Come scegliere il bicchiere giusto per ogni vino?
Antonella Coppotelli
10 giugno 2025
Un bicchiere sbagliato può compromettere una degustazione e mandare a monte una grande esperienza sensoriale. Come possiamo scegliere il bicchiere giusto per ogni vino anche senza essere esperti?

C’è un dettaglio, spesso sottovalutato, che può fare la differenza tra una degustazione mediocre e un’esperienza sensoriale completa: il bicchiere. Non è un vezzo da sommelier, né un capriccio da collezionisti di cristalli. Il bicchiere è uno strumento tecnico, progettato per esaltare o, al contrario, smorzare le caratteristiche di un vino. Perché la verità, tanto semplice quanto trascurata, è che non esiste un bicchiere universale per tutti i vini.
La forma, la dimensione e il materiale del calice influenzano in modo decisivo la percezione aromatica e gustativa. Come ha sottolineato Jancis Robinson, una delle più autorevoli voci nel mondo del vino, ”il bicchiere può condizionare più del 50% dell’esperienza sensoriale di un vino”.
La forma del bicchiere: questione di chimica e fisica
Per comprendere perché ogni vino meriti il suo bicchiere, dobbiamo partire da un dato scientifico. Ogni tipologia di vino sviluppa composti aromatici differenti, con pesi molecolari e comportamenti volatili unici. La forma del bicchiere incide sulla concentrazione degli aromi verso il naso, sul modo in cui il vino entra in bocca e perfino sulla temperatura percepita.
Il bordo stretto di un calice a tulipano, ad esempio, serve a incanalare gli aromi verso l’olfatto e a moderare l’ossigenazione, rendendolo ideale per i vini bianchi aromatici come Gewürztraminer o Sauvignon Blanc. Al contrario, un bicchiere panciuto e ampio come il ballon permette ai vini rossi strutturati come un Barolo o a un Amarone di ossigenarsi lentamente, favorendo l’apertura del bouquet complesso.
La profondità e l’ampiezza del bicchiere incidono anche sulla distribuzione del vino in bocca. Un bicchiere più stretto e affusolato porta il liquido sulla punta della lingua, dove percepiamo la dolcezza, mentre uno più largo lo dirige ai lati, esaltando l’acidità e i tannini. Un dettaglio? No. Una scienza.
Il vetro non è tutto uguale: trasparenza e spessore contano
La qualità del materiale del bicchiere è un altro aspetto spesso sottovalutato. Il vetro sottile e trasparente, meglio se cristallo soffiato a mano, consente di apprezzare il colore, la limpidezza e la consistenza del vino. Le aziende leader come Riedel, Zalto e Spiegelau hanno investito decenni in ricerca e design ergonomico proprio per questo: far sì che ogni vino possa esprimere il meglio di sé.
Uno spessore eccessivo del vetro non solo impedisce una buona visione del vino, ma altera anche la temperatura al contatto con le labbra, penalizzando soprattutto i bianchi e gli spumanti. I bicchieri più tecnici, infatti, hanno una curvatura calibrata al millimetro per dirigere il vino nella parte giusta della bocca, e uno stelo lungo che evita il contatto con le dita, mantenendo la temperatura ideale.
Bicchieri da vino rosso: struttura e ossigenazione
I vini rossi strutturati, ricchi di tannini e di alcol, hanno bisogno di respirare. Per questo il bicchiere ideale è ampio e generoso nella pancia, con un’apertura superiore più stretta rispetto al corpo. In questo modo si favorisce una corretta ossigenazione senza disperdere gli aromi. I grandi rossi piemontesi e toscani, come il Nebbiolo, il Brunello di Montalcino o il Chianti Classico Riserva, si trovano a loro agio in questi calici.
Per i rossi più giovani e leggeri, come un Pinot Noir dell’Alto Adige o un Bardolino, è invece preferibile un bicchiere meno ampio, che mantenga una buona freschezza aromatica e accompagni una beva più agile.
Bicchieri da vino bianco: eleganza e precisione
I vini bianchi, specie quelli aromatici e floreali, prediligono bicchieri più affusolati e con bordo stretto. Questo serve a preservare la temperatura e a concentrare i profumi. I calici a tulipano o a U sono perfetti per vini come Riesling, Fiano o Vermentino.
Per i bianchi più strutturati e complessi, come uno Chardonnay fermentato in barrique o un grande Soave Classico, si può osare un bicchiere più ampio, simile a quello da rosso, per valorizzare le note evolute e vanigliate.
Spumanti e Champagne: oltre la flûte
Per anni la flûte è stata considerata il bicchiere ideale per gli spumanti. In realtà, oggi molti esperti la mettono in discussione. Sebbene la flûte esalti la colonna di bollicine, limita la percezione aromatica, costringendo il naso a un’apertura troppo stretta. Per gli Champagne di qualità, i Metodo Classico italiani come il Franciacorta o il Trento Doc, è preferibile un calice da bianco di media ampiezza: offre il giusto equilibrio tra bollicine, freschezza e complessità.
Come ha spiegato l’enologo francese Richard Juhlin, “uno Champagne di grande classe merita un bicchiere che gli consenta di parlare” e per estensione lo diciamo per tutte le tipologie di vino.
Vini dolci e passiti: concentrazione e misura
I vini da dessert, come il Passito di Pantelleria, il Sauternes o il Recioto, sono intensi, ricchi di zuccheri e aromi complessi. Necessitano di bicchieri piccoli, ma dalla forma tondeggiante, che ne concentrino i profumi e consentano un sorso misurato, coerente con la natura meditativa di questi vini.
Il bicchiere universale? No, ma esiste un compromesso
Per chi non può permettersi una collezione completa, esistono soluzioni di compromesso. Alcune aziende, come Zalto e Riedel, propongono calici definiti “universal”, progettati per adattarsi discretamente sia ai rossi sia ai bianchi. Funzionano? Sì, ma con moderazione. Sono ideali per una cena con amici, meno per una degustazione tecnica.
In ambito professionale, il bicchiere più usato è l’ISO (International Standards Organization): piccolo, affusolato, neutro. Serve a valutare i vini in modo uniforme, ma non li esalta. È uno strumento tecnico, non emozionale.
Scegliere il bicchiere giusto non è una questione di estetica, ma di rispetto per il vino. È un gesto che consente a ogni bottiglia di raccontare la sua storia nel modo più autentico.
Non serve essere sommelier, basta osservare, assaggiare e capire che, come per ogni linguaggio, anche il vino ha bisogno del contenitore giusto per farsi capire perché come ha scritto il celebre sommelier Gérard Basset, “un grande vino, nel bicchiere sbagliato, è come una sinfonia suonata con strumenti scordati”. E nessuno vuole rovinare una sinfonia, specie quella del vino.

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