Il punto di vista della GenZ sulla politica

Il punto di vista della GenZ sulla politica

di Paolo Di Falco

«Attraverso la vita di Pierpaolo Pasolini vi racconto l’Italia della seconda metà del Novecento»

Paolo Di Falco

24 marzo 2022

Ascanio Celestini con il suo Museo Pasolini ci racconta attraverso la vita di Pierpaolo Pasolini non solo la storia di un intellettuale che non temeva di prendere posizione ma anche l’Italia della seconda metà del Novecento che abbiamo dimenticato troppo in fretta.

Il 5 marzo del 1922, ovvero 100 anni fa, nel quartiere di Santo Stefano di Bologna nasceva quello che è destinato a essere l’intellettuale italiano più discusso di tutto il Novecento: Pierpaolo Pasolini. La sua è sempre stata una figura scomoda attaccata da destra e sinistra perché non temeva di prendere posizione mentre Alberto Moravia lo considerava il più grande poeta civile di sinistra della letteratura italiana che era morto per colpa degli altri in quanto i mandanti del delitto erano una legione, in pratica “l’intera società italiana”.

Per capirlo più a fondo ci siamo rivolti ad Ascanio Celestini, attore regista scrittore e drammaturgo italiano considerato uno dei rappresentanti più importanti del nuovo teatro di narrazione che solitamente sulla scena diventa con il suo racconto una sorta di filtro tra spettatori e protagonisti e che ha portato in scena “Museo Pasolini”.

Come ci ha detto lui:”il nome di Pasolini è molto conosciuto, abbiamo tutti l’impressione di sapere abbastanza bene chi sia ma in realtà poi se facciamo i conti con le sue opere ci rendiamo conto che forse non lo conosciamo davvero. È un autore che considero tra i più importanti in assoluto però comprendo che non si tratta di un autore molto facile in quanto è complesso perché si è interrogato molto sul contesto storico nel quale operava, su quali fossero i doveri di un professionista della cultura. Inoltre, è molto conosciuto, spiace dirlo, per la sua morte: sul suo corpo è letteralmente passato il suo assassino”.

La figura di Pierpaolo Pasolini rimane, nonostante gli anni, davvero molto attuale anche perché:” Attraverso Pasolini noi possiamo ricostruire un contesto storico di una storia talmente recente che ci riguarda direttamente”. Basti pensare che “uno dei conflitti che abbiamo vissuto di recente è stato quello sul confine orientale e il fratello di Pierpaolo Pasolini, Guido, che era un partigiano, fu ucciso da altri partigiani. Un partigiano che non era comunista che viene ucciso da partigiani che in quel momento combattevano con i partigiani slavi. Se Pasolini fosse vivo e lucido probabilmente di fronte a quanto sta accadendo in Ucraina” – dice Celestini- “rivivrebbe questo conflitto che lui ha conosciuto direttamente e traumaticamente a tal punto che il personaggio della Madonna nel Vangelo secondo Matteo del 64’, come diceva lui, era “la madonna vecchia” in quanto interpretata da una donna anziana cioè sua madre. Lo stesso Pasolini nel momento in cui girarono quella scena ricordò alla mamma la morte di Guido.”

Lo spettacolo portato sul palco da Ascanio è però molto particolare in quanto, così come si intuisce dal titolo, il suo è come un museo modernoche cerca di tagliare fuori tutto il mondo per infilarsi in un pezzettino di mondo, in un solo punto di vista. Il punto di vista del mio museo è Pasolini e il contesto dove ha vissuto e che ho realizzato a partire da una definizione di Vincenzo Cerami, scrittore sceneggiatore e anche scolaro di Pasolini. Vincenzo diceva che se noi prendiamo in mano tutte le opere di Pasolini, dalla prima poesia che scrisse a sette anni fino all’ultima opera, e le ordiniamo cronologicamente otteniamo il ritratto dell’Italia che va dal ventennio fascista fino alla metà degli anni 70’. Così ho preso la vita e le opere di Pasolini e le ho disposte accanto agli eventi accaduti soprattutto nel nostro Paese dalla sua nascita, il 5 marzo 1922 fino alla sua morte cioè il 2 novembre 1975.”

In bella mostra in questo Museo troviamo l’opera più importante ovvero «il corpo di Pasolini che è stato ritrovato dopo la morte: la morte di Pasolini, come dicevamo prima, paradossalmente è ciò che ricordiamo di più della sua vita in quanto la violenza che è stata fatta nei suoi confronti non è semplicemente l’uccisione della persona. Possiamo sicuramente dire che la grande fama di questo intellettuale è stata utilizzata per mostrare quanto la violenza può essere esplicita, concreta

In quell’Italia per cui l’omosessualità di Pasolini era un fattore di scandalo dopo così tanto tempo il suo delitto rimane ancora inspiegabile e inspiegato ma, come ci dice Ascanio Celestini: «Non è molto importante sapere chi ha ucciso Pasolini perché quando cerchiamo la verità non vogliamo sapere precisamente quello che è successo ma vogliamo che ciò che sappiamo sia condiviso con tutti. Io porto sempre un braccialetto con la scritta «Verità per Giulio Regeni» che tra l’altro era friulano come Pasolini.

Noi sappiamo cos’è successo a Giulio Regeni, sappiamo che è stato sequestrato, torturato e sappiamo anche molti nomi di persone che hanno determinato la sua morte. Vorremmo che tutte queste notizie che abbiamo fossero messe a disposizione di tutti e che servissero, così come dicono i genitori di Giulio, per evitare che vengano uccisi altri Giulio e altre Giulie. Per la violenza compiuta sul colpo di Pasolini è come se provassimo un senso di colpa: colpendo lui è come se si fosse colpita un’intera epoca. In estrema sintesi è come se la morte di Pasolini avesse detto a tutti noi che prendere una posizione è rischioso, si rischia la vita anche perché lui è stato massacrato davvero mica per scherzo

Paolo Di Falco

18 anni, di Siracusa. Ho creato La Politica Del Popolo, un sito di news gestito da giovani.

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