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Municipio I Roma, pista ciclabile e marciapiede, concluso rifacimento largo Trionfale-via Barletta
13 ottobre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Si è concluso il primo tratto dei lavori di rifacimento e riqualificazione della pista ciclabile e del marciapiede nel I Municipio di Roma, nella sezione compresa tra Largo Trionfale e Via Barletta. Gli interventi hanno interessato non solo il manto della pista ciclabile, si legge in una nota, ma hanno previsto il completo rifacimento del marciapiede adiacente, la sistemazione delle angolature degli alberi e dei cordoli stradali. I lavori proseguiranno ora nel tratto successivo, da Via Barletta a Via Dalla Chiesa, per poi estendersi fino a Lungotevere. Successivamente, si darà il via alla manutenzione su Via Andrea Doria.
Il I Municipio desidera esprimere un sentito ringraziamento per l'impegno e la professionalità dimostrati dagli uffici del Simu (Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana) e all'Ass. ai Lavori Pubblici Ornella Segnalini. "La riqualificazione di questa importante arteria ciclabile e pedonale è un passo fondamentale per restituire dignità e sicurezza a uno dei quartieri centrali di Roma", dichiara Lorenza Bonaccorsi, presidente del I Municipio. "Il nostro impegno per una mobilità più sostenibile e un maggiore decoro urbano è costante. Questi lavori, che riguardano l'intera area circostante esistente, dimostrano l'attenzione del Municipio per la qualità della vita dei residenti e di chi vive il centro storico. Ringraziamo - conclude Bonaccorsi - tutti gli uffici e l'Assessorato per la collaborazione proficua".
"Questi interventi di manutenzione e rifacimento sono un esempio virtuoso di come la sinergia tra Municipio e Assessorati centrali possa produrre risultati concreti e tangibili per la comunità - aggiunge Jacopo Scatà, assessore al Commercio e Attività Produttive del Municipio Roma I Centro - Continuare ad investire nella manutenzione delle nostre infrastrutture, dalle piste ciclabili ai marciapiedi, è essenziale per il benessere e il futuro del nostro territorio”.
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Ricerca: lo sport come medicina per frenare declino cognitivo pazienti con Parkinson
13 ottobre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Circa un quarto dei pazienti con malattia di Parkinson presenta un lieve deterioramento cognitivo fin dalle prime fasi della malattia. In un considerevole numero di questi individui, negli anni successivi, il disturbo cognitivo può evolvere fino alla demenza. Attualmente non esistono terapie di provata efficacia per prevenire questa progressione. Gli stili di vita, l'attività fisica, il contesto familiare, le attività che richiedono concentrazione e impegnano la memoria incidono sul modo in cui il cervello invecchia. In altre parole, l'esercizio fisico può essere una vera e propria medicina che migliora le prestazioni della nostra mente. La Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs di Roma annuncia l'avvio del progetto 'Move-Brain-Pd' (Movement improves brain health and cognition in Parkinson's disease), uno studio internazionale volto a dimostrare come l'attività fisica aerobica possa migliorare le funzioni cognitive e rallentarne il declino nella malattia di Parkinson.
Il progetto, finanziato nell'ambito del bando Era4Health Joint transnational call for proposals 2024 'Modulation of brain ageing through nutrition and healthy lifestyle' (NutriBrain), è coordinato da Paolo Calabresi, direttore dell'Uoc di Neurologia della Fondazione Gemelli Irccs e ordinario di Neurologia all'Università Cattolica del Sacro Cuore. Il progetto - riporta una nota - coinvolge un network multidisciplinare di eccellenza: Paolo Calabresi e Anna Rita Bentivoglio della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs - Università Cattolica del Sacro Cuore, che si occupano del coordinamento e della sperimentazione clinica; Cristian Falup-Pecurariu della Transilvania University Brasov (Romania), che coordina l'Unità di reclutamento clinica; Tiago Outeiro della University Medical Center Goettingen (Germania), per le analisi molecolari e lo studio delle modifiche dell'alfa-sinucleina, la molecola il cui accumulo tossico è coinvolto nella malattia.
Lo scorso 19 settembre - si legge - si è svolto a Roma presso la Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs il kick-off meeting del progetto, che ha riunito tutti i partner del consorzio. Oltre agli sperimentatori principali, hanno partecipato all'incontro i dottori Giulia Di Lazzaro, Danilo Genovese e Angelo Tiziano Cimmino (Fondazione Gemelli) e le dottoresse Irina Ivan e Laura Irincu (Università di Brasov), confermando l'avvio operativo delle attività di ricerca e la piena sinergia tra i centri coinvolti.
Obiettivo di Move-Brain-Pd: valutare l'efficacia di un programma di allenamento aerobico domiciliare, monitorato da remoto, su funzioni cognitive e sintomi motori in pazienti con malattia di Parkinson e lieve compromissione cognitiva (Pd-Mci). Inoltre i ricercatori studieranno i biomarcatori di infiammazione e neurodegenerazione e le modifiche della proteina alfa-sinucleina, per comprendere i meccanismi biologici alla base dei benefici dell'attività fisica. Gli scienziati si occuperanno anche di capire i fattori che favoriscono o ostacolano l'aderenza all'esercizio fisico, per sviluppare programmi educazionali personalizzati che promuovano stili di vita salutari nella comunità dei pazienti. Nello studio i pazienti si impegneranno ad allenarsi almeno due volte alla settimana per un anno. Quindi verranno visitati e verranno sottoposti a un prelievo di sangue che permetterà di analizzare i marcatori che misurano l'andamento dell'infiammazione e del processo degenerativo.
"Dimostrare che le persone con malattia di Parkinson possono e devono essere parte attiva della cura, modificando lo stile di vita per rallentare e mitigare i sintomi della malattia, è fondamentale. I risultati del progetto - spiega Calabresi - serviranno per stilare delle raccomandazioni nazionali interloquendo con le istituzioni e le società scientifiche, per mettere in campo strategie di sensibilizzazione sul modello di quanto fatto nelle malattie cardiovascolari negli ultimi decenni". Move-Brain-Pd - conclude la nota - rappresenta un passo importante verso la definizione di protocolli di attività fisica mirati, sostenibili e scientificamente validati, potenzialmente in grado di modificare la traiettoria della malattia in un contesto di vita reale.
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"Hamas viola accordo e restituisce solo 4 corpi", famiglie ostaggi accusano
13 ottobre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Hamas consegnerà oggi solo quattro corpi di ostaggi deceduti. E' la denuncia dell'Hostages and Missing Families Forum, che stigmatizza la "violazione dell'accordo" previsto dal piano di pace per Gaza. L'intesa tra Israele e Hamas prevede la restituzione dei corpi degli ostaggi deceduti durante la prigionia. "Le famiglie degli ostaggi sono rimaste scioccate e costernate nell'apprendere che oggi verranno restituiti solo quattro corpi di ostaggi deceduti, sui 28 detenuti da Hamas", ha scritto il Forum in una nota. "Ciò rappresenta una palese violazione dell'accordo da parte di Hamas. Ci aspettiamo che il governo israeliano e i mediatori adottino misure immediate per porre rimedio a questa grave ingiustizia".
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che oggi è intervenuto alla Knesset, prima del suo discorso ha incontrato alcuni familiari degli ostaggi israeliani. Lo rende noto l'Hostages and Missing Families Forum condividendo due foto dell'incontro su 'X'. In una delle immagini sono in piedi accanto a Trump Ruby Chen e Ronen Neutra, i cui figli Itay Chen e Omer Maxim Neutra sono stati entrambi uccisi il 7 ottobre 2023. I loro corpi sono ancora trattenuti nella Striscia di Gaza.
Nel corso della giornata, Hamas ha liberato 20 ostaggi, gli unici in vita dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023. I 20 uomini, reduci da oltre 2 anni di prigionia a Gaza, sono stati consegnati alla Croce Rossa e quindi alle forze di sicurezza israeliane (Idf).
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Barghouti, il leader che potrebbe unire i palestinesi resta in carcere
13 ottobre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Per molti palestinesi è l'unica persona in grado di riunire Gaza e Cisgiordania sotto una stessa leadership. Per Israele, invece, la sua libertà rappresenta un rischio troppo grande. Marwan Barghouti, il leader di Fatah simbolo della prima e della seconda Intifada, resterà in carcere dopo aver passato già 23 anni dietro le sbarre. Malgrado le pressioni internazionali e le richieste di rilascio arrivate anche da gruppi per i diritti umani, Tel Aviv ha nuovamente escluso la sua scarcerazione.
Considerato dall'Economist "il prigioniero più importante del mondo", da alcuni definito il "Mandela palestinese", Barghouti è l'unico esponente della scena palestinese ritenuto in grado di colmare il vuoto di leadership lasciato da Mahmoud Abbas e di gettare le basi per un nuovo progetto nazionale. La sua figura, popolare in tutti i Territori - anche tra i sostenitori di Hamas - è vista come l'unica capace di unificare le diverse anime del movimento palestinese.
"Israele teme la capacità di Barghouti di unire il popolo palestinese dietro di lui", ha dichiarato all'emittente turca Trt Alon Liel, ex direttore generale del ministero degli Esteri israeliano.
E i numeri sembrano confermarlo: da alcuni anni, Barghouti guida i sondaggi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza come candidato più popolare per la presidenza dell'Autorità nazionale palestinese (Anp).
Il suo nome è da tempo in cima alle liste dei detenuti che Hamas, nonostante la rivalità storica con Fatah, chiede di liberare in cambio degli ostaggi israeliani. Ma Israele ha sempre opposto un netto rifiuto, temendo che il suo rilascio possa riaccendere una leadership palestinese credibile e trasversale.
Dalla prigione di Hedarim, dove sta scontando cinque ergastoli per attacchi contro israeliani - accuse che ha sempre negato - Barghouti ha continuato a esercitare un ruolo politico. È stato tra i promotori del Documento dei Prigionieri Palestinesi (o Documento di riconciliazione nazionale), sottoscritto da esponenti di Hamas, Fatah e Jihad islamica, che invoca la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale e confini basati sulle linee del 1967.
Per l'analista Ramzy Baroud, Barghouti rappresenta "una generazione di leader meno faziosa e più nazionalista", mentre per Zaha Hassan, ricercatrice del Carnegie Endowment for International Peace, la sua figura potrebbe "fungere da ponte tra il conflitto e un futuro accordo politico con Israele".
Nato nel 1962 a Kobar, vicino Ramallah, Barghouti fu un leader studentesco all'Università di Bir Zeit. Venne arrestato per la prima volta a 18 anni e trascorse sei anni in prigione, dove imparò l'ebraico. Espulso nel 1987, tornò in Cisgiordania nel 1993 nell'ambito degli Accordi di Oslo e divenne segretario generale di Fatah in Cisgiordania e deputato del Consiglio legislativo. In questi ruoli si distinse per la denuncia della corruzione e degli abusi del potere dell'Anp.
Durante la seconda Intifada venne accusato da Israele di aver fondato le Brigate dei Martiri di al-Aqsa. Catturato nel 2002 a Ramallah, dopo essere sfuggito a un attentato l'anno precedente, da allora è in carcere.
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Cancro al colon, microbioma può predirne rischio e guidare diagnosi precoce
13 ottobre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Il microbioma intestinale può predire il rischio di un individuo di sviluppare il tumore al colon-retto, e potrà diventare un vero e proprio sensore precoce di salute, alla base di test di screening non invasivi e personalizzati. A svelarlo è uno studio congiunto tra l'Università degli Studi di Bari Aldo Moro, con il Dipartimento interuniversitario di Fisica e il Dipartimento di Scienze del Suolo della Pianta e degli Alimenti, l'Università di Firenze e l'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). Lo studio, nato nell'ambito di un progetto finanziato dal Pnrr, è coordinato dalla professoressa di UniBa Sabina Tangaro, ed è stato pubblicato su Gut Microbes, rivista internazionale di riferimento per la ricerca sul microbioma intestinale. Il lavoro presenta - riporta una nota - un approccio innovativo e personalizzato alla diagnosi precoce del tumore al colon-retto, basato sull'utilizzo di intelligenza artificiale spiegabile (Xai) per analizzare i profili microbici intestinali. Gli autori dello studio sono fisici, medici e biologi che hanno unito le proprie competenze per sviluppare un approccio innovativo e trasparente per la diagnosi precoce.
Si parte da un assunto: il carcinoma del colon-retto (Crc) rappresenta la seconda causa di morte per cancro nel mondo. Per scoprirlo, lo standard diagnostico oggi prevede la colonscopia, un'analisi invasiva con limitata adesione da parte della popolazione, per cui si rendere urgente lo sviluppo di metodi alternativi, non invasivi ed efficaci per identificare precocemente le persone a rischio. Lo sviluppo del tumore al colon avviene attraverso una sequenza evolutiva ben definita – da epitelio sano ad adenoma, fino al carcinoma invasivo – ma i meccanismi molecolari alla base di questa progressione sono ancora in parte sconosciuti. Studi crescenti sul microbioma intestinale suggeriscono che alcune specie batteriche presenti nell'intestino possano giocare un ruolo cruciale nella genesi e progressione del carcinoma al colon, influenzando infiammazione, risposta immunitaria e metabolismo cellulare.
Lo studio sviluppato dalle Università di Bari e Firenze insieme all'Infn - si legge - ha utilizzato l'Intelligenza artificiale spiegabile (Xai) per analizzare dati di sequenziamento genetico da campioni fecali di 453 pazienti, con l'obiettivo di identificare biomarcatori microbici predittivi della presenza di adenomi o tumore. Il modello ha mostrato ottime prestazioni, riuscendo a identificare in modo molto accurato i soggetti a rischio anche su un gruppo indipendente di pazienti italiani, dove ha raggiunto un livello di precisione pari all'89% nel riconoscere i casi realmente a rischio, riducendo al minimo i falsi allarmi. Grazie all'approccio spiegabile, è stato inoltre possibile individuare le specie batteriche più rilevanti, come Fusobacterium e Peptostreptococcus (associate a rischio aumentato) e il gruppo Eubacterium eligens (associato a rischio ridotto).
Oltre a predire il rischio, l'intelligenza artificiale - dettaglia la nota - ha permesso di svelare le connessioni nascoste tra i batteri. Uno degli aspetti più innovativi dello studio è stato infatti l'impiego degli Shap interaction values, che hanno permesso di andare oltre l'identificazione dei singoli batteri, analizzando le interazioni tra generi microbici e la loro influenza combinata sul rischio di tumore. Il microbioma è stato così interpretato come una rete complessa, in cui i microrganismi possono agire in modo sinergico o antagonista. L'analisi ha permesso di identificare sottogruppi di pazienti con adenoma che presentano profili batterici simili a quelli osservati nei pazienti con carcinoma, suggerendo l'esistenza di stati di transizione microbica potenzialmente rilevabili prima della comparsa clinica del tumore.
In particolare, in questi sottogruppi a più alto rischio sono emersi generi batterici centrali (hub) che sembrano svolgere un ruolo chiave nella rete microbica: in alcuni casi, Peptostreptococcus è risultato il nodo più connesso, con forti interazioni con Fusobacterium, Parvimonas e Porphyromonas; in altri, il centro della rete era dominato da Fusobacterium, con contributi da parte di altri generi come Lachnospiraceae UCG-010. Queste configurazioni microbiche ricorrenti, più che la presenza isolata di singoli batteri, sembrano associarsi ai profili di rischio più elevato, aprendo la strada a una valutazione del rischio basata sulle dinamiche dell'ecosistema microbico piuttosto che su singoli marcatori. Grazie all'adozione dell'intelligenza artificiale spiegabile, questo lavoro offre un modello predittivo non solo efficace, ma anche trasparente e interpretabile, favorendo una possibile integrazione nella pratica clinica per migliorare la prevenzione personalizzata del cancro al colon-retto.
"Questo studio ci insegna che non basta sapere quali batteri sono presenti: bisogna capire come si influenzano a vicenda. È la rete microbica che fa la differenza - spiegano la coordinatrice del progetto, Sabina Tangaro e Amedeo Amedei (Università Firenze) - La Xai ci permette di leggere il microbioma come un sistema complesso, ma con strumenti alla portata del clinico".
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