Ilaria De Donato: la passione che diventa cultura. Ritratto di una delegata AIS
Antonella Coppotelli
16 dicembre 2025
Ilaria De Donato, delegata AIS Fiumicino-Ostia, racconta il suo percorso nel vino: da una scintilla lenta a una missione culturale.
Parlare con Ilaria De Donato significa entrare in un mondo in cui il vino non è mai solo un bicchiere: è un viaggio, un ascolto, un gesto di cura. La sua storia non nasce da un colpo di fulmine, ma da una scintilla cresciuta piano, fino a quando la curiosità, e quel fratello sommelier che l’ha spinta al primo passo, l’hanno portata oltre la semplice passione.
Oggi Ilaria è delegata AIS della zona romana Fiumicino–Ostia e responsabile dei corsi: una figura che vive ogni giorno l’Associazione non come un impegno, ma come una missione culturale. Organizza corsi, supporta i soci, racconta il territorio, sta dietro ai banchi di degustazione come a un piccolo palcoscenico dove ogni vino diventa storia. E nel frattempo continua a studiare, senza tregua: sommelier, degustatrice, sommelier della birra, catador, ossia assaggiatrice di sigari… e, se domani uscisse un nuovo corso, lo seguirebbe senza esitare.
Nelle sue parole c’è tutto: la fatica, la disciplina, il ritmo lento e poetico del vino, ma soprattutto la consapevolezza che si tratta di un percorso di vita. Una strada fatta di persone, territori, scoperte e letture, perché, come dice lei, il primo consiglio per chi apre il manuale AIS è semplice: leggerlo davvero.
Il Lazio che racconta e che ci ha portato ad amare durante questo percorso è vibrante, in crescita, coraggioso. Un territorio che riscopre gli autoctoni, abbraccia pratiche biologiche e biodinamiche, dialoga con chi, come lei, ogni giorno crea cultura e costruisce ponti e che trova la sua massima espressione nella Malvasia Puntinata, vitigno autoctono per eccellenza che la rappresenta per sua eleganza e luminosità.
Questa chiacchierata con lei non è solo un racconto: è un invito a guardare il vino con gli occhi di chi lo vive come una scelta quotidiana. Un passaggio di sapere che nasce dal territorio e torna al territorio, calice dopo calice. Con l’augurio che arrivi anche a voi.
Ilaria De Donato
Delegata AIS Fiumicino-Ostia
D: Ciao Ilaria, raccontaci un po’ di te. Quando è scattata la scintilla? C’è un ricordo o un momento preciso in cui il vino è entrato davvero nella tua vita e hai deciso di diventare sommelier?
R: Non c’è stato un momento preciso la scintilla si è accesa pian piano: per passione ho iniziato con i corsi di cucina e notavo che mi mancava un qualcosa per rendere speciale un pasto. È stato mio fratello già sommelier a spingermi a iscrivermi al corso in AIS; è stato il ponte verso un mondo nuovo. Ho seguito i tre livelli senza sosta con entusiasmo e curiosità che non mi hanno mai abbandonato. Ricordo che mi colpì subito come lo stesso vitigno possa rispondere in modo diverso a seconda della zona di coltivazione, del modo di vinificarlo e del vignaiolo. Insomma sentivo che mi stavo arricchendo, sentivo che stava cambiando qualcosa nel mio modo di vivere. Dopo il corso mi fu proposto di prestare servizio come sommelier e accettai di buon grado, ancora oggi trovo che stare dietro un banco a raccontare un vino diventa un atto di condivisione, quasi teatrale, dove i sensi sono protagonisti.
D: Che cosa ha significato per te diventare delegata AIS e com’è nella pratica la tua attività?
R: Nonostante il mio lavoro sono stata sempre molto vicina al mondo AIS vivendo in pieno eventi e aggiornamenti. Nel 2018 mi fu proposto di seguire la delegazione di Fiumicino-Ostia. E’ un impegno grande che prevede l’organizzazione di corsi, ordinare materiale e vini nei tempi giusti, seguire la parte burocratica e poi organizzare eventi, stare vicino ai soci e vivere soprattutto il territorio. Seguire fino al termine del corso gli iscritti e motivarli a non mollare mai è fare cultura attraverso l’informazione e questo richiede solo passione, precisione e capacità di creare gruppo.
D: Come descriveresti il valore della formazione AIS per chi si avvicina al mondo del vino oggi e che tipo di curiosità deve avere chi decide iniziare questo percorso di studio?
R: Chi si approccia al mondo del vino e soprattutto ai corsi AIS deve avere voglia di imparare, avere l’umiltà di ricominciare a studiare e lo slancio di viaggiare. Guardare un territorio e parlare con un vignaiolo in cantina o in un vigneto è una lezione di grandissima importanza significa capire la passione e spesso le difficoltà che racchiude la produzione di ogni bottiglia.
D: Nella tua esperienza, come è cambiato negli anni il modo di approcciarsi al vino da parte degli studenti?
R: Gli iscritti al primo livello sono sempre numerosi ma poi non hanno la costanza di continuare perché mancano quei tasselli di cui sopra, ovvero non sono motivati da passione e curiosità. Inoltre oggi si va talmente veloci che non si apprezza il mondo del vino così calmo preciso ed emozionante ma chi finisce il percorso fino all’esame finale è sempre ben gratificato. Mantengo sempre i contatti con i sommelier che escono dai corsi di AIS Fiumicino-Ostia e tra loro c’è chi mi racconta che ha cambiato la propria vita dedicandosi a progetti enologici o chi lavora in locali importanti sia nel territorio che all’estero o chi continua a studiare per approfondire il bagaglio culturale.
D: Come descriveresti lo stato di salute della cultura del vino nel tuo territorio? E di che cosa ci sarebbe bisogno per migliorarlo?
R: Vivo nel Lazio e trovo che i vignaioli stiano facendo un gran lavoro di qualità, puntando con decisione sui vitigni autoctoni, nostro patrimonio. Inoltre molti vignaioli stanno adottando pratiche biologiche e biodinamiche per rispetto di un territorio carico di storia e portando la conoscenza dei vini del Lazio attraverso iniziative importanti e anche lavorando accanto ai noi di AIS.
D: Come riesci a mantenere vivo l’entusiasmo, nonostante impegni, ritmi e responsabilità?
R: Questa è la domanda più difficile e mi viene da rispondere non lo so. Ma ho la curiosità che mi spinge oltre, voglio sapere e conoscere, se c’è un corso nuovo voglio frequentarlo. Sono diventata degustatrice, sommelier della birra, e anche catador e se dovesse esserci un altro corso sono sicura di partecipare senza esitazione perché il tempo per le proprie passioni poi si trova sempre.
D: Se potessi dare un solo consiglio a chi oggi apre il manuale del primo livello… Quale sarebbe?
R: Leggerlo, leggerlo tutto. Leggere soprattutto il libro di degustazione e poi ascoltare le lezioni, il resto viene da solo.
D: Qual è il vitigno che ti rappresenta di più se dovessi sceglierne uno? E perché?
R: Abbiamo parlato di Lazio e la risposta nasce spontanea: la Malvasia Puntinata, vitigno a bacca bianca con un puntino che rende elegante il grappolo e dà vini freschi, sapidi, fruttati, perfetti per esprimere il nostro territorio laziale. Ma il mio grande amore è il Pinot Nero! Vitigno a bacca nera elegante e difficile sia da coltivare che da interpretare, dal colore e dai sentori unici, da degustare fermo e in bollicine, esprime eleganza ed emozione. Ma non vado oltre. Il Pinot nero va studiato in ogni territorio e contesto, guardando persone e radici. Ogni bicchiere sarà diverso e in ciascuno ci sarà il suolo, il clima, la storia e la passione di un vignaiolo.
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