Investor Conference “Mid & Small in Milan”: intervista a Pier Paolo Quaranta (Italian Wine Brands)

Antonella Coppotelli

3 Dicembre 2021 - 17:36

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All’Investor Conference del “Mid & Small in Milan” il comparto del Beverage è rappresentato da Italian Wine Brands. Ai nostri microfoni Pier Paolo Quaranta, Executive Board Member.

Investor Conference “Mid & Small in Milan”: intervista a Pier Paolo Quaranta (Italian Wine Brands)

Il settore del Food & Beverage è uno dei più importanti del nostro Paese, sia in termini di valore percepito in quanto parte fondante del “Made in Italy” che in termini di volumi di affari. Alcune stime di mercato, come quella di Cerved (Centro Regionale Veneto Elaborazione Dati) basata su un’analisi di più di un milione di imprese iscritte alle Camere di Commercio, attestano il valore complessivo del business a 478 miliardi di euro.

Si tratta inoltre di un settore fortemente basato sull’export dove la qualità dei prodotti e la premiumization sono determinanti per essere competitivi e redditizi su scala globale.

Facendo un focus più ristretto sulle imprese vinicole, le prospettive di crescita sono innegabili, ma potranno essere raggiunte a patto che il vino italiano compia un importante processo di consolidamento.

Ne abbiamo parlato con Pier Paolo Quaranta, Executive Board Member di Italian Wine Brands, eccellenza italiana nel settore beverage.

Domanda:Come ha performato Italian Wine Brands nel corso del 2021?
Risposta: Ritengo che Italian Wine Brands abbia performato molto bene, sia grazie a una crescita organica delle attività e del business che grazie a un’acquisizione completata a luglio di quest’anno. Sostanzialmente abbiamo raddoppiato le vendite e i margini della società. Oggi ci posizioniamo come primo operatore privato in Italia in termini di dimensioni.

D: Quali sono le prospettive per il settore beverage ed export nel 2022?
R: Le prospettive sono sicuramente molto positive, perché l’Italia viene percepita sempre meglio nell’ambito dell’export del beverage, del vino in particolare. L’export del vino italiano nei mercati internazionali ha performato benissimo negli ultimi 10 anni, è più che raddoppiato e si prevede un’ulteriore crescita nel 2022.

D: Abbiamo dato filo da torcere ai cugini d’Oltralpe?
R: Abbiamo superato la Francia in termini di volumi, non ancora in termini di valore perché il vino italiano costa mediamente 3,5€/litro mentre quello francese 6€/litro. Proprio per questo motivo, il vino italiano ha davanti un percorso importante da affrontare all’Estero, cioè quello della premiumization, con l’obiettivo di innalzare il valore percepito - perché quello qualitativo di fatto già c’è - soprattutto verso i grandi clienti interazionali e, a mio avviso, il processo di consolidamento in atto è sicuramente da considerarsi come trend positivo. I grandi operatori nazionali saranno infatti in grado di interloquire con forza negoziale sempre maggiore con i grandi operatori internazionali.

Inoltre bisogna considerare che a parità di prezzo di vendita sulla scaffale, un vino italiano è qualitativamente superiore a un vino francese. Ad esempio un vino italiano da 15€ è qualitativamente superiore di un vino francese da 15€. Parliamo di “qualità Premium”, perché comunemente sopra i 12€ entriamo in quella fascia.

D: Che posto occupa il vino in Borsa?
R: In Borsa, a livello globale, ci sono players di spessore, come ad esempio Constellation Brands negli Stati Uniti e Treasury Wine Estates in Australia che sono aziende con un fatturato e una capitalizzazione miliardaria.

In Italia invece il mercato è più dimensionato, e anche i multipli valutativi sono decisamente inferiori. Anche i players di riferimento italiani, in un contesto competitivo internazionale, esprimono una forza minore.

Tornando alla domanda sul “perché investire in Borsa sul vino di denominazione italiana”, la risposta è che se l’azienda di riferimento sarà in grado di partecipare al processo di consolidamento allora sarà sicuramente un player su cui puntare e altresì siamo di fronte a un settore abbastanza stabile, difensivo e con buoni margini, dove l’italianità rimane un fattore riconosciuto nel mondo con i trend strutturali positivi. Combinando questi elementi è possibile ottenere buone performance di investimento e borsistiche.

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