Il punto di vista della GenZ sulla politica

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di Paolo Di Falco

A Sanremo 2022 trionfa una nuova generazione libera da qualsiasi condizionamento e l’operazione di greenwashing di Eni

Paolo Di Falco

7 febbraio 2022

A Sanremo 2022 trionfa una nuova generazione libera da qualsiasi condizionamento e l'operazione di greenwashing di Eni

Durante questo festival di Sanremo abbiamo visto sul palco dell’Ariston due protagonisti: da un lato una nuova generazione libera da qualsiasi tabù e dall’altro un vero e proprio inno di amore.

Come ogni anno, puntuale è iniziato e si è già concluso il festival di Sanremo lasciando contento qualcuno e scontentando qualcun altro ma, d’altronde, non potrebbe accadere diversamente. Tante le tematiche che sono state affrontate sul palco dell’Ariston in un festival che, come è già stato scritto, “ha declinato l’amore nelle sue mille sfaccettature” dalle canzoni agli ospiti che si sono avvicendati sul palco.

Un festival caratterizzato da due aspetti rilevanti: da un lato si è rafforzato il contatto con le nuove generazioni che hanno portato sul palco di Sanremo non solo la loro musica ma anche l’idea di una nuova società libera da giudizi e condizionamenti; dall’altro lato però è stato molto ampio lo spazio concesso ai tre principali sponsor del festival, ovvero Costa Crociere, Suzuki e, in particolar modo, Eni che ha sfruttato le cinque serate per pubblicizzare il lancio del suo nuovo nome e marchio Plenitude, che annuncia “un passo verso la transizione energetica”. In molti però sono scettici, alludendo al fatto che si tratti di un’operazione di greenwashing che non dovrebbe lasciarci indifferenti.

Una nuova generazione sul palco del tempio della musica senza alcun tabù

Questa è stata l’edizione del Festival che ha saputo intercettare maggiormente gli under 30 e il merito è tutto dei giovani artisti che hanno portato sul palco una fotografia delle nuove tendenze musicali all’interno del panorama italiano. Il successo di questo approccio è ampiamente dimostrato da coloro che sono stati incoronati vincitori: Mahmood & Blanco, simboli di una generazione libera da convenzioni, una generazione che non teme quello che il giorno dopo gli altri penseranno di due amici che decidono di cantare una canzone d’amore e di scambiarsi gesti d’affetto definiti da qualche commentatore come “rivoluzionari”.

Ma, cosa c’è di rivoluzionario in una carezza tra due amici? Perché ci si dovrebbe meravigliare di una delle cose più naturali del mondo come l’amicizia? In un mondo in cui siamo tutti connessi, tutti “amici” sui social e pronti a non rivolgere più la parola a qualcuno per un semplice like mancato, in un mondo dove anche la stessa amicizia diventa semplicemente un rapporto che può essere funzionale ad ottenere qualcosa e dove i sentimenti veri faticano a trovare spazio…Forse sì, in un mondo del genere un’amicizia vera sbandierata sul palco di Sanremo può essere un bel segnale oltre che una bella “piccola rivoluzione”.

Dall’altro lato sono stati tanti i tabù, i muri che sono letteralmente crollati sotto i colpi, per esempio, delle parole di Drusilla Foer che ci invita a conoscerci in quanto ognuno di noi, a modo suo, è unico ma di questa unicità si è difficilmente consapevoli a causa dei tanti preconcetti e pregiudizi. E, quindi, sorge spontanea la domanda: come si può difendere la propria unicità? «Si prendono per mano tutte le cose che ci abitano, quelle belle e quelle brutte, e si portano in alto, si sollevano insieme a noi, alla luce del sole. Sarà bellissimo abbracciare la nostra unicità e sarà più probabile aprirci all’unicità dell’altro, mentre il conflitto ci allontana».

Parole precedute da quelle del comico Checco Zalone che invece ha portato sul palco la sua solita maschera, una caricatura pungente dei tanti difetti dell’italiano medio: dall’omofobia a quel razzismo che può far tanto male, come testimoniano i tanti insulti rivolti alla co-conduttrice Lorena Cesarini per il colore della sua pelle. Caricatura che, come al solito, viene difesa a spada tratta da tutti coloro a cui la caricatura si riferisce, in una sorta di inversione di ruoli che, paradossalmente, riesce a farci capire quanto stupide e ignoranti possano essere le affermazioni e le parole dell’altra faccia di questo Paese.

L’esaltazione degli sponsor ad ogni costo

Elemento fisso del Festival sono stati gli sponsor a cui è stato dato un peso abbastanza rilevante: basti pensare al “palco sul mare” ovvero alla Costa Toscana sulla quale si trovavano Fabio Rovazzi e Orietta Berti con alcuni ospiti per tutte le cinque serate del Festival. Palco sul mare che, casualmente, è stato pensato esattamente nell’anno in cui ricade l’anniversario del naufragio della Costa Concordia al largo dell’isola del Giglio avvenuto il 13 gennaio del 2012. Naufragio in cui furono ben 32 persone a pagare con la vita l’arroganza di quel comandante Schettino che voleva mostrare la sua bravura nel fare l’inchino, ovvero quella manovra utilizzata per portare la nave più vicina possibile alla costa, davanti alle case di Giglio Porto.

Dall’altra parte oltre a Suzuki, Eni che ha utilizzato le 5 serate del Festival per sponsorizzare il lancio di Plenitude (ex Eni gas e luce), una vera operazione di greenwashing dell’azienda che in realtà guadagna maggiormente grazie all’estrazione di petrolio e metano. Ma, vi starete chiedendo, cos’è il greenwashing? Questo termine indica un’operazione comunicativa fatta dalle aziende che dichiarando sostenibili i loro prodotti cercano in realtà di catturare l’attenzione di tutti i consumatori attenti alla sostenibilità. Questa campagna comunicativa eco friendly ha lo scopo di ottenere un incremento in termini di fatturato, considerando l’aumento della curva di domanda dei prodotti del brand oggetto di comunicazione. Pratica, fra l’altro, sanzionata in Italia dall’Antitrust.

L’ipocrisia nei confronti dell’ambiente

Grazie a questa sponsorizzazione, di cui resta ignaro l’importo, sul palco dell’Ariston più che dare l’avvio ”a un processo per analizzare, per la prima volta, l’impatto dell’evento in termini di consumi ed emissioni di CO2 correlate all’organizzazione e allo svolgimento dell’evento stesso, attraverso strumenti innovativi” com’era stato dichiarato in conferenza stampa dall’amministratore delegato di Rai Pubblicità e da Amadeus, non si è fatto altro che sponsorizzare un restyling dell’azienda che non può essere assolutamente considerata green al 100%.

Ah, piccolo dettaglio: sapete che fine hanno fatto gli attivisti di Greenpeace che giovedì avevano manifestato pacificamente fuori dal teatro di Sanremo denunciando l’operazione portata avanti da Eni attraverso la sua sponsorizzazione? Un bel foglio di via da Sanremo per tre anni in modo da tener lontano dal Festival la questione ambientale e lasciare intatta la falsa vetrina “Green” di Eni.

Paolo Di Falco

18 anni, di Siracusa. Ho creato La Politica Del Popolo, un sito di news gestito da giovani.

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