Note di Vino

Note di Vino

di Antonella Coppotelli

Cinque vini italiani da assaggiare almeno una volta nella vita

Antonella Coppotelli

15 luglio 2025

Ci sono vitigni ed etichette iconiche nella produzione nostrana che almeno una volta nella vita vanno assaggiate e degustate fino all’ultima goccia. Con buona pace del portafoglio, in alcuni casi.

Cinque vini italiani da assaggiare almeno una volta nella vita

Wine lovers, venite a me e se uscirete incuriositi e assetati da questo articolo, fatelo mettendo mano al portafoglio. Per una volta permettetemelo e perdonatemi se l’elenco è incompleto ma lo è solo un primo assaggio per iniziare.

Assaggiare almeno una volta nella vita questi cinque vitigni significa compiere un viaggio sensoriale tra le eccellenze italiane. In questo percorso non ci soffermeremo su etichette o brand, ma sui vitigni che danno vita a grandi vini, apprezzati e riconosciuti a livello internazionale per la loro unicità.

Il Nebbiolo, il re delle nebbie

Quando si parla di grandi vini italiani, il Nebbiolo è spesso il primo a emergere. Coltivato principalmente in Piemonte, è il vitigno che dà vita a due delle denominazioni più prestigiose: Barolo e Barbaresco. Le sue uve maturano tardi, spesso avvolte dalla nebbia autunnale che dà il nome al vitigno stesso.

È un vino austero, di grande complessità, che richiede tempo per esprimere appieno il suo potenziale. Tannini importanti, freschezza pronunciata, profumi che spaziano dalla rosa appassita alla liquirizia, dal sottobosco al tartufo: ogni bottiglia di Nebbiolo è una piccola biblioteca di aromi.

Ma non è solo la potenza a renderlo unico. Il Nebbiolo è anche uno dei vini più longevi al mondo. Può evolvere per decenni, trasformando la sua iniziale austerità in eleganza pura. Secondo l’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), rappresenta uno dei modelli più raffinati di vino rosso strutturato, simbolo dell’eccellenza italiana nella produzione enologica.

Una grande nota di merito alle coltivazioni di questo vitigno nella Val Chiavenna che per la sua origine prende il nome di “chiavennasca” e rappresenta una delle massime espressioni del territorio.

Sangiovese, cuore pulsante della Toscana

Il Sangiovese è il vitigno più coltivato in Italia e uno dei più identitari. È alla base di grandi denominazioni come Chianti Classico, Brunello di Montalcino e Vino Nobile di Montepulciano. È un vino versatile, capace di esprimere personalità molto diverse a seconda del terroir, dell’altitudine, del microclima e della mano del produttore.

In Toscana, e in particolare a Montalcino, raggiunge livelli di profondità e finezza sorprendenti. Il Sangiovese offre una struttura tannica importante, ma anche grande acidità, che lo rende adatto all’invecchiamento. I suoi profumi tipici evocano la ciliegia matura, le erbe aromatiche, il tabacco e il cuoio. Assaggiarlo in una delle sue espressioni più alte significa capire il legame viscerale che esiste tra vino, storia e paesaggio.

Secondo Slow Wine e Gambero Rosso, il Sangiovese toscano rappresenta “un modello di equilibrio tra tradizione e innovazione, capace di parlare a un pubblico internazionale senza perdere la sua anima rustica e territoriale”.

Aglianico, la nobiltà del Sud

Spesso definito il “Barolo del Sud”, l’Aglianico è uno dei vitigni rossi più potenti e longevi d’Italia. Coltivato soprattutto in Campania e Basilicata, trova nella denominazione Taurasi e nel Vulture le sue massime espressioni. È un vino profondo, scuro, tannico, con una vena minerale che lo distingue.

La storia dell’Aglianico affonda le radici nella Magna Grecia, ma è oggi considerato un esempio di come il Sud Italia possa competere con i grandi rossi internazionali. I profumi spaziano dalla prugna al pepe nero, dalla grafite alla cenere vulcanica. È un vino che sfida, che pretende attenzione, ma che sa anche regalare emozioni intense e memorabili.

L’Università di Napoli Federico II ha più volte sottolineato le peculiarità del terreno vulcanico del Vulture come elemento chiave nella definizione del carattere unico dell’Aglianico, capace di esprimere con forza il suo territorio d’origine.

Verdicchio, l’eleganza bianca delle Marche

Non si può parlare solo di rossi. L’Italia è patria anche di straordinari vini bianchi e il Verdicchio è forse il più sottovalutato tra i grandi. Coltivato soprattutto nelle Marche, nelle zone dei Castelli di Jesi e di Matelica, è un vitigno che dà vita a bianchi dalla struttura importante, capaci di evolvere nel tempo.

A differenza di molti altri bianchi italiani, il Verdicchio ha una naturale vocazione all’invecchiamento. Con gli anni sviluppa note di mandorla, fieno secco, idrocarburi, mantenendo però una freschezza vivace. È anche uno dei pochi bianchi che accompagna con disinvoltura piatti elaborati, carni bianche e formaggi stagionati.

La guida Vitae dell’AIS (Associazione Italiana Sommelier) considera il Verdicchio una delle espressioni più nobili del vino bianco italiano, sottolineando la sua capacità di sorprendere anche i palati più esperti con la sua evoluzione aromatica.

Corvina e il fascino dell’Amarone

Tra i vini più iconici della tradizione enologica italiana c’è l’Amarone, nato nella Valpolicella, in Veneto, da un blend di vitigni autoctoni in cui la Corvina gioca il ruolo da protagonista. Questo vino non è solo il frutto di un vitigno, ma di un metodo produttivo affascinante: l’appassimento. Le uve, dopo la vendemmia, vengono fatte riposare per mesi in fruttaia, perdendo acqua e concentrando zuccheri, aromi e struttura.

Il risultato è un vino sontuoso, potente, avvolgente, ma mai stucchevole. Al naso si percepiscono frutti rossi maturi, amarene sotto spirito, spezie dolci, cacao, tabacco. In bocca è morbido, vellutato, con un calore alcolico che può raggiungere anche i 16 gradi, ma sempre bilanciato dalla freschezza e da una lunga persistenza.

L’Amarone rappresenta un unicum nel panorama mondiale. È il vino che racconta la pazienza, la tecnica e il rigore dei produttori veneti, ed è considerato da molti esperti una delle più raffinate espressioni della viticoltura italiana ad alta complessità.

Tutto qui? No, il viaggio continua

Assaggiare questi cinque vini non è solo un’esperienza gustativa, ma un modo per entrare in contatto con la complessità e la ricchezza del patrimonio vitivinicolo italiano. Ognuno di essi rappresenta un territorio, una cultura, un modo di intendere il vino. Non è necessario cercare etichette blasonate o annate rare: è sufficiente avvicinarsi con curiosità e rispetto, lasciandosi guidare dai vitigni e dalla loro storia.

Il bello del vino italiano è che non finisce mai di stupire: accanto a questi grandi nomi, ogni regione custodisce tesori nascosti pronti a essere scoperti. Ma se si vuole cominciare da qualche parte, questi cinque vitigni sono il punto di partenza ideale per un viaggio indimenticabile nella nostra enologia.

Antonella Coppotelli

Responsabile Area Marketing & PR Money.it

Per maggiori informazioni su Note di Vino scrivere un'email a redazione@money.it

Altri blog

Finanza Sostenibile

Finanza Sostenibile

Di Giuseppe Montalbano

EXchange - La dogana semplice

EXchange - La dogana semplice

Di Paolo Massari e Lucia Iannuzzi