Note di Vino

Note di Vino

di Antonella Coppotelli

Il coraggio della tradizione, Paolo Carpineti e la sfida bio che ha rinnovato i vini del Lazio

Antonella Coppotelli

18 dicembre 2025

L’intervista a Paolo Carpineti, terza generazione della cantina Marco Carpineti a Cori. La loro sfida: vini bio, recupero di autoctoni laziali e innovazione nel rispetto della tradizione.

Il coraggio della tradizione, Paolo Carpineti e la sfida bio che ha rinnovato i vini del Lazio

È un sabato mattina di autunno inoltrato, imbocco la via Pontina da Roma di buon mattino e mi apro alla giornata che mi aspetta con curiosità e un misto di emozione, così come l’azzurro del cielo fa capolino dalla foschia che via via si dirada lasciando presagire una bella giornata di sole.

Chilometro dopo chilometro, immancabilmente accompagnati e scanditi dal ritmo travolgente delle note jazz swing di Benny Goodmann, ripasso mentalmente le domande pensate per Paolo Carpineti, viticoltore di terza generazione della cantina Marco Carpineti a Cori, in provincia di Latina. Non è la prima volta che visito la tenuta di Capolemole, sede principale dell’azienda, ma è il primo incontro di persona con Paolo per una chiacchierata sulla sua storia imprenditoriale e familiare.

Se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni, è che le interviste fatte dal vivo non solo hanno un sapore diverso rispetto al semplice invio telematico delle domande ma prendono spesso e volentieri una piega inaspettata: a vincere è sempre la spontaneità e le sfumature intime che prendono certi racconti, quasi un tratto inaspettato che ha come unica regola quello di seguire il flusso delle parole, restano sempre uno degli aspetti più affascinanti e belli del mio lavoro, confermato anche in questa occasione.

Arrivata alla sede del nostro appuntamento, mi prendo un attimo per inspirare tutta la bellezza del paesaggio circostante. Cori è un borgo medievale incastonato tra i Monti Lepini a circa un’ora e trenta dalla Capitale che vanta una storia millenaria e un grandissimo patrimonio culturale costituito da templi antichi, chiese e distese a perdita d’occhio di ulivi e vigneti.

Questa porzione dell’agro pontino che guarda con aria sorniona il mare dall’alto della sua collina è lo scrigno di vitigni autoctoni laziali quali il Bellone, il Nero Buono e il Greco Moro che sono stati sapientemente recuperati, allevati e valorizzati dalla famiglia Carpineti sin dalla fine degli anni ‘80 attraverso pratiche biologiche, in un periodo in cui il settore dell’agricoltura andava verso la strada della pura chimica e chi abbracciava sistemi più naturali e puliti era considerato una sorta di stregone e fricchettone. La sfida imprenditoriale di questa famiglia, quindi, parte proprio da qui, dalla sostenibilità, caratteristica che è stata fin da subito parte integrante del patrimonio genetico dell’azienda.

Paolo e Marco Carpineti Paolo e Marco Carpineti Tenuta Capolemole - Cori (Lt)

E proprio dinanzi al loro stemma di famiglia composto da tre stelle dorate su un fondo color indaco, che a oggi stanno a significare sostenibilità, rispetto per la natura e ricerca nella tradizione, chiedo a Paolo quale sia il suo primo ricordo legato alla vigna e quanto questa memoria sia diventata un vero e proprio progetto di vita.

Ricordo i profumi e i rumori di quelle giornate in compagnia di mia nonna sotto un albero di cachi mentre facevo merenda. Il nucleo centrale della tenuta era una piccola casa con una cucina, un tinello e una stanza verde che poi è stata ampliata. Mio padre ha sempre lavorato in vigna, ereditando il sapere da mio nonno e da lì partono le mie memorie che poi sono diventate parte della mia quotidianità e del mio lavoro.

Un lavoro che, come dicevamo, non si è mai discostato dalla sostenibilità e dal rispetto per la terra senza far venire meno l’innovazione condita da un pizzico di follia, ma soprattutto una storia familiare che ha dovuto affrontare già due passaggi generazionali da cui è uscita arricchita e più forte. Su questo aspetto ci siamo lungamente soffermati e alla mia domanda su come sia avvenuta tale transizione e quali valori o rivoluzioni siano stati portati avanti dalla nuova generazione rappresentata da lui e da sua sorella Isabella, il nostro protagonista risponde:

Il miglior passaggio generazionale è quello che riesce ad aggiungere qualcosa, facendo in modo che la struttura e l’assetto precedenti possano digerire questi cambiamenti senza dover stravolgere un lavoro e tutto il percorso fatto. Noi abbiamo sperimentato moltissimo, con molte difficoltà e momenti tortuosi, nessuno ci ha detto come lavorare il Bellone e il Nero Buono ma l’applicazione del metodo classico ci ha reso apripista in diversi contesti regalandoci poi attraverso le varie versioni del nostro Kius molte soddisfazioni.

Particolare Tenuta Carpineti Particolare Tenuta Carpineti Capolemole - Cori (Lt)

Sì, perché tra le etichette di questa cantina, vi è una bollicina che non ha nulla da invidiare a quelle più note prodotte in altre parti d’Italia la cui base ampelografica predilige i vitigni autoctoni citati prima. A questo punto, quindi, gli domando quanta forza occorra, specie nei momenti più complicati, per non cedere a produzioni più “ruffiane” e facili da immettere sul mercato. Mi risponde:

Occorre molta forza e una grande visione e ti dico che oggi siamo ripagati dai sacrifici fatti in precedenza. Adesso da parte dei mercati, specie quelli emergenti come il Brasile, c’è la ricerca e la richiesta dell’originalità e del prodotto autoctono. Su questo deve basarsi il nostro futuro, è un percorso lungo che prevede molta sensibilizzazione e il saper fare sistema territoriale. Diffondere la cultura del vino non significa solo mettere la bottiglia sulla tavola ma avere la capacità di raccontare un territorio con tutte le sue bellezze e storia.

Restando, quindi, nel territorio che ci ospita, gli chiedo non senza un briciolo di malizia e con fare provocatorio cosa significhi fare vino oggi a Cori:

Il vino è sempre di più uno strumento in grado di narrare la cultura, la storia dei luoghi, i valori, le bellezze e quindi è uscito un po’ da quello che era l’abitudine di consumo anni ‘50 ossia un qualcosa che potesse solamente dissetare e nutrire. Fare vino è espressione del proprio territorio che deve essere coadiuvato nella valorizzazione e nella promozione turistica. È quello che noi facciamo con Carpineti Experience. Vogliamo che le persone vivano i luoghi, come ad esempio la nostra vigna labirinto posta a 600 metri di altezza e si sentano parte integrante di qualcosa di più grande di noi.

E vi assicuro che magia e senso di appartenenza sono state le sensazioni con cui abbiamo concluso la nostra chiacchierata. Tornando verso Roma, mi sono chiesta quanta narrativa sbagliata vi sia stata negli ultimi anni nei confronti delle produzioni vinicole del Lazio, complici sicuramente precedenti pratiche di cantina e di vendita non sempre corrette e pulite.

Tuttavia il tempo degli alibi e delle lamentele è terminato e a queste nuove generazioni di produttori dovremmo tutti guardare con rispetto divenendo noi per primi complici di un cambiamento, possibilmente positivo, questa volta.

Antonella Coppotelli

Responsabile Area Marketing & PR Money.it

Per maggiori informazioni su Note di Vino scrivere un'email a [email protected]

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