Quando si vanno a valutare diverse tipologie di immissioni, si parla del concetto di “normale tollerabilità”, ecco a cosa ci si riferisce.
Rumore, fumo, o immissioni generiche come foglie o polveri, possono arrecare disturbo ai vicini di casa. Per legge esiste un limite massimo entro cui questo fastidio non può essere considerato sanzionabile o denunciabile, perché rientra nel “concetto di normale tollerabilità”.
Questo concetto è legato spesso all’impossibilità di limitare questo tipo di immissione oltre un certo punto. Non si potrà impedire a una pianta di perdere foglie, che potrebbero finire nel giardino del vicino, e non si può vietare all’inquilino del piano di sopra di suonare il piano durante le ore diurne, perché ognuno ha diritto a praticare i propri hobby. Può accadere però che queste immissioni e fonti di disturbo superino i limiti considerati accettabili, che può variare a seconda della situazione presa in esame, poiché il limite di normale tollerabilità non può essere considerato un concetto assoluto.
Cosa si intende per immissioni
L’articolo 844 del Codice Civile include nella definizione di immissione quelle di “fumo o di calore, le esalazioni, i rumori, gli scuotimenti e simili propagazioni” che possono provenire dal fondo del vicino e andare a turbare le proprietà altrui. Possono essere quindi considerate il fumo di un falò, i rumori dovuti a lavori di giardinaggio o agricoltura, le vibrazioni date dall’utilizzo di particolari macchinari, e simili.
Per quanto all’interno dell’articolo in questione si parli degli effetti delle attività del vicino proprietario di un fondo, in realtà le immissioni si possono riscontrare anche nel momento in cui si vive, per esempio, in un palazzo. Spesso le problematiche in questo caso riguardano rumori molesti, come elettrodomestici troppo chiassosi, bambini che piangono, o cani che abbaiano.
In ogni caso le immissioni sono conseguenze di attività lecite a opera dei vicini, e a loro volta risultano considerate, appunto, lecite, poiché impossibili da prevenire in una certa misura. Proprio perché causate da attività necessarie, che si ha il diritto di compiere, è prevista una soglia di tollerabilità che le persone coinvolte devono rispettare prima di poter prendere provvedimenti. Non solo, nel momento in cui ci si rivolge all’autorità giudiziaria per esporre un caso, verrà considerata ogni situazione a sé.
Cosa si intende per normale tollerabilità
Il concetto di normale tollerabilità è, a livello teorico, di facile comprensione, ma nel momento in cui si mette in pratica la situazione diventa più difficile, anche perché bisogna tenere conto del fatto che ogni persona ha livelli di tollerabilità differenti.
Infatti, se con questo concetto si intende il livello in cui l’immissione di cui si sta parlando, rumore, fumo, o altro, può essere tollerata da terzi, pur comportando una parziale menomazione del godimento della proprietà, sia da ritenersi accettabile.
Nel momento in cui questa norma viene applicata non solo dovrà essere fatto caso per caso, ma l’autorità giudiziaria dovrà anche premurarsi di tenere conto delle esigenze di entrambe le persone o realtà coinvolte.
C’è da notare che non è detto che il mancato superamento dei limiti imposti per legge nei confronti di alcune tipologie di immissioni, come nel caso del rumore che non deve superare i 5 decibel di rumori di fondo dalle 06:00 del mattino alle 22:00, implichi anche il rispetto del concetto di tollerabilità. Dovranno infatti venire analizzati diversi parametri, riguardanti la singola situazione.
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I parametri da utilizzare
In generale, le immissioni sono considerate illecite nel momento in cui pregiudichino le altrui condotte di vita ai sensi, al di là delle prescrizioni normative.
Il giudice, nel momento in cui dovrà valutare la situazione, terrà quindi conto di diversi parametri, tra cui, per esempio:
il luogo in cui avviene l’immissione in questione;
- la durata dell’immissione;
- la ripetitività;
- la tipologia;
- la necessità e l’intenzione;
- le caratteristiche della zona;
- le abitudini degli abitanti del luogo.
Per esempio, un rumore proveniente dal piano di sopra in un palazzo, costante, e presente tutti i giorni, anche se non supera i decibel previsti per legge, sarà più fastidioso di un rumore più forte che però avviene all’interno di una casa privata con giardino, distante diversi metri dai vicini.
Proprio per via di queste particolarità i limiti previsti dalla legge non coincidono con quelli da rispettare nel momento in cui si parla di normale tollerabilità e rapporti con il vicinato. Come previsto sempre dall’articolo 844 del Codice Civile infatti è necessario tenere conto delle condizioni dei luoghi, quindi la loro “concreta destinazione naturalistica e urbanistica, delle attività normalmente svolte nella zona, del sistema di vita, delle abitudini di chi vi opera”.
Cosa si può chiedere
Nel caso in cui si decidesse di procedere nei confronti di chi produce immissioni moleste, si potrà richiedere l’inibizione dell’attività recante danno. In questo caso il giudice potrà ordinare l’esecuzione di interventi e lavori che portino a una sua riduzione, portando le immissioni a livelli di normale tollerabilità, o la cessazione delle attività stesse.
Si potrà anche procedere alla richiesta di un risarcimento danni, che dovranno essere valutati a seconda del tipo di fastidio di cui si sta parlando. Si potranno chiedere danni per la perdita di valore dell’immobile, oppure per il danno esistenziale, per esempio.
Ogni situazione dovrà comunque venire valutata a seconda dei casi, perché lo stesso tipo di immissioni, in ambienti diversi, può essere considerata reato o meno.
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