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Vaticano, padre Georg: "Prima che Papa Francesco morisse gli ho chiesto scusa"
11 dicembre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Mons. Georg Gänswein e papa Francesco hanno avuto un rapporto conflittuale ma poco prima che il pontefice argentino morisse c'è stata la riconciliazione. Lo ha raccontato lo stesso mons. Ganswein ai margini della presentazione di un volume di omelie inedite di Benedetto XVI: "Con Francesco non era sempre facile il rapporto, ma prima che morisse sono andato da lui e mi sono scusato".
"La realtà - ha detto Ganswein, oggi nunzio apostolico in Lituania - è realtà: c'è stato qualcosa che non funzionava e io non ho chiuso gli occhi e ho chiesto scusa". Padre Georg a giugno è stato a S. Maria Maggiore: "Sono andato sulla tomba di Francesco. E ho pregato".
E sulla possibilità di un ritorno a Roma: "Dopo 28 anni a Roma il mio cuore è romano". "Non sono profeta - ha aggiunto ai margini della presentazione del volume - io ora ho questa bella sfida nei Paesi Baltici e sotto l'aspetto geopolitico c'è una situazione non facile. Sento una certa preoccupazione".
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Dazi, Maoddi (Consorzio Pecorino Romano): "Non ci rassegniamo a 15%, lavoriamo per dazio zero"
11 dicembre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Sul dazio al 15% negli Usa per il pecorino romano "noi assolutamente non abbiamo intenzione di arrenderci, continuiamo a lavorare nella direzione del dazio zero. Oggi esiste da parte dell'Unione Europea una lista di prodotti candidati al dazio zero, ovviamente all'interno della quale è presente a pieno titolo il pecorino romano. Questo perchè in occasione dei dazi del 2019 il pecorino romano fu l'unico prodotto che venne escluso dai dazi, in quanto vennero riconosciute delle caratteristiche particolari di produzione, di filiera, che di fatto noi stiamo cercando di riproporre anche oggi. Ci stiamo lavorando in maniera assoluta e in prima linea". Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, Gianni Maoddi, presidente del Consorzio di tutela del Pecorino Romano, sottolinea l'impegno per 'bloccare' il dazio al 15% negli Usa per uno dei prodotti simbolo del made in Italy che sottolinea come "La notizia più impattante sul nostro business nel 2025 ovviamente sono i dazi Usa. Non c'era mai stato finora un dazio sul pecorino romano, e quindi questo 15% pesa in maniera importante, soprattutto su quel segmento del nostro prodotto che è destinato all'industria alimentare, dove il pecorino romano viene utilizzato come ingrediente per la preparazione di piatti pronti, salse e quant'altro", spiega.
E Maoddi sottolinea che "il mese scorso siamo stati presenti più di una settimana a Washington dove abbiamo fatto degli incontri in ambasciata con dei senatori americani. Siamo stati in congresso per perorare la nostra causa, spiegando ai senatori le caratteristiche del pecorino romano affinché lavorassero insieme a noi per in qualche modo esonerare il nostro prodotti da questi dazi".
E Maoddi non perde le speranze. "Mi piace essere ottimista, in queste ultime settimane si sta nuovamente parlando della possibilità di considerare questa lista di prodotti a dazio zero. Devo purtroppo però segnalare che la considerazione di questa lista è una conseguenza al completamento di alcune azioni da parte dell'Unione Europea che di fatto purtroppo non sono state terminate. Tanto che qualcuno l'altro giorno in una riunione alla quale noi abbiamo partecipato, visto che facciamo parte della task force dazi istituita presso il ministero degli Esteri, sosteneva che questo completamento di compiti da parte dell'Unione Europea l'avremmo in qualche modo visto verso fine gennaio e primi febbraio. E quindi in quell'occasione gli Stati Uniti dovranno considerare ovviamente ciò che gli abbiamo proposto, e che è ancora vincolato a queste ultime iniziative dell'Unione Europea", spiega.
Gli effetti concreti dei dazi
Ma sugli effetti concreti dei dazi sulll'export di pecorino romano però Maoddi è ancora cauto e c'è un perché. "Ad oggi -spiega- a causa anche dello shutdown che c'è stato negli Usa per 45 giorni, dal primo di ottobre fino al 15 di novembre, abbiamo i dati sull'export fermi al 31 di agosto. Dati che sottolineo sono ottimi perché di fatto le esportazioni rispetto allo stesso periodo del 2024 segnano un incremento di circa il 9%. Siamo consapevoli del fatto che il mese di settembre e di ottobre saranno mesi che porteranno giù questa percentuale. Questo perché sappiamo che ci sono stati acquisti speculativi soprattutto concentrati nel mese di aprile scorso, quello di annuncio dei dazi, e nel mese di agosto, che è il mese nel quale i dazi sono stati confermati al valore del 15%", sottolinea il presidente del Consorzio del Pecorino romano dop.
E Maoddi sottolinea come il dazio al 15% sul mercato Usa "sicuramente pesa molto meno sul canale retail, dove comunque avendo un prezzo già importante ed essere appunto destinato a un consumatore alto spendente, è ovvio che 1,50-1,80 di dazio sul valore di partenza del formaggio ha un'incidenza al chilo molto inferiore sul consumatore finale rispetto all'industria", sottolinea. Per Maoddi è quindi prematuro tracciare un bilancio sugli effetti dei dazi per il pecorino romano sul mercato americano. "Sicuramente c'è un magazzino importante sul mercato americano -spiega Maoddi- e oggi è onestamente prematuro fare un bilancio della reazione del mercato, dovranno passare almeno altri 4-6 mesi per capire bene cosa succederà. Analizzando in maniera fredda e fermandoci a una data precisa che è quella del 31 agosto sicuramente i numeri sono della nostra parte", sottolinea.
Gli effetti sul mercato italiano
Ad oggi "il maggior problema derivante dai dazi Usa per il pecorino romano nasce sul mercato nazionale, che è molto attendista rispetto a un possibile calo sul mercato americano e di conseguenza i consumi e i prezzi sono un po' in calo. C'è da registrare che dal mese di agosto a oggi le quotazioni mercuriali del pecorino romano hanno perso circa 70 centesimi al chilo, appunto perché c'è stato questo rallentamento di consumi sul mercato interno", spiega Maoddi.
Per Maoddi, una situazione che "speriamo ovviamente di superare quanto prima anche perché è speculativa. Il mercato interno, infatti, è attendista su un eventuale ribasso dei consumi americani, ma questo effettivamente nel momento ancora non lo registriamo. Registriamo purtroppo però un rallentamento delle vendite sul mercato nazionale e un conseguente ribasso del prezzo, che al momento è abbastanza controllato, però comunque sia è pur sempre un ribasso", aggiunge.
Il bilancio del 2025
"Il 2025 lo voglio reputare ancora un anno positivo, perché un anno è formato da 12 mesi e sicuramente non tutti questi hanno segnato un rallentamento e un calo. Anzi abbiamo avuto anche dei mesi nei quali il valore del pecorino è cresciuto, come dal mese di aprile al mese di agosto quando i magazzini si stavano alleggerendo e di conseguenza c'era una richiesta maggiore di vendita di prodotto che stava terminando, e mi riferisco alla produzione del 2024. Con l'ingresso della produzione del 2025 c'è stato un po' questo rallentamento. Stiamo parlando di quantità di merci importanti che vengono comunque offerte sul mercato e di conseguenza hanno rallentato un pochino l'andamento delle vendite. Niente di drammatico, è sicuramente una situazione da monitorare, ma non è sicuramente drammatica", spiega Maoddi che ricorda come il Consorzio rappresenta un comparto composto "da circa 8.500 aziende agricole, quindi parliamo di all'incirca 12.000 allevatori, per un totale di circa 25.000 addetti tra allevatori e operai dei caseifici, stabilimenti ovviamente di trasformazione e di confezionamento. Il fatturato alla produzione è pari a circa 450 milioni di euro e circa 600 milioni di euro al consumo".
Un comparto importante per i territori su cui insiste. "Soprattutto per la Sardegna -spiega Maoddi- dove rappresenta circa il 40% del Pil agricolo. La produzione totale di circa 360 mila quintali di prodotto vendibile è destinata per il 70% all'esportazione, e quindi evidentemente non c'è un prodotto in Italia che ha una vocazione all'esportazione come il pecorino romano. Circa quindi 100 mila quintali sono venduti sul mercato interno in Italia, dove all'incirca il 40% è destinato alla gdo, il 60% tra il global trade e l'industria, perché anche in Italia viene utilizzato parecchio nell'industria, quindi nella preparazione di salse, piatti pronti e quant'altro".
E Maoddi chiarisce che del 70% destinato all'esportazione "circa il 60%, ovvero il 40% del 100 quindi del totale vendibile, viene esportato negli Stati Uniti, che è il primo mercato in assoluto, con all'incirca 130 mila quintali di prodotto, quindi superiore alla quantità venduta in Italia. Il secondo mercato è l'Unione Europea, con circa 55 mila quintali di prodotto, e poi seguono paesi come il Canada, il Giappone, l'Australia e via discorrendo".
E Maoddi sottolinea che rispetto al pecorino romano altri prodotti dell'agroalimentare "come il latte di vacca, oggi hanno sicuramente dei problemi molto più grossi, anche perché per quanto ci riguarda stiamo mettendo in campo tutta una serie di iniziative che io sono convinto che porteranno dei benefici nel breve e medio periodo".
E Maoddi ricorda l'importanza "del 'bando indigenti' da oltre 12 milioni che ha reso disponibile il Masaf, con il ritiro dal mercato di quantità di formaggio che verranno distribuiti agli indigenti nazionali attraverso le Croce rosse e tutti gli enti caritatevoli. È una quantità importante, 5 milioni e 8 sono disponibili nell'immediato, quindi entro dicembre probabilmente partirà il primo bando, e gli altri 7 milioni e 400mila sicuramente non appena terminerà questo primo bando. Oltre a questo la Regione Sardegna si è resa disponibile di integrare con 5 milioni subito e 5 milioni entro giugno questo bando e quindi da 12 milioni e 8 passiamo a 22 milioni e 800mila e inoltre sempre la Regione Sardegna ha dato disponibilità per l'utilizzo da parte delle aziende e ovviamente della filiera del pecorino romano di un fondo di rotazione che è presente presso la finanziaria regionale, attraverso la quale finanziare i magazzini delle aziende che in questo momento hanno maggiore necessità appunto di liquidità, con altri 14 milioni", sottolinea.
"Infine anche la Regione Lazio -conclude Maoddi- si è resa disponibile di intervenire, ovviamente per la quota di competenza di produzione laziale e parliamo sempre di un 5-6% della produzione, con un milione di euro che anch'esso verrà utilizzato a supporto appunto di questi bandi indigenti. Ci sono quindi in campo strumenti per circa 40 milioni di euro che se spesi e utilizzati bene possono dare beneficio immediato al comparto", conclude. (di Fabio Paluccio)
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Ue, il ministro greco Pierrakakis è il nuovo presidente dell’Eurogruppo
11 dicembre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - Il ministro delle Finanze greco Kyriakos Pierrakakis è il nuovo presidente dell'Eurogruppo, a quanto si apprende da due fonti europee a Bruxelles. Pierrakakis, classe 1983, succede dunque all'irlandese Paschal Donohoe, passato alla Banca Mondiale e ha prevalso, anche grazie all'esplicito appoggio della Germania, sull'altro candicato, il belga Vincent Van Peteghem.
Pierrakakis è il quinto presidente dell'Eurogruppo, dopo Jean-Claude Juncker (Lussemburgo, 2005-2013), Jeroen Dijsselbloem (Olanda, 2013-18), Mario Centeno (Portogallo, 2018-20) e Paschal Donohoe (Irlanda, 2020-25). Dopo le dimissioni di Donohoe, la carica è affidata ad interim al cipriota Makis Keravnos.
Il nuovo presidente dell'Eurogruppo Kyriakos Pierrakakis, nato nel 1983 ad Atene, è sposato e ha tre figli, riporta il suo profilo ufficiale pubblicato sul sito del Ministero delle Finanze greco. Parla inglese e francese. È ministro dell'Economia e delle Finanze nel gabinetto del primo ministro Kyriakos Mitsotakis ed è anche membro del Parlamento greco.
È laureato in Informatica e Scienze politiche. Nel dettaglio, ha conseguito una laurea triennale in Informatica all'Università di Economia e Commercio di Atene, seguita da un master in Politiche Pubbliche alla John F. Kennedy School of Government dell'Università di Harvard e un master in Tecnologia e Politica al Massachusetts Institute of Technology (Mit).
In politica ha cominciato nel 2012 nel Pasok, il partito socialista greco. Ha partecipato ai negoziati con la Troika per conto del Pasok, per passare poi nel 2016 a Nea Dimokratia, il principale partito di centrodestra del suo Paese. Dal 2019 al 2023 è stato ministro della Governance Digitale. Dal 2023 al 2025 è stato ministro dell'Istruzione, degli Affari Religiosi e dello Sport.
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Sinner verso la nuova stagione, ma quando può tornare numero uno?
11 dicembre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - La rincorsa è ufficialmente cominciata. Jannik Sinner è tornato in campo per preparare la nuova stagione, che si aprirà con la difesa del titolo agli Australian Open. Obiettivo principale del nuovo anno sarà riconquistare il primo posto nel ranking Atp, strappatogli da Carlos Alcaraz al termine della fase a gironi delle ultime Finals.
Nonostante il trionfo di Torino, dove Sinner ha battuto proprio il rivale spagnolo all'ultimo atto, Jannik è infatti scivolato nuovamente al secondo posto della classifica generale, dopo il (breve) sorpasso seguito alla vittoria del Masters 1000 di Parigi. Ma quand'è che l'azzurro può tornare numero uno?
Alcaraz ha al momento è al primo posto del ranking Atp con 12.050 punti, contro gli 11.500 di Sinner, secondo. Il distacco è quindi di 550 punti, ma le cose potrebbero cambiare nel 2026. Il sorpasso di Jannik sullo spagnolo si potrebbe ipotizzare nelle primavera nel 2026.
La stagione si aprirà infatti con gli Australian Open, primo Slam dell'anno a cui l'azzurro arriva da bicampione in carica e in cui dovrà quindi difendere i 2000 punti in palio. Lo spagnolo invece potrebbe guadagnare qualcosa, visto che nel 2025 si è fermato ai quarti di finale, eliminato da Novak Djokovic, uscendon con 'soli' 400 punti in tasca.
La 'terra di conquista' per Sinner arriverà, in ogni caso, in primavera, tra febbraio e fine aprile. Un periodo che, nell'anno appena trascorso, è stato segnato dalla sospensione per tre mesi per il caso Clostebol. L'azzurro è stato infatti costretto a saltare ben quattro Masters 1000: Indian Wells, Miami, Montecarlo e Madrid, rientrando poi agli Internazionali di Roma.
Mentre Sinner non avrà nulla da difendere e potrà fare incetta di punti, Alcaraz dovrà confermare, almeno, la semifinale di Indian Wells e la vittoria di Montecarlo. A Miami invece Carlos era stato eliminato al primo turno e aveva saltato Madrid per infortunio.
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Università, Luiss inaugura anno accademico 2025-2026, al centro il futuro dell’Europa
11 dicembre, di [email protected] (Web Info)(Adnkronos) - L'università Luiss Guido Carli ha inaugurato oggi l'anno accademico 2025-2026, con la tradizionale cerimonia alla presenza dei suoi vertici. Al centro, l'Europa e l'impatto delle prossime sfide globali. “L'Europa sta attraversando una fase di trasformazione complessa e strutturale”, ha dichiarato, il rettore della Luiss, Paolo Boccardelli. “Le tensioni geopolitiche, la transizione industriale, tecnologica e sostenibile, i cambiamenti demografici e sociali stanno ridisegnando gli equilibri su cui, per decenni, si è basata la nostra stabilità. In questa prospettiva, la nostra università non può rimanere spettatrice: per missione e identità è chiamata a scendere in campo con visione, responsabilità e spirito di servizio verso il Paese e l'Europa'', sottolinea.
''Ci impegniamo a contribuire alla costruzione del futuro europeo, rafforzando innovazione didattica, ricerca e percorsi che formano nuove generazioni preparate e orientate al bene comune”, aggiunge Boccardeli. Nella relazione sono state illustrate le principali traiettorie che rafforzeranno la strategia dell'ateneo. L'università intende ''promuovere un nuovo rinascimento industriale italiano ed europeo, valorizzando il legame tra sapere e saper fare e sostenendo innovazione e competitività delle imprese, anche grazie alla collaborazione con Confindustria'', si spiega in una nota.
“L'Italia e l'Europa sono di fronte a sfide cruciali'', ha dichiarato il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. ''Quella che viviamo può essere una fase di svolta che riporti al centro una prospettiva di crescita più solida, basata su debito comune e unione dei mercati'', ha aggiunto. Per il presidente della Luiss, Giorgio Fossa il compito dell'ateneo ''è fornire loro gli strumenti e valori per realizzarlo, perché la formazione non sia soltanto un trasferimento di competenze, ma una preparazione al mondo. Ed è proprio nella collaborazione tra il sistema produttivo, istituzionale e universitario che può nascere un'alleanza solida capace di trasformare la conoscenza in visione e la visione in progresso”.
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