La Cina è davvero una bomba ad orologeria pronta a scoppiare?

Flavia Provenzani

31 Agosto 2023 - 15:17

La Cina continua a dare segni di indebolimento economico, tanto che in molti - Biden in primis - temono sia diventata una bomba ad orologeria pronta a scoppiare.

La Cina è davvero una bomba ad orologeria pronta a scoppiare?

Sono sei mesi che i dati mostrano come - e quanto - l’economia cinese sia in difficoltà. La crescita è lenta, la disoccupazione giovanile è ai massimi record, le esportazioni sono in calo, come anche la valuta cinese, diminuiscono gli investimenti dall’estero e il settore immobiliare è in crisi - vedi la crisi di Evergrande. Non se la cava neanche l’industria manifatturiera del Dragone rosso. I dati pubblicati oggi vedono il settore in contrazione per il quinto mese consecutivo.

Complici anche i cattivi rapporti tra USA e Cina, il presidente statunitense Joe Biden è arrivato a definire Pechino, capitale della seconda economia più forte al mondo, “una bomba a orologeria”. In risposta, l’omologo cinese Xi Jinping ha spiegato come l’economia cinese possa vantare “forte resilienza, enorme potenziale e grande vitalità”.

Ma dov’è la verità?

Cina, una bomba ad orologeria pronta a scoppiare?

Come spesso accade, la verità sta nel mezzo.

Ad oggi risulta altamente improbabile che l’economia possa implodere in tempi brevi. Tuttavia, le sfide - complicate e gigantesche - che la Cina si trova ad affrontare sono innegabili.

Tra le difficoltà più dure che la Cina si trova ad affrontare spicca la crisi del mercato immobiliare. Se, fino a poco tempo fa, il settore immobiliare rappresentava un terzo della ricchezza del Paese, ora non è più così. Per vent’anni il settore ha vissuto un boom stimolato dalle numerose privatizzazioni portate avanti dallo Stato. Nel 2020, complice la pandemia, la crisi economica e la riduzione della popolazione, uno tsunami ha travolto il comparto.

Le dinamiche economiche di base sono inevitabili. Quando la domanda scende, scendono anche i prezzi. In questo caso, i prezzi delle case. I proprietari immobiliari - che emergono da tre anni di dure restrizioni dettate dal coronavirus – sono diventati così più poveri. Nel contesto economico e sociale cinese, spesso le proprietà immobiliari rappresentano la gran parte dei risparmi dei cittadini, che fino a poco tempo fa preferivano investire nel mattone piuttosto che sul volatilissimo mercato azionario locale, oppure tenere i soldi in banca con tassi di interesse bassi.

Per questo motivo, al contrario di quanto accaduto in Occidente, in Cina non vi è stato alcun boom della spesa post-pandemia, né una grande ripresa a livello economico.

Le famiglie cinesi non solo ora più povere, ma si stanno anche indebitando. E secondo alcuni economisti ci vorranno anni prima che questa crisi immobiliare si attenui.

Perché l’economia cinese non cresce più come prima

La rapida crescita della Cina registrata negli ultimi 30 anni è stata palesemente sostenuta dalla costruzione di qualsiasi cosa. Non solo delle case, ma anche di linee ferroviarie, strade, ponti, fabbriche, aeroporti. Secondo il modello cinese, tutto ciò è responsabilità dei governi locali. Tuttavia, alcuni economisti sostengono che questo approccio stia iniziando a non funzionare più come un tempo.

È ormai chiaro come i governi locali, fortemente indebitati, siano sottoposti a una forte pressione. Alcuni di questi nel 2023 hanno venduto terreni a se stessi per finanziare i programmi di costruzione.

Ma c’è un limite superato il quale continuare a costruire la qualunque diventa solo uno spreco di denaro. Così, la Cina è ora costretta a trovare nuovi modi per sostenere la crescita del Paese.

Una prima soluzione potrebbe essere quella di puntare sull’internazionalizzazione dei propri mercati finanziari, ma per farlo il governo dovrebbe prima rendere più morbida la regolamentazione, cedendo molto potere agli interessi privati. Ma il governo cinese sta facendo tutto il contrario, rafforzando la sua presa sul settore finanziario, rimproverando i banchieri cinesi “occidentalizzati” per il loro edonismo e grandi aziende tecnologiche come Alibaba.

Tutto ciò si riflette anche sulla disoccupazione giovanile. Sono milioni i laureati in Cina che hanno difficoltà a trovare un lavoro dignitoso nelle aree urbane.

Quale futuro per la Cina?

Per risollevare le sorti dell’economia è necessario un cambiamento radicale dell’ideologia politica che permea il Paese, che oggi appare impossibile come non mai, visto il rafforzamento della presa sulla vita sui cittadini per mano del Partito Comunista Cinese.

Il problema, in fin dei conti, è che la Cina è vittima del proprio successo. L’attuale tasso di crescita del PIL è sì considerato lento, ma lo è solo se confrontato con la crescita da capogiro registrata negli ultimi anni. Sono 34 anni che la Cina cresce ad un ritmo medio annuo del 9%. Secondo le previsioni, invece, nel 2023 il PIL salirà “solamente” del 4,5%. Sì un forte calo, ma siamo di fronte ad un ritmo di crescita molto più elevato rispetto a quello vantato dagli Stati Uniti e dalla gran parte dei Paesi occidentali.

Se la crescita delle economie occidentali è alimentata dalla spesa al consumo, Pechino segue uno schema differente. La Cina è dichiaratamente contraria nei confronti di questo modello consumistico, anche per questioni di sicurezza nazionale Cina e di concorrenza con gli Stati Uniti.

La Cina vuole la crescita, ma non fine a se stessa. Per questo motivo sostiene il boom di settori all’avanguardia, come quello dei semiconduttori, dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie green, che mantengono la Cina competitiva a livello globale e la rendono meno dipendente dagli altri Paesi.

Ciò spiegherebbe anche il motivo per cui, finora, la risposta del governo alle difficoltà dell’economia cinese è stata limitata - ad oggi ha apportato solo modifiche marginali, come l’innalzamento dei limiti di prestiti o il taglio dei tassi di interesse sui mutui.

Il pericolo principale è che Xi decida di dare priorità all’ideologia rispetto a una corretta gestione economica. Ora che in Cina in molti lottano per trovare un lavoro e i prezzi delle case sono in discesa, si crea un buon terreno affinché la profezia di Biden diventi realtà. Pechino potrebbe diventare una “bomba a orologeria” che potrebbe causare non solo disordini civile, ma anche un picco di tensione nei rapporti del Paese con l’estero.
Al momento, però, si tratta di pura speculazione.

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