutale guerra". La Russia, oggi, "fatica ad avanzare. L'esercito russo è sottoposto ad una enorme tensione", in Ucraina e altrove, ha rimarcato.
Rutte ha ripetuto, con altri toni, gli avvertimenti già lanciati a Mosca dalla Polonia, che ha diffidato i russi dal "frignare" se uno dei loro aerei venisse abbattuto sui cieli polacchi. Se gli aerei o gli oggetti volanti russi che sorvolano lo spazio aereo della Nato "costituiscono una minaccia", ha detto il segretario generale, allora "possiamo attuare la soluzione definitiva", cioè abbatterli, altrimenti "li accompagneremo docilmente fuori dal nostro spazio aereo", come hanno fatto gli F35 italiani in Estonia, un modus operandi che, ha evidenziato, "credo sia stato molto saggio".
Il contrasto tra quanto sta avvenendo nel Medio Oriente e la guerra che continua a macinare vite in Ucraina non sfugge a Rutte, che ha definito una "grande notizia" la tregua raggiunta nella Striscia di Gaza, con la liberazione degli ostaggi ancora detenuti da Hamas. Una soluzione, ad una guerra scoppiata alle porte dell'Europa, in cui l'Europa non ha sostanzialmente toccato palla: alla guerra hanno posto fine gli Usa di Donald Trump, che appaiono sempre meno interessati ad un ruolo di primo piano nella gestione della guerra in Ucraina.
La gestione e gli oneri di quel conflitto, ad oggi, appaiono sempre più affidati agli europei, con il disimpegno progressivo degli Usa dal sostegno a Kiev. Per ora non si intravedono spiragli di pace: Secondo Rutte, "abbiamo ancora molto lavoro da fare in Europa", ma "possiamo costruire sul successo" ottenuto da Trump in Medio Oriente. (di Tommaso Gallavotti)
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Trump lancia la fase 2 per Gaza, Meloni: "Stato palestinese se rispettati accordi"
14 ottobre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - "Ci sono voluti tremila anni per arrivare fin qui". Quando Donald Trump posa la penna con cui ha appena firmato lo storico accordo di pace in Medio Oriente, la sala dell'International Conference Center di Sharm el-Sheikh, gremita da oltre venti leader internazionali, esplode in un applauso. La premier Giorgia Meloni sorride e ringrazia il presidente americano quando, passando in rassegna i capi di Stato e di governo giunti in Egitto per il vertice della possibile svolta, la omaggia con parole di stima: "Sta facendo un ottimo lavoro".
Gaza, firmato accordo a Sharm. Trump: "Tremila anni per arrivare alla pace"
In primo piano, la grande scritta a caratteri cubitali 'Peace 2025' incornicia la scena ma somiglia a un auspicio. Un augurio che Meloni e gli altri leader sperano possa tradursi in una pace duratura e solida. Il percorso, ammette Meloni, è ancora lungo, ma la prospettiva resta quella "dei due Stati". E il rispetto degli accordi siglati oggi, aggiunge, avvicina il riconoscimento dello Stato palestinese da parte dell'Italia, quando si verificheranno "le condizioni poste anche dal Parlamento" con l'ultima risoluzione della maggioranza.
Il summit egiziano, ospitato in una delle località turistiche più note al mondo, segna il magic moment internazionale di Trump. Il vertice - iniziato con oltre tre ore di ritardo a causa della visita del presidente americano in Israele, dove ha tenuto un lungo discorso davanti alla Knesset - ha visto l'ex tycoon dominare la scena insieme al padrone di casa, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, uno dei principali tessitori della trattativa che ha portato al cessate il fuoco tra Israele e Hamas e al rilascio completo degli ostaggi ancora nelle mani dei fondamentalisti palestinesi. Ma gli onori vanno anche allo sceicco del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, e al presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, altri due protagonisti decisivi del negoziato. Saranno proprio loro, insieme a Trump e ad al-Sisi, a firmare gli accordi, seduti fianco a fianco in prima fila.
Trump è stato il primo a firmare l'accordo: "Ci sono voluti tremila anni per arrivare fin qui". "Questa è una giornata incredibile per il mondo, è una giornata incredibile per il Medio Oriente", ha dichiarato Trump, che. prima della firma, ha specificato che l'accordo sarà "molto complessivo" e "fisserà regole e procedure", ribadendo perentoriamente che "funzionerà". Questo "è il giorno per cui le persone in tutta la regione e in tutto il mondo hanno lavorato, lottato, sperato e pregato", ha aggiunto Donald Trump, secondo cui è stato "raggiunto ciò che tutti dicevano fosse impossibile: finalmente abbiamo la pace in Medio Oriente". "Per tanti decenni -ha dichiarato - si è detto che la terza guerra mondiale sarebbe scoppiata in Medio oriente, non accadrà. La terza guerra mondiale non scoppierà in Medio Oriente e auspicabilmente non ci sarà".
Il presidente americano ha quindi espresso la sua "enorme gratitudine alle nazioni arabe e musulmane" che, a suo dire, "hanno contribuito a rendere possibile questa incredibile svolta".
Giorgia Meloni sa bene che il difficile comincia ora. Cessate le ostilità, si apre quella che Trump ha definito la "fase 2 di Gaza". E l'Italia vuole esserci. La premier elogia l'impegno del presidente americano al termine di una giornata che definisce "storica", suggellata dalla liberazione degli ultimi ostaggi israeliani ancora vivi: "Credo che Trump abbia ragione nel dire che è il suo più grande successo diplomatico, anche se noi gli auguriamo di conseguirne altri, a partire dall'Ucraina". Aiuti umanitari, assistenza sanitaria, sicurezza e ricostruzione sono i cardini dell'impegno italiano per Gaza. "Sul piano della ricostruzione siamo pronti a fare la nostra parte", spiega Meloni, "sia attraverso la cooperazione allo sviluppo, sia coinvolgendo il nostro settore privato". Per quanto riguarda gli aiuti umanitari, l'Italia "andrà avanti con l'iniziativa 'Food for Gaza'", mentre sul fronte sanitario gli sforzi di Roma proseguiranno "non solo continuando a evacuare i bambini che necessitano di cure nei nostri ospedali, ma anche portando strutture mediche direttamente sul posto".
Quanto alla sicurezza, ricorda Meloni, "i nostri carabinieri da anni formano la polizia palestinese a Gerico e l'Italia partecipa alla missione europea a Rafah". Ma il governo è pronto anche "a rafforzare la propria presenza militare a Gaza, fino a valutare la partecipazione a una forza di stabilizzazione sotto mandato Onu". Un passo, precisa, che richiederebbe un voto parlamentare: "Spero che, per una volta, si possa votare all'unanimità".
Non si tratterebbe, puntualizza la premier, di una missione di "interposizione", ma di un "monitoraggio del cessate il fuoco". Il governo, aggiunge, condenserà tutte le proposte italiane in un paper da condividere con i partner internazionali: "Un documento che riassuma tutto ciò che l'Italia può fare e su cui può dare un contributo concreto. Ora bisogna procedere a passi spediti, dare il segnale della concretezza".
Dell'impegno italiano per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza, Meloni ha parlato anche negli incontri bilaterali a margine del vertice. Durante il colloquio con al-Sisi, la premier ha ribadito il sostegno dell'Italia al rilancio di "un processo politico verso un quadro di pace, sicurezza e stabilità in Medio Oriente basato sulla soluzione dei due Stati", affrontando anche temi bilaterali come l'energia e i progetti legati al Piano Mattei. "È necessario creare le condizioni per una rapida ricostruzione della Striscia e fornire il quadro politico che porti alla nascita di uno Stato palestinese indipendente, in linea con la legalità internazionale", ha dichiarato al-Sisi, secondo quanto riferito dal suo portavoce.
A seguire, si è tenuto un incontro allargato con il primo ministro britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente turco Erdogan, l'emiro del Qatar Al Thani, il primo ministro canadese Michael Carney, il re di Giordania Abdullah II e il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan Al Saud. Secondo fonti italiane, la riunione ha permesso di discutere i prossimi passi per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza, "a partire dall'urgenza immediata di ampliare l'accesso umanitario per rispondere agli enormi bisogni della popolazione civile".
Nella foto di famiglia scattata prima del summit - dove Meloni è l'unica donna tra i leader presenti - spicca l'assenza di Benjamin Netanyahu. La partecipazione del primo ministro israeliano non era prevista, ma Trump aveva esercitato forti pressioni perché fosse presente in Egitto. Alla fine, però, Netanyahu ha dato forfait, complice l'inizio della festività ebraica di Simchat Torah, che ricorre in serata. È invece presente il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese, Mahmoud Abbas, che si intrattiene a lungo con Trump durante la stretta di mano sotto i flash e davanti alle telecamere. Spenti i riflettori, i leader lasciano Sharm el-Sheikh. I tempi più duri per Gaza, forse, sono alle spalle. Ora, ufficialmente, si apre la Fase 2.
(dall'inviato Antonio Atte)
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Israele, Netanyahu primo premier incriminato in carica: le accuse e la richiesta di grazia di Trump
14 ottobre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Primo premier in carica ad essere incriminato in Israele nel 2019, Benjamin Netanyahu è accusato di corruzione, frode e abuso di ufficio in tre vicende distinte, ma collegate. Per tutti e tre i capi d'imputazione si è dichiarato ''non colpevole'', parlando di ''tentato golpe'' e di ''caccia alle streghe'' da parte della sinistra. E mercoledì dovrà testimoniare nel processo a suo carico presso il tribunale distrettuale di Gerusalemme, dopo che i giudici hanno respinto la sua richiesta di rinviare l'udienza per due ''incontri diplomatici e urgenti'', uno dei quali con il presidente cipriota Nikos Christodoulides. L'udienza era già stata spostata a mercoledì per via della festività di Sukkot e i giudici non hanno ritenuto fosse opportuno rinviare oltre.
Nel cosiddetto caso 1000, Netanyahu è accusato, insieme alla moglie Sara, di avere ricevuto regali sotto forma di casse di sigari e champagne per un valore di oltre 260mila dollari da miliardari in cambio di favori politici. Ed è questo il caso a cui ha fatto riferimento il presidente americano Donald Trump intervenendo alla Knesset e rivolgendosi al presidente israeliano Isaac Herzog. ''Ho un'idea. Signor presidente, perché non gli concede la grazia?'', ha detto Trump aggiungendo "sigari e un po' di champagne, chi se ne importa".
Nei mesi scorsi, quando il presidente americano aveva scritto su Truth social che il processo a Netanyahu andava ''annullato immediatamente o va concessa la grazia a un grande eroe'', il leader dell'opposizione Yair Lapid aveva detto che Trump "non dovrebbe interferire in un processo giudiziario in un paese indipendente".
Nel caso 4000, invece, l'accusa nei confronti di Netanyahu è quella di aver varato regolamenti favorevoli per centinaia di milioni di dollari alla compagnia di telecomunicazioni Bezeq, in cambio di una copertura a lui favorevole da parte del sito di informazione di Walla, il cui editore Shaul Elovitch era anche maggiore azionista della Bezeq. Infine, nel caso 2000, Netanyahu avrebbe chiesto una copertura giornalistica a lui favorevole sul quotidiano Yedioth Ahronot, in cambio di misure economicamente dannose per un giornale rivale.
Il processo, iniziato il 24 maggio del 2020, si è protratto per anni, in parte a causa delle ripetute tattiche dilatorie di Netanyahu. L'ex capo dell'agenzia per la sicurezza interna israeliana ha accusato il primo ministro di aver cercato di usare i poteri esecutivi per rallentare il caso. La legge israeliana non richiede che il premier incriminato si dimetta fino all'eventuale condanna.
Durante il suo attuale mandato, iniziato alla fine del 2022, Netanyahu ha promosso riforme giudiziarie di ampia portata, criticate da alcuni come un tentativo di indebolire il potere dei tribunali. Tali proposte hanno generato imponenti manifestazioni, interrotte solo dall'inizio del conflitto a Gaza. Il Primo Ministro israeliano è inoltre oggetto di un mandato d'arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale (CPI) per sospetti crimini di guerra commessi durante l'offensiva governativa contro i militanti di Hamas a Gaza.
In un post sulla sua piattaforma social Truth Social a giugno, Trump ha descritto i processi a carico di Netanyahu come una "caccia alle streghe politica", paragonandola alla "caccia alle streghe che sono stato costretto a sopportare". Trump ha ripetutamente accusato i suoi oppositori politici di aver utilizzato il Dipartimento di Giustizia per perseguitarlo durante il suo periodo fuori dalla carica.
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