Note di Vino

Note di Vino

di Antonella Coppotelli

Vino biologico, biodinamico o naturale? Le differenze, spiegate bene

Biologico, biodinamico o naturale? Che significano queste pratiche di produzione e come le riconosciamo dalle etichette? Ve lo spieghiamo in modo semplice e diretto.

Vino biologico, biodinamico o naturale? Le differenze, spiegate bene

Negli ultimi anni, sugli scaffali delle enoteche e nelle carte dei vini dei ristoranti, si è fatta sempre più strada una nuova grammatica enologica: vino biologico, vino biodinamico, vino naturale. Termini affascinanti ma spesso confusi, che raccontano una diversa filosofia di produzione, legata al rispetto dell’ambiente, alla salute del consumatore e alla valorizzazione del terroir.

Ma cosa significano davvero queste etichette? Quali sono le differenze tra un vino biologico, uno biodinamico e uno naturale? Per capirlo, bisogna partire dal principio: la vigna. Iniziamo, quindi, il nostro viaggio partendo da qui per meglio comprendere questi 3 approcci diversi e annusare, poi, quello che succede in cantina. Il risultato finale? Non ve lo svelo, mi auguro possiate farlo voi mossi dalla curiosità di provare quale sia la filosofia di produzione a voi più affine.

Il vino biologico: regole chiare e certificazione ufficiale

L’agricoltura biologica è disciplinata da un preciso regolamento europeo (Reg. UE 2018/848), che stabilisce i criteri per l’ottenimento della certificazione biologica. In vigna, ciò significa che non sono ammessi pesticidi chimici di sintesi, vi è un uso limitato di rame e zolfo come fitosanitari, le concimazioni sono esclusivamente organiche e viene rispettato il mantenimento della biodiversità e rotazione delle colture

Il viticoltore biologico può usare solo sostanze ammesse dal regolamento, con controlli annuali da parte di enti certificatori accreditati. Lo scopo? Ottenere uve sane rispettando l’ambiente. Dal 2012, il vino è riconosciuto anche come tale in cantina (prima lo era solo l’uva). Ciò significa che anche qui ci sono delle regole da seguire. Nello specifico, è vietato l’uso di mosti concentrati rettificati e alcune pratiche fisico-chimiche invasive, si può aggiungere solforosa (SO₂), ma in quantità inferiori rispetto al vino convenzionale e possono essere aggiunti solo lieviti selezionati biologici.

Il risultato è un vino pulito, controllato, ma che può assomigliare molto a un vino convenzionale se la vinificazione è standardizzata.

Come lo riconosciamo sull’etichetta? Ha il logo europeo verde con la foglia stilizzata e il codice dell’organismo certificatore.

Il vino biodinamico: agricoltura cosmica

Il biodinamico è una filosofia agricola sviluppata negli anni ’20 dal filosofo austriaco Rudolf Steiner. Si basa sull’idea che la terra sia un organismo vivente, influenzato da cicli lunari e planetari. In vigna si pratica la lavorazione della terra seguendo un calendario lunare, si usano preparati biodinamici aborrendo concimi chimici e tutti i pesticidi di sintesi.

Il vino biodinamico può essere certificato da enti come Demeter o Biodyvin, che impongono regole severe sia in vigna che in cantina.

In cantina, il produttore biodinamico segue un approccio più artigianale attraverso il rispetto di fermentazioni spontanee con lieviti indigeni, nessun intervento forzato su temperatura e micro-ossigenazione e, infine, un utilizzo limitatissimo se non nullo di solforosa.

L’obiettivo è far parlare il territorio e l’annata, evitando la standardizzazione. Sull’etichetta può riportare i marchi Demeter o Biodyvin.

Il vino naturale: nessuna certificazione ufficiale, ma una scelta radicale

Il vino naturale non ha una definizione legale riconosciuta a livello europeo (anche se si sta lavorando a una regolamentazione). È però guidato da un’etica precisa, spesso più radicale che prevede la coltivazione con pratiche biologiche o biodinamiche, la raccolta manuale e, infine, la massima riduzione degli interventi in cantina.

Molti vignaioli naturali scelgono di non certificarsi, per motivi economici o ideologici, ma aderiscono a charter volontari come quelli di VinNatur o ViniVeri.

Il produttore naturale è spesso estremista nella sua coerenza dal momento che ammette solo fermentazioni spontanee, rifugge come la peste le chiarificazioni, l’aggiunta di lieviti selezionati e riduce al minimo la solforosa.

Il risultato? Vini che possono sorprendere per intensità, ma anche per instabilità. Sono espressioni vive e talvolta imprevedibili, spesso torbide, talvolta frizzanti anche senza volerlo. Ma proprio per questo, amate da chi cerca autenticità.

Sull’etichetta non ha simboli ufficiali. Può riportare la dicitura “vino non filtrato”, “senza solfiti aggiunti” o sigle di associazioni come VinNatur o Raw Wine.

Ma alla fine, qual è il migliore?

Non esiste una risposta assoluta. Il vino biologico è spesso il compromesso tra sostenibilità e controllo. Il biodinamico porta con sé un’aura quasi spirituale. Il naturale è una dichiarazione d’intenti, a volte più ideologica che tecnica.

Tuttavia, come ricorda Angiolino Maule, fondatore di VinNatur:

Il vino naturale non è solo il vino senza chimica, è il vino che ti emoziona perché parla del suo territorio.

La vera rivoluzione è saper bere in modo consapevole cercando di capire cosa ci sia dentro un bicchiere.

Vino naturale, biodinamico o biologico non sono semplici etichette, ma racconti di un rapporto tra uomo, natura e cultura. Chi li produce cerca di restituire nel vino un equilibrio tra etica, gusto e identità territoriale. E noi, da bevitori curiosi, li guardiamo non solo con la vista, l’olfatto e il palato, ma soprattutto con la mente e il cuore.

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Infografica Vino Infografica Vino Fonte: Money.it

Antonella Coppotelli

Responsabile Area Marketing & PR Money.it

Per maggiori informazioni su Note di Vino scrivere un'email a redazione@money.it

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