Note di Vino

Note di Vino

di Antonella Coppotelli

Italia vs Francia. Chi vince davvero nel mondo del vino? Il confronto definitivo

Antonella Coppotelli

4 settembre 2025

Italia vs Francia nel vino: chi vince? Siamo più ricchi noi ma sono più bravi i cugini d’Oltralpe nel marketing. E noi dobbiamo imparare da loro a comunicare le nostre eccellenze.

Italia vs Francia. Chi vince davvero nel mondo del vino? Il confronto definitivo

Nel panorama mondiale del vino, Italia e Francia sono due giganti che da secoli si sfidano sul terreno della qualità, del prestigio e dell’identità. Da un lato, la Francia è sinonimo di lusso, tradizione e branding perfetto. Dall’altro, l’Italia brilla per biodiversità, creatività e una varietà di vitigni unica al mondo.

Ma se guardiamo al mercato globale, è la Francia a dettare le regole. Perché? E soprattutto: cosa possiamo imparare per far sì che anche l’Italia diventi un marchio riconoscibile ovunque, senza perdere la sua autenticità?

Il segreto del successo francese: marketing, terroir e identità

La Francia ha saputo fare del vino un simbolo culturale e uno status globale. Nomi come Bordeaux, Borgogna, Champagne non indicano solo zone geografiche: sono marchi internazionali che evocano lusso, tradizione e qualità.

Alla base di questo successo c’è un concetto centrale: il terroir. In Francia, non conta soltanto il vitigno, ma l’incontro tra suolo, clima, esposizione e mano dell’uomo. È una filosofia produttiva che si riflette nel sistema delle Appellations d’Origine Contrôlée (AOC), un modello rigidissimo che garantisce standard elevati e uniformi.

Ma non basta. La Francia ha investito in storytelling, promozione e formazione. Ha costruito un racconto potente e coerente che parla la stessa lingua a New York, Tokyo e Londra. In questo, l’Italia è ancora indietro.

Italia: il tesoro della biodiversità (che il mondo ancora non conosce)

Se la Francia punta sulla forza della coerenza, l’Italia si distingue per la sua straordinaria varietà. Con oltre 545 varietà ampelografiche autoctone registrate, siamo il Paese con la più ampia biodiversità vitivinicola al mondo.

Dal Nebbiolo al Nero d’Avola, dal Vermentino al Cannonau, dal Primitivo al Sangiovese, passando per il Grillo e la Glera: ogni regione racconta una storia, un microcosmo di profumi, sapori e tradizioni.

Ed è proprio qui la nostra forza e la nostra debolezza. Troppa ricchezza può generare confusione se non viene comunicata bene o in modo discontinuo. Con 523 DOC, 77 DOCG e 118 IGT, il consumatore internazionale (ma anche nazionale) spesso fatica a orientarsi. In Francia, Champagne e Bordeaux bastano a rappresentare un’intera nazione. In Italia, invece, la narrazione è frammentata: mancano brand territoriali forti e un racconto condiviso.

Varietà ampelografiche: due modelli opposti

Il confronto tra Italia e Francia si gioca anche sul campo della strategia ampelografica.

In Francia dominano pochi vitigni internazionali, scelti per la loro facilità di riconoscimento e richiesta globale: Cabernet Sauvignon, Merlot, Pinot Noir, Chardonnay, Syrah, tanto per citarne alcuni. Questo permette di standardizzare l’offerta e comunicare meglio con i mercati esteri.

In Italia, invece, l’enorme varietà è una risorsa preziosa, ma complessa da raccontare. Da un lato, offre esperienze sensoriali uniche e vini dal carattere inimitabile. Dall’altro, rende più difficile costruire una comunicazione chiara e riconoscibile per il pubblico nostrano e internazionale. Soprattutto non tutti i produttori hanno i medesimi strumenti e competenze per comunicare ed emergere.

Il risultato? La Francia ha pochi vitigni, ma un racconto forte. L’Italia ha infinite storie da raccontare, ma manca un unico megafono che le diffonda.

In questo limite, però, c’è anche la soluzione: la costruzione di una rete capillare di racconto, la rigenerazione di un’economia che parte dal piccolo e si spande a macchia d’olio.

Non abbiamo solo quantità ma anche tanta qualità, il rapporto tra le due è quasi uno a uno e questa è una peculiarità esclusiva dell’Italia. Che aspettiamo a comunicarlo e farlo conoscere? È Made in Italy.

Cosa dobbiamo imparare dalla Francia

Per competere alla pari, l’Italia non deve rinunciare alla sua identità, ma deve organizzare meglio la sua comunicazione. In che modo? Proviamo a sintetizzare, guardando ai cugini francesi:

  • creare brand territoriali forti: Champagne, Bordeaux, Borgogna: tre parole che vendono milioni di bottiglie. Anche l’Italia ha aree iconiche come le Langhe, Montalcino, Etna, Valdobbiadene, Franciacorta. Serve rafforzarne l’immagine e il racconto collettivo. Soprattutto serve rendere iconiche anche altre aree al momento poco note.
  • Semplificare il sistema delle denominazioni: un sistema più chiaro, lineare e comprensibile faciliterebbe la vita ai consumatori e darebbe maggiore riconoscibilità ai nostri vini.
  • Investire in formazione e comunicazione globale: la Francia ha costruito una rete di scuole, sommelier, enologi e consorzi che raccontano il vino al mondo in modo autorevole e coerente. L’Italia deve fare lo stesso, puntando anche su competenze linguistiche, comunicazione e marketing digitale.

I vini francesi vendono l’essenza della Francia stessa, il lusso, l’eleganza, l’esperienza di un paesaggio e di un viaggio sensoriale. Noi dobbiamo imparare a fare lo stesso e meglio, anche perché alla nostra varietà ampelografica ne corrisponde un’altrettanta a livello paesaggistico e culturale. Noi possiamo fare della nostra diversità il vero punto di forza!

Italia e Francia: due filosofie, un’unica sfida

La partita non si vince solo nei vigneti, ma nella capacità di raccontarsi al mondo. La Francia ha scelto la via dell’uniformità e del lusso. L’Italia deve invece imparare a trasformare la sua biodiversità in un valore percepibile e facilmente riconoscibile.

Abbiamo ciò che serve: paesaggi, storia, tradizione, creatività, qualità. Quello che ci manca è una strategia condivisa.

Se riusciremo a coniugare la nostra straordinaria varietà con un racconto forte, moderno e globale, il futuro del vino italiano non sarà secondo a nessuno. La sfida è aperta: non si tratta di imitare la Francia, ma di diventare l’Italia che il mondo deve ancora scoprire e portare con sé nel bicchiere (e non solo).

Antonella Coppotelli

Responsabile Area Marketing & PR Money.it

Per maggiori informazioni su Note di Vino scrivere un'email a [email protected]

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